Giovedì, 30 Agosto 2012 Abruzzo

D’Alfonso: se mi assolvono mi candido alla Regione

Indica tre opere per la città «Ruota panoramica in pineta, ponte del cielo e recupero della chiesa di S.Anna»

di Paola Aurisicchio

Ha iniziato ad andare in bicicletta e si è buscato la raucedine, Luciano D'Alfonso, l'ex sindaco di Pescara che dal 2008, l'anno in cui il suo secondo mandato è stato interrotto dell'inchiesta che lo portò all'arresto, vive all'ombra della politica, pater familias dell'opposizione in Comune e sentinella sui problemi della città. Che farà D'Alfonso? «Aspetto la sentenza del processo per presunte tangenti. Se andrà bene parlerò con il partito della mia candidatura alla Regione». Si sta preparando a tornare, D'Alfonso, il politico Pd nato a Lettomanoppello 46 anni fa, l'ex presidente della Provincia e l'ex sindaco di Pescara che, defilato dai ruoli istituzionali, va a Roma e incontra ministri, stringe rapporti, organizza incontri per parlare della sua città in cui vorrebbe mettere una ruota panoramica e della sua regione che vorrebbe guidare.

D'Alfonso, qual è l'aspetto più drammatico che coglie a Pescara?

«Lo svilimento infrastrutturale: è quello che accade quando mi concentro sul porto, sull'aeroporto e sul destino annunciato dell'infrastruttura ferroviaria. A più riprese, l’amministratore delle ferrovie Mauro Moretti rivela un disinteresse per il servizio ferroviario da parte di tre regioni – Abruzzo, Marche e Molise – che se si mettessero insieme sarebbero protagoniste di un dialogo ma separatamente appaiono tre debolezze. Quello che sta prendendo corpo a Pescara è la disabitudine a pensare in lungo e in grande: c'è troppo spazio per le emergenze e il quotidiano. La contesa riguardante le portualità è una contesa tratteggiata dal quotidiano dove l'agenda non ha mai superato lo spazio delle 24 ore: c'è bisogno di portare a definizione il piano regolatore portuale recuperando uno dei punti di vista dei pescatori ma non può esistere un porto senza un piano di sviluppo».

Cosa funziona del quotidiano pescarese?

«Quello che ho apprezzato è la pedonalizzazione di via Mazzini, l'ulteriore valorizzazione di via Battisti, il lavoro di valorizzazione della rotonda Paolucci e del primo tratto della riviera. Così come ho apprezzato l'uso di un volume di proprietà ferroviaria su via Ferrari al servizio dell'esigenza della città».

Perché è necessario andare oltre una visione quotidiana?

«Perché il protagonismo di Pescara si indebolisce e si impaluda nelle pozzanghere di un dibattito assolutamente superato tipo quello riguardante la competizione dei troni provinciali. Il ruolo futuro di Pescara è connesso esclusivamente alle reti, ai flussi e alle funzioni: queste evocano la facilità degli spostamenti, delle merci e delle idee. A Pescara deve essere facile venirci, svolgerci attività, studiare, curarsi e realizzare il proprio progetto di vita nel tempo libero e culturale. Pescara deve essere la città che dà un plusvalore di funzioni per facilitare il rapportotra poteri pubblici e cittadinmi, impresa e territorio. E' per questo che risulta superato il discorso pubblico delle sede delle province».

Perché è superato parlare, come lei li definisce, di troni provinciali?

«Nel provvedimento della spending review dobbiamo cogliere l’occasione per armonizzare le economie, le comunità e i territori: armonia che non è contenuta nelle norme ma che la politica deve affrontare. E io voglio concorrere ad aiutare le classi dirigenziali ad amalgamare i fattori delle province combinabilii. Chieti e Pescara sono naturalmente combinabili e la politica deve scattare una foto su questa naturalezza di assetto. Oggi nell'Ente non ci sono risorse finanziarie e amministrative, si trovano più opportunità in fondazioni e nell’imprenditoria. L’ adempimento della spending review va definito inaugurando una sessione di riforme che disciplini i rapporti con le ragioni limitrofe e l'architettura interna. Pescara ha bisogno di questo e non di una precisione di un trono provinciale: serve che il legislatore regionale precisi per la città che l'asse attrezzato è un’infrastruttura viabile di carattere metropolitano al servizio di Chieti-Pescara e che il tracciato ferroviario Giulianova-Ortona-Pescara-Chieti-Scafa venga riconosciuto tracciato metropolitano come dice il ministero e anche il tribunale, di chiara vocazione metropolitana».

Nell’aula consiliare ci si insulta per la vicenda dei biglietti gratis. Perché i toni si sono alzati? I politici devono pagare per vedere le partite? «Le sorti del dibattito politico regionale si definiscono in corrispondenza del surriscaldamento dei toni, ma la saggezza e l’esperienza dei protagonisti di oggi può indurre al superamento della categoria amico-nemico. Personalmente avrei interrotto dal minuto successivo la vicenda dei consiglieri che hanno ingigantito una mai esercitata funzione ispettiva rispetto all'evento sportivo della partita. Assolutamente sì, i politici devono pagare. Credo che rispetto al passato ci sia un passaggio di fase: se prima il consigliere forniva supporto morale, oggi la partita di calcio è un evento che si sottopone al godimento dei partecipanti. E’ di questo che i consiglieri devono tenere conto: l’esplosione di argomenti scontrosi non deve più accadere perché a livello nazionale va in onda non il prestigio di una squadra ma la pretesa degli eletti. Poi, anche io sono stato vinto varie volte dall’impeto che è anche frutto della stanchezza».

Il calice di Toyo Ito rotto la tormenta?

«Mi dispiace molto, conserverei l'opera danneggiata e addolorata in un luogo all'altezza come l’Aurum e concorrerei a un’opera su misura delle attese della città. Mi piacerebbe dare una mano da sostenitore delle sorti della comunità pescarese per fare tre opere: il ponte del cielo, 300 metri lineari, una passerella dalla Nave di Cascella per cui il professor Francesco Pico, allievo di Calatrava, si è reso disponibile gratuitamente a realizzarlo. Al parco D'Avalos metterei una bella ruota panoramica che contribuisca a fornire i tratti identitari della città e sto lavorando affinché il ministero adotti e finanzi un'opera simbolo della storia religiosa che è la chiesa di Sant'Anna per cui anche il consiglio ha espresso interesse».

Lei dice che sta lavorando per Pescara ma non ha ruoli. A che titolo lo fa?

«Le questioni di questa città mi appartengono, continuo a pensare che la libertà di una persona significhi trasformare le idee in fatti e molte mie idee hanno a che fare con la vita pubblica».

Andrebbe dal sindaco Mascia a parlare delle sue idee? Del ponte del cielo, della ruota e della chiesa di Sant’Anna?

«Sono convinto che non ci siano difficoltà che ostacolino il dialogo tra le persone. Diceva mia nonna che tutti i problemi si possono risolvere tranne i tumori e le frane».

Come si sta all’ombra della politica?

«Ho coltivato molto il dibattito culturale e pre-politico con 30-40 occasioni tutte seguite. Ho animato con un gruppo una scuola di regione che ha la simpatie di De Rita e Cacciari e porterò il sindaco di Londra a Pescara, credo a dicembre».

Porterà il sindaco di Londra per un confronto sulla ruota panoramica?

«Beh, no. Mi piace la ruota perché è come se continuasse a conferire un cognome alla città. I lineamenti di Pescara, quelli che ne garantiscono il cognome sono il mare, il Ponte del mare che ha acceso le luci sul cognome, il possibile pontile del mare e la ruota che starebbe a significare la riscoperta dei luoghi della storia su cui Licio Di Biase si sta spendendo molto».

Chi investirebbe al Comune come suo successore?

«Ci sono almeno 10 persone a cavallo della politica e della società che possono fare bene e non ritengo che la qualità delle persone si debba fondere con l’appartenenza alla politica. L’importante è che alla guida ci sia il contrario della pigrizia e della signoria della paura».

E’ così che vede quest’amministrazione: pigra e dominata dalla paura?

«Oggi registro se c’è un’applicazione. Per quanto riguarda i risultati presumo che ci sia ancora del tempo».

Si candiderà alle regionali?

«La mia candidatura è connessa al superamento delle questioni giudiziarie. Io sono pronto a sostenere le persone che meglio sono capaci di garantire modernità e capacità di funzionamento all'Abruzzo risolvendo i nodi rimasti inaffrontati dal 1993».

Quindi, torna D’Alfonso?

«Se il processo va bene parlerò della mia candidatura con la mia area politica di riferimento, chiamerò a raccolta una grande assemblea di popolo e concorderò con loro quello che avrò già concordato con la mia famiglia che ha sostenuto con me questo lungo cammino di dolore e di maturazione».

Chiederà al pm Varone, che l’ha indagata, di candidarsi come disse una volta?

«Non provo risentimento verso di lui. Un pubblico funzionario deve portare avanti quel livello di azioni accusanti ma ho sempre avuto una cultura liberale, credo che un potere dello Stato possa essere sottoposto alla rilettura di un altro potere. Non ho mai gridato al complotto, mai avuto sentimenti di odio e di risentimento».

Fonte "Il Centro"