Domenica, 17 Dicembre 2023 AbruzzoCervi e cinghiali. In abruzzo zziende agricole a rischioGli agricoltori: "Abbiamo smesso di seminare.Mangiano tutto"Dai cinghiali ai cervi, di esemplari ce ne sono ormai a iosa nei paesi interni montani d’Abruzzo, da Villetta Barrea a Villalago alla Valle Subequana. In particolare, stanno spopolando in termini numerici sia di popolarità i cervi maschi, con i palchi che cadono tra febbraio e marzo per rigenerarsi sempre più ramificati ogni anno, i sonori bramiti nella stagione degli amori a settembre, e le femmine longilinee, spesso in branchi, vicine ai cuccioli dal manto biondo cosparso di chiazze più chiare, note grazie al personaggio “Bamby” del catone animato Disney, anche a chi non ha mai visto un cervo dal vivo. Ma chi è che non ha mai visto un cervo dal vivo, in Abruzzo? “Più che in difficoltà, a dirla tutta, siamo a rischio chiusura azienda. Questo perché i cervi sono tanti e mangiano tutto, da quando comincia a nascere il grano. Quindi ho smesso di seminare”. Esordisce così ad Abruzzoweb Daniele Salutari, 42enne proprietario dell’omonima azienda agricola biologica a Castelvecchio Subequo (L’Aquila) con terreni coltivati anche nei comuni aquilani di Acciano, Molina Aterno, Castel di Ieri, Gagliano Aterno. “Fino al 1995, 96, producevamo 1100 quintali di grano duro l’anno, 800 quintali di girasoli, 250 quintali di orzo. Ad oggi se io produco 200 quintali di roba è troppo. E questo perché se semino i cervi mangiano tutto, da quando comincia a nascere il grano. Quindi ho smesso di seminare”. “La mia azienda è composta da 130 ettari seminativi, di cui 60 all’interno del Parco Sirente Velino. Ma ormai 30, 40 ettari non li semino più, non vale più la pena perché cervi e cinghiali mangiano tutto. Anche se i cinghiali sono meno dei cervi. Adesso il problema principale è il cervo. Io li vedo sparsi ma anche in branchi di 30, 40, 50 esemplari”. “Io non semino per avere un rimborso poi. Io devo seminare e devo avere il sacrosanto diritto di raccogliere. Il Parco pagherà dopo 2 anni, la Provincia paga solo il 16 percento del danno ricevuto. Quindi io non posso investire, i costi sono alle stelle, gasolio, macchinari. Concimi non ne uso perché sono azienda biologica da 10 anni”. “Ereditata nel ‘74 da mio padre, l’azienda produceva grano duro, girasole, orzo. Adesso abbiamo dovuto fare tante rinunce a seminare. Abbiamo un allevamento di 400 pecore e 20 vacche marchigiane iscritte”. “Sai cosa mi dispiace di più? È che ho 3 figli, ho un’azienda che fa paura. Io ho ereditato un’azienda storica da mio padre. Mio figlio con quest’azienda immensa deve fare domande per andare a lavorare in fabbrica. Questa è la cosa più vergognosa”. “I terreni non sono recintati perché sono in affitto, sono sparsi, dislocati e soprattutto vasti. E poi anni fa ho messo la recinzione elettrificata fornita dal Parco, ma per mantenerlo il lavoro diventa ingestibile. Io ho appezzamenti di 10, 20 ettari e al recinto elettrificato va tagliata l’erba sotto, non è semplice gestirlo. Può essere una recinzione utile su un terreno di mezzo ettaro. Ma su realtà grandi come le nostre è impossibile da gestire”. Stessa dura realtà per Simone Francesco Maggi, 34enne, proprietario di un’azienda agricola di Secinaro da oltre 10 anni con circa 160 ettari di terreni di cui pressoché 35 seminativi. “Ho i problemi che hanno tutti peri tantissimi danni che i cervi fanno, sia da calpestamento che da pascolamento. Il mio terreno non è recintato, è troppo grande. Se hai appezzamenti piccoli puoi mettere il recinto elettrico. Altrimenti è impossibile da gestire. La manutenzione è tanta, prima o poi lo rompono e entrano”. “La mia azienda è all’interno del Parco Sirente Velino e la cosa positiva però è che il Parco quest’anno come ogni anno sta adottando soluzioni per cinghiali e cervi. Il problema è più quello dei cervi. Il cinghiale si gestisce con gli abbattimenti, dal cervo invece non riusciamo a tutelarci”. “E con i cervi questi problemi stanno aumentando. Prima seminavamo anche diversi grani antichi, ceci, girasoli, adesso invece è quasi tutto ortaggi per animali. Abbiamo molti più animali adesso: un 70ina di capi tra mucche e vitelli. Tanto non ha senso coltivare altro, i cervi non ti fanno raccogliere niente. Di 2 ettari e mezzo di leguminose che ho provato a seminare quest’anno, non è rimasto neanche un fiore da mettere al vaso. Li mangiano”. |