Giovedì, 31 Gennaio 2019 NazionaliL’ Italia contro il resto del mondoIntervista al professor Guido BrunettiL’idea che si viene formando in molti è quella di una Italia contro il resto del mondo. Evoca un match epico, che comprendeva i più forti giocatori del pianeta. La partita Italia-Resto del mondo fu giocata all’Olimpico di Roma il 16 dicembre 1998.
Professor Brunetti, che cosa sta succedendo? “Il mondo, l’Europa, l’Italia appaiono instabili, caratterizzati da frammentazione, discontinuità, non-ordine. C’è la tendenza a demolire strutture, regole, principi consolidati.
“Nella concezione di queste forze, avere dei nemici ha una base strategica. Nemici esterni, come l’Europa, la Francia, Macron, la Germania, il Fondo monetario, ecc.; e nemici interni. Molti comportamenti indicano la ricerca quasi ossessiva di creare sempre nuovi nemici”.
“Il nostro Paese può subire un processo di emarginazione e isolamento. Il rischio è quello di tornare ai primi del Novecento. L’immagine cioè di una Italia bistrattata dalle grandi potenze. Può l’Italia permettersi questa sfida? Le prove di forza si fanno quando si è in condizione di farlo, quando cioè si è forti. L’Italia non lo è. Siamo, come è stato scritto, un paese ‘piccolo’ in un ‘mondo’ grande”.
“Una vasta letteratura scientifica mostra che dalla notte dei tempi l’uomo ha avvertito il bisogno di crearsi un nemico. La massima morale homo homini lupus sembra tornata, come nota Lev Sestov, di grande attualità. Ricerche di antropologia, psicoanalisi ed etologia confermano queste affermazioni. Quando il nemico non c’è,
A che cosa è funzionale il bisogno di avere un nemico? “La presenza di un nemico serve a definire e consolidare la propria identità, incrementare l’autostima, ottenere la coesione del gruppo, coagulare le energie attorno ad un capo, rinsaldare i legami di amicizia, ‘proiettare’ sulla sua persona aggressività, frustrazione, accuse, maldicenze, sintomi di angoscia persecutoria e forme di tipo schizo-paranoidee. Si tratta di un processo che ha profonde radici mentali, inconsce e consapevoli. E’ un processo che risale all’infanzia, alle prime, decisive relazioni emotive, affettive e cognitive tra il bambino e i genitori. Vogliamo dire che tutte le attività umane- politiche, economiche, culturali ed artistiche- hanno il
“Il fattore costituito dall’esistenza di un nemico o avversario- spiega Brunetti- si pone come ‘categoria centrale’ della politica. La politica aggrega ed esclude. L’escluso è un ‘altro’, uno straniero, un nemico. I primi autori ad utilizzare la distinzione amicus-hostis come base di riferimento della politica sono stati C. Schmitt e J Freund, i quali hanno affermato che la separazione amico-nemico è il vero fondamento di ogni politica. Questa è lotta contro un nemico, è conflittualità poiché essa si costituisce ‘sempre e soltanto’ in presenza di un nemico.
“La politica e chi governa le istituzioni debbono saper prendere decisioni che siano conformi ai principi dell’etica, della filosofia morale e delle neuroscienze. La scuola, da dove partono i principi educativi e di etica, e le università hanno un ruolo principale nell’insegnamento dell’etica dei comportamenti. La politica, i politici, |