Giovedì, 21 Agosto 2025 Abruzzo"Tre ore e mezza da Pescara a Foggia sul costosissimo Frecciarossa"La denuncia di una passeggera esasperata“Il carissimo treno Foggia-Pescara dura teoricamente un’ora e mezzo, saremmo dovuti arrivare lì alle 19:07. Ci abbiamo messo tre ore e mezzo. Nessuna comunicazione degna, altrimenti avremmo potuto proseguire diversamente. La scena in carrozza era surreale: famiglie con bambini stanchi, anziani spaesati, gente costretta ad alzarsi di continuo per cercare informazioni che non arrivavano mai”. Esordisce così una cittadina che aveva preso il treno Frecciarossa 8830 partito da Bari il 19 agosto e diretto a Milano. La causa ufficiale del disagio, ha comunicato Trenitalia, è stata un guasto alla linea elettrica nei pressi di Rignano Garganico, che ha costretto il convoglio a fermarsi inizialmente per mezz’ora all’Incoronata. La passeggera contesta però non tanto l’inconveniente tecnico ma “la gestione del problema e soprattutto l’assenza di informazioni hanno reso il disservizio molto più pesante”. LA LETTERA Il treno è rimasto fermo a lungo a Foggia – circa un’ora – e una volta ripartito ha viaggiato a una velocità ridotta di 30 chilometri orari. La mancanza di comunicazioni efficaci ha impedito ai passeggeri di organizzarsi, scegliendo magari soluzioni alternative. A bordo mi avevano assicurato che a Pescara il treno regionale diretto a Giulianova, previsto alle 20:55, sarebbe stato trattenuto qualche minuto – come si fa di solito – per permetterci la coincidenza per tornare a casa, ovviando al pesantissimo disservizio causatoci. Sui monitor a bordo treno, in arrivo a Pescara Centrale, risultava infatti tra le possibili coincidenze per i viaggiatori. Nonostante le rassicurazioni, il treno è partito senza di noi. Era l’ultimo della giornata. Siamo stati abbandonati in stazione come cani, senza nemmeno un’indicazione su come proseguire. L’assistenza in stazione ha provato a chiamare ad un centralino ma non rispondeva nessuno. Anche noi viaggiatori, mentre eravamo sul treno, avevamo chiamato l’assistenza telefonica ma ci era stato risposto che non potevano fare nulla per via di una banale formalità, ovvero i due viaggi avevano codici di prenotazione diversi. Hanno perfino avuto il coraggio di augurarci una buona giornata. In pratica se ne sono lavati le mani. È questo il modo di trattare chi ogni anno macina decine di migliaia di chilometri in treno? Sarebbe bastato ritardare la coincidenza di dieci minuti, considerando che il ritardo era causato da Trenitalia stessa. Alla fine ci siamo salvati solo perché al terminal dei bus c’era un autobus della Società Unica Abruzzese di Trasporto Tua. Il grave danno non è stato soltanto in termini di tempo ma anche economico. Due biglietti da Foggia a Pescara costano in media 78 euro, ai quali si sono aggiunti i 7,80 euro per la coincidenza successiva (mai utilizzata) e 7,20 euro spesi per il nuovo biglietto del bus sostitutivo. Una spesa complessiva che stride con la politica di rimborso di Trenitalia: il massimo riconosciuto in questi casi (circa due ore di ritardo complessive, tecnicamente poco sotto i 120 minuti pieni) è giusto quanto basta a ridurre il rimborso al 25% del prezzo del Frecciarossa, nemmeno venti euro. Ritardi del genere, in aereo, danno automaticamente diritto a cifre dai 250 euro ai 600 euro. Avendo lavorato anche in Germania e in Francia, ha raccontato un altro viaggiatore coinvolto lì situazioni del genere vengono gestite in modo opposto. I rimborsi sono automatici, le coincidenze vengono trattenute e c’è sempre un presidio di assistenza. Vengono offerte opzioni di reindirizzamento immediato, voucher aggiuntivi, rimborsi di mezzi alternativi o alloggio se necessario, strumenti che attenuano davvero il disagio. In Italia, invece, ci si ritrova soli, con un misero 25% di rimborso che suona quasi come una presa in giro. Chi sceglie il treno lo fa anche per una questione ambientale, per ridurre l’impatto sull’ambiente rispetto all’auto. Se il risultato è spendere di più, viaggiare peggio e sentirsi abbandonati nel momento del bisogno, diventa sempre più difficile convincere i viaggiatori a continuare a credere nel trasporto pubblico. Il treno dovrebbe essere l’alternativa credibile all’auto e all’aereo. Ma se viaggiare in alta velocità significa pagare di più per arrivare più tardi e senza tutele, il rischio è che i binari restino vuoti e la fiducia dei viaggiatori venga definitivamente deragliata. |