Martedì, 1 Luglio 2025 Abruzzo

RETE OSPEDALI: ATTI AZIENDALI, ASL IN RITARDO

DIPARTIMENTO CONTRO DG: SCELTE NON CORRETTE

Cresce la preoccupazione per l’approvazione e relative tempistiche degli atti aziendali delle Asl di Pescara, Teramo e Chieti, che devono tradurre in pratica urgentemente la nuova rete ospedaliera nelle rispettive province.

Gli atti presentati, pur entro i termini del 14 giugno, sono stati infatti già ritenuti “irricevibili” con richiesta di “urgentissime modifiche” in una lettera, durissima, a firma dal direttore del dipartimento Sanità, Emanuela Grimaldi e dal direttore dell’Agenzia sanitaria regionale (Asr), diretta da Pierluigi Cosenza, che ha scritto la norma della nuova rete, e presiede alla sua concreta applicazione.

Il tempo però stringe e la fatidica data dell’11 luglio si avvicina, quando la Regione Abruzzo dovrà consegnare al Tavolo ministeriale a Roma il piano concreto di attuazione della nuova rete ospedaliera, approvata a dicembre 2023, magnificata come una epocale rivoluzione della sanità abruzzese dal centrodestra di Marco Marsilio di Fdi, nella campagna elettorale delle ultime regionali, che hanno sancito la storica riconferma.

E in quella sede la Regione dovrà presentare le misure concrete per risanare il debito della sanità che per il 2025 sarà superiore ai 100 milioni di euro.

Ad oggi però l’unico atto aziendale approvato e secondo i crismi è quello della Asl provinciale aquilana, retta dal dg facente funzione Stefano Di Rocco, ma a metterlo a punto è stata in realtà l’Agenzia sanitaria regionale,  con un “commissariamento”, visto il clamoroso ritardo delle pratiche.

Per le altre tre Asl invece si è ancora in alto mare, e i loro atti da quanto si apprende non rispettano né il dettato normativo della nuova rete ospedaliera, approvata come detto a fine 2023, con una nuova geografia del chi tra i vari presidi ospedalieri fa cosa, come e dove, divisi in hub e spoke e con funzioni differenziate e senza sovrapposizioni e doppioni. Né tantomeno rispettano le linee guida approvate dal dipartimento sanità e poi con atto di Giunta, nel ridefinire nel dettaglio spazi, personale, apparecchiature, servizi e prestazioni in base al nuovo assetto.

Di fatto i dg Vero Michitelli della Asl Pescara, Maurizio Di Giosia della Asl di Teramo e Mauro Palmieri della Asl provinciale di Chieti, in uno scenario a questo punto di grave e inedito conflitto istituzionale, non rispettano i diktat che gli sono arrivati dal loro azionista unico, la Regione Abruzzo.

Da quanto trapela a complicare il tutto, nelle tre Asl, è la solita pressione localista e campanilistica, ed anche della politica, per salvare dal ridimensionamento, o per potenziare oltre quello che sarebbe consentito, questa o quella unità operativa semplice e complessa, o servizio in questo o quel nosocomio.

Ciò accade, c’è chi assicura, in particolare a Chieti dove il dg​ Palmieri,​ in carica da marzo, è arrivato a rispondere piccato alla lettera ricevuta dal dipartimento e dall’Asr, affermando che “non siamo fuorilegge”, chiedendo “un confronto per approdare a un documento che possa esprimere la visione aziendale senza tradire gli impianti normativi di questa Regione”, bocciatura generica” che  “non aiuta a fare le correzioni necessarie”.

Ad oggi nessuna replica da parte del dipartimento e dalla Asr, che piuttosto attendono urgentissime modifiche, in un clima ormai di scontro tra le Asl e la Regione.

La nuova rete ospedaliera prevede che i quattro ospedali dell’Aquila, Pescara, Chieti e Teramo, città capoluogo, avranno funzioni di “hub” per le reti tempo dipendenti, ovvero per le emergenze e i casi acuti, (stroke, politrauma e trauma maggiore, rete emergenze cardiologiche estese), ci sono poi quattro “ospedali di primo livello”, che sono Avezzano, Sulmona, Lanciano e Vasto, e sei “ospedali di base”, a Ortona, Popoli, Penne, Atri, Giulianova e Sant’Omero, due “presidi di area disagiata”, sedi di pronto soccorso, a Castel di Sangro e Atessa.

Manca ancora la localizzazione dei due ospedali di secondo livello, che sarà decisa entro dicembre, previsti dal decreto ministeriale 70, la famigerata legge Lorenzin del 2017, super nosocomi con tutte le specialistiche, ma con un bacino di utenza tra 600.000 e 1.200.000 abitanti. Altro scottante capitolo, visto che a candidarsi per diventare hub di secondo livello sono tutti e quattro gli ospedali dei capoluoghi, uno tra quelli dell’Aquila e Teramo per le aree interne, uno tra quelli di Pescara o Chieti per l’area costiera.