Giovedì, 2 Luglio 2009 Folklore contemporaneo

La divina bevanda

Il culto di Dioniso

di Lia Giancristofaro

Non dovremmo mai bere con indifferenza. La civiltà dei consumi, purtroppo, ha spogliato la nostra esistenza dei preziosi significati connessi a gesti quotidiani, come, appunto, quello di gustare un bicchiere di vino. Tuttavia, è importante ricordare che, nelle tradizioni e nella cultura mediterranea, il vino assume, accanto al pane, una importante valenza simbolica.
La questione concerne le condizioni socio-economiche delle popolazioni che gravitavano attorno al bacino del Mediterraneo. Anticamente, le nazioni civilizzate dell'Asia minore e della Grecia scorgevano nel mutamento delle stagioni e nella crescita e nel decadimento della vegetazione altrettanti episodi della vita degli dèi, di cui celebravano la morte nei rigori dell'inverno e, gioiosamente, la resurrezione nella primavera. Il carnevale, infatti, non è altro che un retaggio pagano delle feste di ringraziamento che accoglievano il rassicurante rifiorire della vegetazione, il cui simbolo era il dio Dioniso che, in seguito, divenne la personificazione della vite e dell'ebbrezza prodotta dal succo dei suoi grappoli. Ma lo stravagante culto di Dioniso, caratterizzato da danze sfrenate e molto radicato tra le tribù della Tracia (specializzate nella produzione del vino), sembra essere nient'altro che una trasposizione dell'egiziano culto di Osiride, il dio della vegetazione che aveva insegnato agli uomini l'arte di potare le viti e di pigiarne i grappoli per estrarne il succo. Secondo la mitologia, Dioniso, protettore del raccolto in generale, era morto di morte violenta per poi rinascere, e, nei sacri misteri, mediante il sacrificio di un capretto, se ne rappresentavano le sofferenze, la morte (ad opera dei ferocissimi Titani) e la resurrezione.
Il culto di Dioniso si diffuse in tutti i paesi costieri del Mediterraneo e, con esso, la coltivazione della vite, tanto che il sacrificio di Dioniso viene, talvolta, accostato a quello di Cristo, celebrato mediante la consumazione eucaristica del pane e del vino. Il vino come sangue del Signore ricorre in questo ed in molti altri episodi evangelici, come quello delle nozze di Cana, cosa che, nei secoli, ha confermato ed incrementato l'importanza del vino in un Abruzzo che, come ricordano Virgilio, Ovidio e Catone, coltiva la vite fin dall'epoca preromana.
Nel nostro territorio, per tradizione, il vino compare in tutti i momenti dell'esistenza umana: in estate, è assaporato come una bevanda dissetante e tonificante, mentre in inverno, insieme a dolci tradizionali e frutta secca, accompagna i racconti serali degli anziani accanto al focolare; comunque, è in occasione di eventi importanti e gioiosi come battesimi, matrimoni o le festività del paese che il vino trionfa sotto forma di brindisi e abbondanti libagioni collettive. Insomma, tutto ciò che ruota attorno a questa misteriosa bevanda, simbolo della profonda unione solidale che si crea in seno alla comunità paesana, racchiude il valore storico di una intera civiltà.