Martedì, 17 Luglio 2012 Chieti

Droga, arrestato medico di Chieti. Coca alla segrataria per farci sesso

Il dentista di 60 anni, figlio di un noto costruttore teatino, era riuscito a trascinare la dipendente del suo studio, 30 anni, ex hostess e aspirante modella, nel tunnel della droga

Stordiva la sua segretaria con cocaina e metadone per portarsela a letto. Camillo De Vito, 59 anni, medico-chirurgo di Chieti, più conosciuto come Mimmo De Vito, residente da tempo a Padova , dove a 19 anni da Chieti si era trasferito per andare a studiare Medicina, era riuscito a trascinare la dipendente del suo studio, 30 anni, ex hostess e aspirante modella, nel tunnel della droga.

A fine gennaio scorso, a causa di una dose eccessiva, la ragazza è finita in ospedale ed è rimasta 40 giorni in terapia intensiva. A quel punto è entrata in gioco la squadra mobile.

È’ una storia triste di droga quella che riguarda il medico, figlio di un noto costruttore di Chieti, peraltro morto non più di dieci giorni fa, ex titolare di due studi dentistici a Mogliano Veneto (Treviso) e Torri di Quartesolo (Vicenza), finito nei guai per esercizio abusivo della professione per non avere l’abilitazione in odontoiatria, già sotto processo per una serie di fatture gonfiate all’Usl di Vicenza, attualmente impiegato al servizio di guardia medica dell’ospedale di Portogruaro (Venezia), candidato al consiglio provinciale con Forza Nuova nel 2009.

Nel corso dell’indagine i poliziotti diretti dal vicequestore aggiunto Marco Calì hanno arrestato anche a Enrico Zanini, 34 anni, di San Martino Buonalbergo (Verona), ritenuto lo spacciatore che riforniva la segretaria del medico della famigerata “Fefè”, un mix di cocaina e mefedrone.

L’indagine

L’attività di indagine parte quindi lo scorso mese di gennaio, quando la trentenne viene ricoverata in ospedale per overdose da cocaina e metadone. Il personale del Suem 118 che la soccorre segnala il fatto agli investigatori della squadra mobile, che danno il via agli accertamenti. Nella sua abitazione trovano le boccette di metadone fornite dall’Usl 16, in cui compare però il nome di Camillo De Vito, il medico teatino. Scoprono quindi che la ragazza che lotta tra la vita e la morte in terapia intensiva altro non è che la segretaria del medico nel suo studio a Torri di Quartesolo. La relazione, sentimentale oltre che professionale, va avanti dal 2009. In più occasioni lei manifesta la volontà di troncare la storia ma lui riesce a trattenerla con la droga. Andando a ritroso i poliziotti scoprono che a ottobre 2011 la ragazza era finita per la prima volta in ospedale dopo che lui le aveva iniettato in vena una dose di droga. Ad un certo punto la famiglia riesce a tenerla lontana da lui per qualche mese, affidandola ad una clinica per tossicodipendenti. Lei ne esce ripulita ma quando torna a casa trova nella cassetta postale un regalo di Mimmo De Vito: una dose di eroina. Inevitabilmente ci ricasca e si ributta tra le sue braccia. Nell’inchiesta finisce anche un trentaquattrenne veronese dipendente delle Ferrovie dello Stato, accusato di essere lo spacciatore della temibile “Fefè”, droga che può avere conseguenze letali se assunta in dosi consistenti.

Le accuse

Quando si risveglia dal coma la segretaria inizia a parlare con i poliziotti, raccontando loro la sua “prigione” e tutti i particolari della sua relazione con il medico.

L’indagine della mobile, coordinata dal pm Maria D’Arpa, delinea due accuse ben precise a suo carico: spacciodi droga e lesioni aggravate (riferite al lungo ricovero in terapia intensiva). Il giudice per le indagini preliminari Sonia Bello firma un’ordinanza di custodia cautelare e sabato mattina Camillo De Vito finisce in carcere.(cr.ch)

Fonte "Il Centro"