Domenica, 3 Agosto 2025 Abruzzo

Grimaldi, ripristinare gli aumenti, “I Sanitari non colpevoli"

Pronti alla rivolta per difendere i propri diritti

 “Il cosiddetto salario accessorio, che ci viene decurtato, rappresenta in realtà fino al 30% dello stipendio del personale sanitario. Abbiamo spiegato che c’è una legge dello Stato che prevede una adeguata copertura, anche con ulteriori assunzioni, del fondo dedicato, e dunque non si possono retroattivamente tagliare gli stipendi e il fondo accessorio, così come è stato fatto, e se non ci sarà un passo indietro si innescherà sicuramente un contenzioso sul piano legale”.

Lo afferma chiaro e tondo Alessandro Grimaldi, nelle vesti di segretario regionale del sindacato Anaao, all’indomani dell’incontro convocato a Pescara dall’assessore alla Salute Nicoletta Verì, con tutte sigle sindacali di categoria, e con un punto all’ordine del giorno, particolarmente incandescente: il blocco degli aumenti previsti dal decreto Calabria relativo al “salario accessorio” deciso dal Dipartimento salute, diretto da Emanuela Grimaldi, proprio nell’ambito del piano di contenimento della spesa, con un buco preventivato per il 2025 a 125 milioni di euro, concordato con il Tavolo di monitoraggio interministeriale.

Il Decreto Calabria prevede la possibilità di aumentare il fondo del salario accessorio per un importo complessivo pari a 10 milioni e 650 mila euro. Tuttavia, queste risorse non sono attualmente disponibili poiché vincolate al Piano di Rientro sanitario a cui è sottoposta la Regione Abruzzo.

Verì ha dichiarato, al termine dell’incontro, che “verificheremo, dopo la copertura del disavanzo 2024 del sistema sanitario, la possibilità di recuperare l’erogazione del salario accessorio al personale sanitario. Su questo c’è massima apertura da parte sia dell’Assessorato, sia dei competenti Servizi del Dipartimento”.

Ha poi reso noto che la proiezione del deficit per il 2025 si attesta a 93 milioni di euro, 35 milioni in meno dei 128 milioni stimati nel Programma operativo per l’anno in corso, che rappresentava lo scenario peggiore. Le parti si sono lasciate dunque con la promessa di trovare una soluzione e per ora è stato rinviato lo stato di agitazione.

Spiega dunque Grimaldi, che è anche presidente dell’Ordine dei Medici della provincia dell’Aquila, primario del reparto di Malattie infettive dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila e capo dipartimento medicina della Asl provinciale:

“E’ stato un dialogo molto franco, schietto, in alcuni momenti anche duro, ma ritengo alla fine costruttivo, perché ci siamo trovati di fronte all’assessore e ai dirigenti regionali, che sono ben coscienti del disagio che in questo momento vive la classe medica, gli infermieri, tutti i lavoratori della sanità che paradossalmente pagano un prezzo molto alto a questi tagli”.

Necessario per Grimaldi, fare innanzitutto chiarezza su cosa significa  salario accessorio, che non va considerato un “di più”, ma è una componente che copre fino al 30% lo stipendio.

“Il salario dei sanitari, in particolare quello dei medici, è fatto da una parte fissa e da una parte variabile, definita salario accessorio, ma in modo improprio, per i medici non vale il principio che se fai un’ora in più di lavoro ti pagano lo straordinario, vale il risultato complessivo, quindi ci sono voci che contribuiscono a questa parte dovuta di stipendio, tra cui quelle previste dal decreto Calabria, concesso all’Abruzzo, seconda seconda regione in Italia, dopo una lunga trattativa tra noni dell’Anaao e l’assessore Verì, anche come riconoscimento dopo i sacrifici dell’emergenza covid 19. Qui si tira ormai la cinghia da anni,  ma la crisi del debito la stanno di fatto pagando i sanitari e in particolare i medici, che hanno già subìto l’aumento dell’addizionale Irpef, disposta proprio per contenere il deficit, avendo stipendi annui in media sopra i 50mila euro, parliamo di 12mila contribuenti, se consideriamo che più o meno gli iscritti agli ordini professionali e dei medici. a questo aggiungiamo  poi il taglio di varie detrazioni, e ora c’è anche il taglio del cosiddetto salario accessorio”.

Si accalora dunque Grimaldi: “noi siamo anche disposti a pagare più degli altri, perché guadagniamo di più rispetto, alla media degli altri, ma almeno auspichiamo che questi soldi vadano veramente alla sanità, alle persone che hanno bisogno, ai fragili con cronicità, con malattie gravi, al miglioramento dell’assistenza sanitaria”.

E invece, commenta amareggiato Grimaldi, “non sarebbe accettabile invece, come è avvenuto in passato che poi queste entrate aggiuntive saranno versate nel calderone del bilancio, magari per finanziare feste, o piscine pubbliche in posti dove non c’è neanche l’acqua per irrigare e cose di questo genere”.

Prosegue il segretario Anaao: “un infermiere giorni fa mi ha confidato che quest’anno non farà le vacanze, visto che si è visto già tagliare il suo stipendio, e dunque non se le può più permettere, e parliamo di una persona  che fa un lavoro durissimo, sacrificato, con tanti straordinari, spesso di subiscono aggressioni, lo stress è alto. In questa situazione non è saggio gettare ulteriore benzina sul fuoco, il disagio che si tocca ogni giorno con mano negli ospedali, nel mio dipartimento quest’estate abbiamo avuto grosse difficoltà anche fare i turni per cercare di coprire le notti, tra chi va in pensione e chi è in malattia. Del resto ci sono dei report che dimostrano che in queste professioni ci si ammala con più facilità,  con patologie croniche come quelle cardiovascolari, causate anche dallo stress. E’ un paradosso, per chi dedica la vita a curare il prossimo…”.

Il punto, con forza evidenziato nell’incontro di ieri è che poi, alla luce della normativa vigente, il salario accessorio non si può ridurre con un tratto di penna.

“Abbiamo spiegato, con l’ausilio dei report, che c’è una legge dello Stato che prevede l’invarianza anche con assunzioni nuove del fondo accessorio. Il decreto Calabria prevede l’invarianza cioè il fondo deve rimanere anche se assumi di più, lo devi finanziare sulla base delle assunzioni che fai altrimenti se quel fondo oggi se lo dividono in dieci e domani in quaranta è chiaro che alla fine diventa insignificante e si riduce una parte importante dello stipendio dei sanitari ”

Insomma “non si possono retroattivamente tagliare gli stipendi e il fondo accessorio, così come è stato fatto, quindi se non ci sarà un passo indietro si innescherà sicuramente un contenzioso sul piano legale”.

Ed ecco dunque il vero rischio, drammatico per la sanità abruzzese: l’esodo verso altre regioni, Paesi, verso le cliniche private.

“Dico solo che in Veneto, questo mese, il salario accessorio lo hanno aumentato, non tagliato come avviene in Abruzzo, di 500 euro pro capite. Stiamo creando le premesse per una fuga dei giovani nel privato in altre regioni, e all’estero, dove trovano delle condizioni enormemente più favorevoli, in termini di retribuzione e possibilità di carriera”.

Su una cosa è d’accordo Grimaldi con il presidente della Regione Marco Marsilio, di Fdi, che sulla questione sta conducendo una battaglia nazionale: “il deficit abruzzese va attribuito non a grandi sprechi delle Asl abruzzesi, anche se non posso escludere che qua e li ci siano stati e ci siano. Tutto o quasi dipende dal sottofinanziamento del sistema sanitario italiano, perché noi spendiamo il 6,2% del pil per la sanità, mentre la media dei paesi avanzati è del 7,5%, in Francia e  Germania fino al 9%. Poi ci sono addirittura paesi che hanno una spesa inefficace, come gli Stati Uniti molto spostata sul privato e sul sistema delle assicurazioni o del welfare aziendale, dove però è al 13%. La sanità italiana nonostante tutto resta una eccellenza nel mondo e ciò, questo va detto, è reso possibile dal fatto che costa poco in termini di salari del personale sanitario”.