Venerdì, 24 Ottobre 2008 Notizie

«Caro Di Pietro ti scrivo»: lettera di un figlio di assessore all'ex pm

Singolare iniziativa del primogenito di Donato Di Matteo, il politico

Pubblicato su "Il Messaggero" PESCARA - Caro Di Pietro ti scrivo. Ha priorità alta la e-mail di Luca, parte alle 11.56 di martedì scorso, se l'era covata dentro tutta la notte e per mezza mattinata. Poi non ce l'ha fatta più: «Mi chiamo Luca Di Matteo, sono il figlio di quel signore tanto criticato e oggetto di così tanta attenzione: Donato Di Matteo assessore ai Trasporti». Una lettera accorata (trentasei righe, un post scriptum, un numero di telefono semmai volesse chiamarlo, la storia di una famiglia semplice che scala tutti i gradini della politica) che fa appello alla coerenza e alla giustizia, con cui il figlio dell'assessore più contestato d'Abruzzo diventato il simbolo degli indagati di mezza regione, chiede all'ex pm di Mani pulite di fermarsi a leggere le carte dell'inchiesta che ha travolto il padre. Ventun'anni, studente di Economia, si mette al computer di nascosto da tutti: «Si chiederà la ragione della mia lettera, Le scrivo per raccontarle la vera storia del Politico Donato Di Matteo». Usa la "p" maiuscola e lo spiega Luca, usando un paradosso: «Da figlio le dico che non stimo mio padre come padre ma lo stimo per la sua attività politica, per la passione con cui la svolge ogni giorno, per il suo modo di vivere a contatto con le persone». La storia è quella di un uomo che si è fatto da sè: «Mio padre nacque nel 1958 da una famiglia numerosa in condizioni economiche molto disagiate, iniziò il percorso scolastico autofinanziandosi con lavoretti saltuari fino ad arrivare a laurearsi in Medicina all'età di 23 anni, affittando il vestito da indossare. Nel 1987, anno in cui nacqui io, sposò mia madre, Fiorella, e iniziò la sua carriera da medico chirurgo. Ben presto aprì diversi studi dentistici che lo portarono ad avere entrate veramente sostanziose che ci assicurarono una vita veramente agiata». Poi la passione politica e le tappe della sua carriera fino all'incarico di assessore. «Questa è la storia di un uomo che ha dedicato la sua vita alle persone, dalle quali riceve la sua legittimazione politica sempre più crescente». Scrive ancora Luca, che Di Pietro non può dire che le primarie non contano nulla: «Ciò che afferma non è contraddittorio con quanto ha sempre sostenuto? Non sta utilizzando metodi anti-democratici? Come fa, onorevole Di Pietro, una persona come Lei, che ha fondato la sua attività politica fra le persone predicando che sono loro, le persone, a legittimare i politici e non le caste dei partiti, ad affermare che le primarie che hanno visto il trionfo e la gratificazione di mio padre, non hanno nessun valore?» Ma ciò che sta a cuore a Luca, è la vicenda giudiziaria che rischia di tagliare fuori il padre dalle prossime elezioni regionali. Per questo chiede all'ex pm di leggere le carte: «Caro Di Pietro, la prego con la sua esperienza di analizzare la causa dell'indagine che ha investito mio padre: sono sicuro che si accorgerà che questo è un atto dovuto, per il suo ruolo di rappresentanza legale della società che sicuramente vedrà l'assoluzione di mio padre nel più breve tempo possibile». E il post scriptum: «Donato Di Matteo è entrato in politica riducendo le sue entrate e non ha mai sfruttato il suo ruolo per fini speculativi». Cuore di papà. E speriamo che Di Pietro risponda. Li.Mand.