Venerdì, 4 Luglio 2025 AbruzzoD’Alfonso, "Città merita chiarezza e coerenza, non giochi di prestigio""Questi imparruccati difensori del principio del rispetto della volontà popolare oltraggiata manifestano incredulità per la sentenza del TAR che ha annullato le recenti elezioni"“Addirittura, questi imparruccati difensori del principio del rispetto della volontà popolare oltraggiata manifestano incredulità per la sentenza del TAR che ha annullato le recenti elezioni. È tempo di fare un bagno di realtà e di rinfrescare la memoria a chi, evidentemente, soffre di amnesia selettiva riguardo alla propria storia politica e legale. Sarebbe opportuno che questi signori ricordassero che, ogni volta che hanno perso a Pescara, il ricorso alla giustizia amministrativa è stata la loro prima, e spesso unica, reazione”. E’ un passaggio della lunga nota dell’ex presidente della Regione, ex sidaco di Pescara e ora deputato del Partito democratico, Luciano D’Alfonso, ora che 16mila abruzzesi al voto, domenica 24 e lunedì 25 agosto. sulla base della sentenza del Tar che ha annullato l’esito della tornata elettorale del 2024, con la vittoria del centrodestra di Carlo Masci, per gravi irregolarità in 27 delle 170 sezioni cittadine LA NOTA “Pescara merita chiarezza e coerenza, non giochi di prestigio legali e silenzi imbarazzati sul passato. Assistiamo, con una certa ‘strana meraviglia’, ai commenti loquaci degli esponenti del centrodestra pescarese – siano essi amministratori uscenti, in carica o del passato, o addirittura apicalità istituzionali ad intermittente rintracciabilità operante. Si dichiarano sorpresi dal ricorso che cittadini hanno presentato avverso la proclamazione degli eletti al Comune di Pescara, frutto in diverse sezioni elettorali di un lavoro che chiama alla mente gli usi di una friggitoria di strada in una affollata città levantina, come accertato nel lungo procedimento davanti alla giustizia amministrativa. Addirittura, questi imparruccati difensori del principio del rispetto della volontà popolare oltraggiata manifestano incredulità per la sentenza del TAR che ha annullato le recenti elezioni. È tempo di fare un bagno di realtà e di rinfrescare la memoria a chi, evidentemente, soffre di amnesia selettiva riguardo alla propria storia politica e legale. Sarebbe opportuno che questi signori ricordassero che, ogni volta che hanno perso a Pescara, il ricorso alla giustizia amministrativa è stata la loro prima, e spesso unica, reazione. Lo hanno fatto nel 2003, come dimostrano gli atti, e lo hanno fatto anche nel 2008. La sconfitta del 2008, in particolare, che ci vide vincere al primo turno, scatenò non solo un ricorso in sede amministrativa, ma anche una insistente e dispendiosa attività di denuncia giudiziaria, avvenuta con una sapiente regia di fonti anonime, spifferi di vetturieri sdivisati, esposti al limite della calunnia. Si ingegnarono in ogni modo per denunciarmi all’autorità giudiziaria, orchestrando un “lavoro a tante mani” dentro il Comune. Una macchina del fango che, purtroppo, ha avuto anche il ruolo di “malfattori della giustizia di Pescara e dei malfattori contrattualizzati dello Stato”. La magistratura penale, è bene ricordarlo, ha successivamente precisato l’assoluta correttezza di quelle attività e la totale infondatezza di quelle denunce. Fu un “grande imbroglio” che fermò il più grande periodo di sviluppo della nostra città che la nostra amministrazione stava portando avanti e che ci stava permettendo di recuperare il passo delle più importanti città del Mediterraneo. Se non ci avessero disarcionato in quel modo vile e criminale, Pescara oggi sarebbe una città migliore, in grado di guardare senza troppa invidia alla qualità della vita di Mantova, alla capacità di investimenti di Trieste e alla veduta di Barcellona. È ancora più singolare la “scommessa” che fanno oggi sul Consiglio di Stato, tirato curiosamente in ballo con una fiducia cieca. Tuttavia, mi torna alla mente una vicenda del 2000 riguardante il Consiglio regionale abruzzese. In quell’occasione, io fui il primo degli eletti in Consiglio regionale. Un ricorso, allora, fu presentato avverso l’elezione di Salini. Il TAR ci diede ragione, annullando l’esito elettorale e stabilendo che il voto andava ripetuto; io venni indicato alla presidenza della Giunta regionale dall’intera coalizione. Ma il Consiglio di Stato ribaltò quella sentenza, dando torto al centrosinistra. C’è, però, un particolare che merita di essere rivelato, e che getta un’ombra sulla presunta imparzialità di certe decisioni. In prima versione, il magistrato incaricato al Consiglio di Stato fu Goffredo Zaccardi, il quale si astenne dal fare il relatore poiché io ero stato al matrimonio del figlio. In ragione di questo, lui ravvisò incompatibilità e opportunità dal punto di vista dell’astensione. Mi chiedo, allora, e con me molti cittadini: chi fu l’allora magistrato che prese in carico quel fascicolo? Fu per caso un magistrato con notevoli carichi di lavoro e legami con il Governo di centrodestra del tempo? Che tutta la ‘fiducia’ che oggi il centrodestra ripone nel Consiglio di Stato riguardi ‘aspetti di questo tipo’, ovvero ‘conoscenza e riconoscenza’ per essere impegnati ‘anche in banconi del Governo attuale’, è una domanda che non solo sorge spontanea, ma a cui è doveroso dare una risposta chiara e inequivocabile. La giustizia è un pilastro della democrazia, non un’arma da brandire a piacimento o uno strumento di cui dubitare solo quando non produce i risultati sperati. Ci auguriamo che il Consiglio di Stato agisca con la massima imparzialità, garantendo un processo equo e trasparente, libero da ogni sospetto di condizionamento. Lo meritano i pescaresi, lo esige la nostra democrazia. Nei prossimi giorni tornerò, comunque, ad approfondire queste questioni fondamentali, avendo anche modo di fare luce su una peculiarissima sentenza del Consiglio di Stato che riguarda il suolo e la mobilità dei cittadini adriatici a Pescara. Ora mi preme maggiormente ragionare sulle conseguenze politiche per il presente e il futuro di Pescara di questa situazione. Si potrebbe dire che Pescara stia conoscendo un’evoluzione simile a quella che ha generato l’Europa unita. Lì è stata la guerra, con le sue distruzioni, a generare il bisogno di Europa e a determinare la solidità di coloro che hanno saputo accompagnare il primo e il secondo cammino di un’Europa unita. Ho la netta percezione che anche Pescara possa conoscere una simile evoluzione. Qui la spinta può venire proprio dal degrado fotografato dai ricorsi e dalla decisione del Tar che li accoglie, ovvero dal riconoscimento ufficiale dell’inadeguatezza organizzativa della vecchia città e della vecchia amministrazione, nei cui confronti è finalmente maturato nella città un compiuto disincanto che potrà permettere di risollevarci e di cominciare una storia completamente nuova. In questo scenario, non possiamo ignorare il richiamo esplicito che il TAR ha fatto alla competenza della Magistratura penale. Si tratta di un fatto di una gravità inaudita, che ci toglie quasi dallo spazio occidentale, richiamando scenari che non vorremmo mai vedere nella nostra democrazia. Se dovesse intervenire la magistratura penale con interventi urgenti e acquisizioni probatorie, si verificherebbe davvero la fine di una stagione. Una stagione che, è evidente, andava costruita diversamente: sul piano organizzativo, sul piano dei procedimenti e sul piano della sua stessa espressione democratica. Per questo, è imperativo andare al voto. Solo così Pescara potrà ritrovare la sua piena legittimazione democratica. A nulla servono i riferimenti alla differenza di voti tra primo e secondo candidato sindaco al termine del primo turno, o i proclami sulla ‘vittoria stravinta’. La storia di Pescara ci insegna, ancora una volta, che tali argomentazioni sono prive di fondamento e di coerenza. G ià nel 2003, la differenza dei voti al primo turno non servì a rendere vincitore chi aveva colto quell’effimero primato. Ci fu il ballottaggio e il ballottaggio conobbe un altro vincitore. Masci ricorda bene quella storia e noi con lui. Pescara merita di voltare pagina, con una nuova elezione che restituisca trasparenza e legittimità alla sua guida. |