Venerdì, 11 Luglio 2025 AbruzzoMelilla: “Ottanta anni fa lo scioglimento della gloriosa Brigata Maiella"“Il lascito del fascismo in quella calda estate del 1945, era miseria, lutti e distruzioni"“Ottanta anni fa, il 15 luglio del 1945 i patrioti della Brigata Maiella si riunirono per l’ultima volta nella grande piazza di Brisighella per sciogliersi dopo 15 mesi di cruenti battaglie in Abruzzo, Marche, Romagna, Emilia e Veneto nella guerra contro il nazifascismo e per la liberazione dell’Italia dall’occupazione tedesca”. Lo scrive Gianni Melilla, Segretario della Fondazione Brigata Maiella ed ex deputato, in un lungo articolo. “A ringraziarli e onorare i loro sacrifici ci furono i vertici del nuovo Governo italiano e degli Eserciti Inglese, Polacco e Italiano. L’VIII Armata Inglese e il II Corpo d’Armata Polacco erano presenti con due Reggimenti e le relative Bande Militari. Il Ministro Emilio Lussu parló anche a nome del leggendario Ferruccio Parri, Presidente del Consiglio dei Ministri. Si erano distinti per coraggio e valore tra la linea Gustav e la linea Gotica. Erano entrati per primi a liberare tante città: da Sulmona a Pesaro, da Bologna a Brisighella, sino ad Asiago inseguendo i soldati tedeschi in ritirata verso le Alpi. Sono stati combattenti atipici, hanno rifiutato il comodo ingresso nel risorto esercito italiano perché erano contro la monarchia dei Savoia, complice della dittatura fascista e dell’entrata in guerra dell’Italia, e preferirono combattere sotto il comando prima inglese e poi polacco, condividendo i valori di libertà e giustizia del movimento partigiano italiano. Sono stati comandati da Ettore Troilo, un avvocato socialista nato a Torricella Peligna e con una storia personale antifascista sin da quando era stato uno stretto collaboratore di Giacomo Matteotti. Il loro vicecomandante era Domenico Troilo un giovane comunista di Gessopalena a cui i tedeschi avevano ucciso la madre”. “Ettore Troilo raccolse tanti patrioti nei piccoli paesi della Maiella del Sangro Aventino a cui si unirono alcuni mesi dopo tanti altri giovani del versante peligno della Maiella. La Brigata Maiella arrivó al culmine della sua epopea ad organizzare 1.326 partigiani, di cui 4 ufficiali superiori, 12 ufficiali capitani, 33 ufficiali subalterni, 236 sottufficiali, 1041 combattenti di Truppa. Erano insieme patrioti e partigiani ed hanno scritto una delle pagine più belle della storia della lotta di Liberazione italiana tra la fine del 1943 e la tarda primavera del 1945. Poiché sfuggiva alla narrazione dei canoni classici della Resistenza, per molti anni la Brigata Maiella non ha avuto il giusto riconoscimento nella storiografia della Resistenza. Ma poi a partire della concessione nel 1965 della onorificenza alla Brigata Majella della Medaglia d’oro al Valor militare, si è arrivati col tempo a riconoscere il pieno valore nazionale di questa formazione partigiana nella Resistenza italiana. E del resto la Brigata Maiella è l’unica banda partigiana ad aver avuto la medaglia d’oro al Valor militare. La Brigata Maiella ebbe 55 morti, 151 feriti e 19 prigionieri”. “I suoi patrioti hanno avuto 1 medaglia d’oro al Valor militare, 4 medaglie d’argento alla memoria, 11 medaglie d’argento sul campo ( tra cui una al comandante Ettore Troilo e una al vicecomandante Domenico Troilo), un encomio solenne, e 145 medaglie di bronzo sul campo. L’Esercito polacco ha inoltre conferito ai maiellini 1 Croce al merito con Spade d’argento, 14 Croci al merito con Spade di Bronzo e 3 Croci dei Valorosi. Il comandante polacco Lewicki per descrivere il grande contributo militare dei maiellini, scrisse in un rapporto: “Mentre i reparti regolari venivano cambiati nella prima linea entro determinati brevi periodi non superiori ad una ventina di giorni, quelli della Brigata Maiella restavano in azioni in linea senza venir cambiati anche per più di due mesi e ciò in condizioni fisiche molto difficili. In caso di assalto dei nemici, i reparti della Maiella dovevano contare unicamente sulle proprie forze senza speranza di alcun aiuto. Conseguentemente la Maiella doveva stare sempre in allarme”. “Gli uomini erano esausti, la mancanza di sapone e di tempo per un bagno provocava al 75% di essi delle irritazioni cutanee, molti avevano i piedi pieni di vesciche e ulcerati. Le promesse di riposo venivano continuamente revocate…”. Il 15 luglio del 1945 a Brisighella i patrioti della Maiella “restituiscono” le armi, si sciolgono e tornano in Abruzzo. Troveranno le loro città abruzzesi distrutte dai terribili bombardamenti alleati: da Pescara a Sulmona e ad Avezzano; i loro paesi spesso non esistevano più distrutti dalla ferocia nazista della “terra bruciata” adottata dai tedeschi prima in Unione Sovietica e replicata con ferocia disumana in Abruzzo e in tutta Europa; apprenderanno delle terribili stragi di bambini e donne a Pietransieri e Sant’Agata tanto per citarne solo due. Spesso non ritroveranno la casa e i parenti, e non avranno neanche un lavoro con cui sfamare le proprie famiglie. Subiranno anche discriminazioni dopo la rapida fine delle speranze di cambiamenti sociali suscitate dal “vento” della Resistenza.” “Il lascito del fascismo in quella calda estate del 1945, era miseria, lutti e distruzioni. Ma pian piano gli abruzzesi si rimisero in piedi, si ricostruirono le città e i paesi, si ripararono le ferrovie, i ponti, le strade, gli ospedali, le scuole, le fabbriche. E in una Pescara distrutta quasi completamente e con 5 mila morti civili causati dai bombardamenti americani di agosto e settembre del 1943, la Rinascita sarà rappresentata anche da una corsa ciclistica, che diventerà presto una “classica” nazionale. Il Trofeo, intitolato non a caso a Giacomo Matteotti, con i più grandi ciclisti italiani che corrono tra le macerie di Pescara, Spoltore e Montesilvano, in quel lontano 1945, testimonia la forza di volontà degli abruzzesi di ricostruire un futuro di libertà e benessere. Grazie per sempre ai patrioti della Brigata Maiella per la loro lezione di umanità e libertà che scalda ancora il cuore della democrazia italiana”. |