Venerdì, 4 Luglio 2014 Nazionali

Enti inutili, la vana battaglia per eliminarli

Ogni governo nè fa della loro eliminazione la propria propaganda, ma nonostante ogni previsione, gli enti inutili continuano a godere di ottima salute

di Paola Tosti

 

Il loro numero si aggira intorno a 714 enti, con una spesa di circa 10 miliardi l'anno, eppure nonostante da più di sessant'anni la loro soppressione viene ventilata tra i buoni propositi dei vari governi, continuano ad essere un ottimo contenitore dal quale attingere voti elettorali, consensi politici e un posteggio di clientele politiche con incarichi di alta dirigenza.

Alcune di queste istituzioni hanno un sistema immunitario efficientissimo: sono spravvissute a ben 2 guerre mondiali, una dittatura e al passaggio della forma dello Stato da monarchia a repubblica. Così resistono l'Ente per il patronato pro-ciechi intitolato alla regina Margherita e l'Istituto nazionale dei ciechi istituito da Vittorio Emanuele II. Godono di ottima salute anche l'Istituto nazionale studio ed esperienza archittettura navale, il Fondo bombole di metano, l'Ente italiano montagna, che doppia le comunità montane e che di recente è stato oggetto di salvataggio diventando Istituto nazionale della montagna, il cui costo si aggira a circa 490 mila euro all'anno.

Hanno una salute di ferro anche la Fondazione Marconi, l'Ente per la carta e la cellulosa, l'Associazione nazionale controllo combustione, la Cassa conguaglio zucchero. Nella lista degli untouchables sono finiti anche l'ente nazionale per le tre Venezie, l'Ufficio accertamenti e notifica sconti farmaceutici, l'Ente giuliano autonomo di Sardegna, l'Istituto italiano per l'Africa e l'Oriente e l'Istituto Beata Lucia di Narni. L'Ente nazionale risi, il cui scopo è occuparsi del delicatissimo monitoraggio del mercato del riso italiano, deve la sua sopravvivenza alla generosità del ministro delle Politiche agricole Paolo De Castro, che l'ha tolto dalla lista dei "sopprimibili".

Poi come mettere le mani su quegli enti che rispondono ad esigenze particolari locali? Così risultano utilissimi nel Veneto l'Istituto per la conservazione della gondola e la tutela del gondoliere, in Piemonte il Centro piemontese per gli studi africani, e in Campania l'Ente per lo studio dei materiali plastici per i poteri di difesa dalla corrosine.

Eppure in una lettera aperta l'Unione delle Province italiane denunciò all'allora presidente del Consiglio Mario Monti l'esistenza di ben 3.127 enti inutili, il cui costo complessivo si aggira interno ai 7 miliardi di euro l'anno. Strutture create dal nulla spesso per spartire poltrone e gestire potere, si legge nella lettera, essi rappresentano le stanze segrete della politica, di cui i cittadini ignorano perfino l'esistenza, anche se sono loro, con le loro tasse, a finanziarle e tenerle in vita. Che fine hanno fatto le denunce  e i buoni propositi descritti nella lettera? Forse come succede per le letterine di Babbo Natale sono stati accantonati dopo aver ricevuto i regali? In realtà negli ultimi 10 anni dei presunti 714 enti ne sono steti cancellati o riordinati solo 37, creandone però quattro nuovi. Nel 2012 il Servizio per il contollo parlamentare della Camera ha redatto un rapporto sull'argomento, denunciando che tale insignificante risultato è dovuto alla mancanza di un censimento degli enti pubblici non economici esistenti in Italia. In poche parole nessun governo si è mai preoccupato di individuare gli enti esistenti sul territorio per valutarne lo scopo e l'utilità economica o sociale, rendendo così di fatto impossibile un serio lavoro di riordino e di tagli.

Anche la complessa procedura di liquidazione ha contribuito a far sopravvivere per anni enti formalmente dichiarati soppressi. Caso scuola in questo senso è quello riguardante l'Unione edilizia nazionale, soppressa formalmente  per decreto regio nel 1928. Fino al 1966 si procedette alla fase della liquidazione, vendendo un pò di beni e pagando un pò di crediti. Nel 1966 il ministro del Tesoro dell'epoca, per accellerare l'iter, dette l'incarico della procedura di liquidazione allo stesso Ministero del Tesoro: il risultato fu che solo per trasferire gli incartamenti ci vollero circa quattro anni. L'ente fu smantellato definitivamente dopo settanta anni, ossia nel 1998.

Nel corso degli anni fu anche istituito un apposito "Ente per l'abolizione degli enti inutili", definito successivamente Iged ossia "Ispettorato generale per la liquidazione degli enti disciolti"; esso portò alla liquidazione di 701 enti degli 827 individuati nel 1956, fino al 2002, quando l'IGED divenne esso stesso inutile, procedendo, così, alla fase di liquidazione. Il risultato è che secondo la Corte dei Conti l'Iged è costato dal 2000, 99 milioni e 581 mila euro e l'Istituto non è affatto sciolto, ma inglobato nell'Ispettorato generale di Finanza, dove continuano a lavorare alcune decine di dipendenti che ora si occupano delle gestioni delle liquidazioni e dei contenziosi degli enti disciolti.

Quindi tra veti e interessi politici, stato di liquidazione e contenziosi risolvere eliminare le macchine mangiasoldi dello Stato resta uno dei tanti  problemi tutti italiani.