Martedì, 23 Giugno 2009 Folklore contemporaneo

La “banda di paese”

Fra tradizione e modernità

di Lia Giancristofaro

In estate, col fiorire delle feste patronali, si rivedono le bande da parata, ovvero orchestre dove l'assenza degli archi è compensata dall'impiego di strumenti a fiato normalmente estranei all'orchestra sinfonica, come i flicorni, i clarinetti e i sassofoni, nonché le percussioni, che facilitano l’esecuzione musicale durante la marcia.
La vita del bandista non è mai stata facile, neppure ai tempi dei grandi e affollatissimi concerti di piazza. Ieri come oggi, si partiva al mattino presto, in pullman o pulmino (a seconda dell’entità della banda), per raggiungere il paese designato. Appena arrivati, prima di andare a riposare qualche ora, bisognava fare il giro del paese, per “aprire la festa” a suon di musica, preceduti dai “deputati”, cioè gli organizzatori dell’evento, e da un nugolo di ragazzini in corsa. Poi, si poteva pensare allo stomaco. Un tempo, i comitati dei festeggiamenti provvedevano al pranzo ai musicanti, che venivano ricevuti, in gruppi di due o tre, dalle famiglie degli organizzatori o dai più generosi del paese, in modo da suddividere il peso economico del “trattamento”. Gli anziani raccontano che, spesso, nella banda venivano inseriti elementi di finzione (cioè bandisti con lo strumento otturato, per migliorare l’impatto visivo dell’insieme o semplicemente per far lievitare il pagamento); perciò, all’atto della consumazione del pranzo, più di un anfitrione richiedeva agli ospiti di suonare qualche nota, a riprova del fatto che stava ospitando… artisti veri. Oggi, il fenomeno è caduto in desuetudine e i bandisti provvedono portandosi il pranzo da casa o ricorrendo ai self-service. Nel pomeriggio, arriva il momento dell’esibizione: si comincia davanti alla chiesa, accogliendo con note solenni l’uscita della statua del santo, accompagnato durante tutta la processione per le vie del paese, mentre i virtuosismi dei solisti (detti “professori”) rompono il devoto silenzio. Al termine della cerimonia religiosa, la banda nuovamente si scioglie, per poi riunirsi e concludere col concerto in piazza, per il quale, quando c’è, adopera la cassarmonica. Dopo l’applauso e i fuochi d’artificio, che col rumore e lo stordimento chiudono i festeggiamenti, si riparte e anche in fretta, perché spesso, a parte i solisti e i giovanissimi, i bandisti lavorano per passione o come riempitivo. In passato, tra i suonatori abbondavano falegnami, sarti, barbieri, e spesso anche da qualche fabbro: esponenti del più fine artigianato, che però, proprio per la precarietà del settore, erano costretti ad integrare i guadagni con la musica.
Si trattava di un lavoro a cadenza settimanale o mensile, ma comunque costante: secondo le statistiche, su 308 comuni della nostra regione, ben 127 hanno avuto o tuttora possiedono una banda musicale. Oltre alle grandi bande dei quattro capoluoghi di provincia, nel Pescarese è famosa quella di Loreto Aprutino. Nel Teramano, rinomate sono le bande di Ancarano, Bellante, Castilenti e Montepagano. Per l’Aquilano, ricordiamo la banda di Barrea, fondata nel 1910 e tuttora esistente; quella di Celano, del 1888; quella di Civitella Roveto, fondata nel 1945 per l’esecuzione dello Stabat Mater al Venerdì Santo; e quelle di Collarmele, Magliano dei Marsi, Pescina e Sante Marie. Per il Chietino, tra quelle di Archi, Atessa (che ha tanto di majorettes), Casoli, Casalanguida, Furci, Ortona, Pizzoferrato, Ripa Teatina e Gissi spiccano la banda di Lanciano, fondata nel 1860 e poi denominata a ricordo del musicista Fedele Fenaroli, e quella di Orsogna, fondata del 1927 ed elevata dal maestro cornista Ceccarossi, specificando che la presente elencazione ha funzione puramente esemplificativa, senza pretese di omnicomprensività o di comparazione musicologica. Tra l’altro, innumerevoli sono le piccole bande a composizione anche rionale e familiare (si pensi che sono oltre 30 le bande musicali appartenenti a frazioni o contrade) che, oggi come ieri, si esibiscono anche ai matrimoni ed alle cerimonie di carattere privato.
Tuttavia, il concetto di "banda", come insieme di fiati non professionale, legato quindi alla musica amatoriale e alle manifestazioni folkloriche, è in evidente discesa, certamente a causa delle nuove frontiere della musica popolare, trasformata dagli apporti americani e dall'atteggiamento professionale delle nuove generazioni di musicisti. Solo gli anziani, dunque, restano a fischiettare, il mattino dopo la festa, quei melodici e ritmati motivetti rimasti nella memoria, perché le generazioni più giovani preferiscono la musica pop e rock. A partire dagli anni Settanta, ciò ha modificato le feste patronali, sovrapponendo alla banda locale (elemento tradizionale) l’esibizione di un cantante più o meno di grido (elemento innovativo). Dunque, ai guadagni in discesa corrisponde, oggi, la necessità di ricorrere alle pubbliche sovvenzioni: ma il fascino di queste piccole o grandi “orchestre in movimento” è rimasto immutato.