Lunedì, 13 Giugno 2022 Nazionali

FALLISCONO I REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA

MANCATO IL QUORUM PER I CINQUE QUESITI

 Il flop dei referendum è stato segnato da un’affluenza al 20,9%. I cinque quesiti – sull’abolizione della legge Severino, sulla limitazione della custodia cautelare, sulla separazione delle carriere dei magistrati, sul voto dei membri laici dei Consigli giudiziari nella valutazione dei magistrati, sull’abolizione della raccolta firme per l’elezione dei togati al Csm – non hanno spinto gli italiani alle urne.

ll primo quesito (“Incandidabilità dopo condanna”) l’affluenza è stata del 20,95%; al secondo quesito (“Limitazione misure cautelari”) l’affluenza è stata del 20,93%; al terzo quesito (“Separazione funzioni dei magistrati”) l’affluenza è stata del 20,93%; al quarto quesito (“Membri laici consigli giudiziari”) l’affluenza è stata del 20,92%; al quinto quesito (“Elezioni componenti togati CSM”) l’affluenza è stata del 20,92%.

In Abruzzo hanno votato il 22,2% degli aventi diritto, 2 punti sopra la media nazionale, ma ad ogni modo lontano dal quorum. Percentuale più alta in provincia dell’Aquila, dove erano molti i comini al voto per le amministrative, con il 30,6%.

I Sì hanno prevalso per tutti i 5 quesiti anche in Abruzzo, che non si discosta dalla media nazionale, con il picco per quello sulle separazioni delle carriere: 74% contro il 26% dei No. Mentre sul primo quesito, quello dell’incandidabilità dei condannati margini molto più stretti: 54% Sì e 46% no. Come pure sul quesito sulle limitazioni delle misure cautelari: 56,1% Sì e 43,8% dei No

ll segretario della Lega Matteo Salvini, tra i principali promotori del referendum assieme ai Radicali, ha scritto su Twitter per ringraziare chi ha votato, ma non si è presentato alla conferenza stampa nella sede di partito, tenuta da Roberto Calderoli, che ha genericamente detto che «c’è stato un complotto perché questo quorum non potesse essere raggiunto». Benedetto Della Vedova di +Europa, che sosteneva i “sì” ai referendum, ha attribuito la colpa a “partiti come PD e M5S” che “scommettono sul fallimento dei referendum”.

Secondo il consigliere del Csm Nino Di Matteo il flop dei referendum dimostra come “evidentemente molti italiani hanno capito che con il referendum non si voleva migliorare la giustizia ma – ha evidenziato all’Adnkronos – punire la magistratura e renderla meno autonoma e indipendente. Purtroppo anche la riforma Cartabia, in discussione al Senato, va nella stessa direzione”.

Per Eugenio Albamonte, segretario di ‘Area democratica per la giustizia’ “hanno vinto i cittadini, perché quelle formule erano talmente grossolane da non poter rappresentare per il futuro un modello né culturale né istituzionale per il nostro Paese. Sconfitto è chi ha pensato di puntare tutto sugli scandali per colpire la magistratura anziché per riformarla e porre riparo a una serie di situazioni che si sono create in passato. Una cosa sono le riforme, un’altra la mortificazione della magistratura”.

Di “incivile silenzio censorio” sul voto referendario ha parlato la Giunta dell’Unione Camere Penali. “La storia dei referendum in Italia è da sempre una storia di ostracismo e di avversione al voto democratico diretto”, hanno sottolineato le Camere Penali, esortando: “Occorre ora che l’impegno politico dei liberali di questo paese per una giustizia più giusta, tra i quali in prima fila l’Unione delle Camere Penali Italiane, sappia trovare da subito la forza per rilanciare le proprie idee e le proprie battaglie”