Giovedì, 16 Aprile 2009 AbruzzoL'accusa, mio fratello non doveva morireA L'Aquila si costituisce un comitato composto da 80 giovaniFonte ANSA
Dell'inviato Vincenzo Sinapi L'AQUILA - "Non è giusto, mio fratello non doveva morire così". Quella di una giovane che ha perso il fratello nel crollo della Casa dello studente è una delle tante denunce finite nel fascicolo aperto dalla procura dell'Aquila che vuole capire se c'é qualcuno cui si può addossare la responsabilità di tutti quei morti. Le denunce sono decine e aumentano ora dopo ora. Parlano di allarmi sottovalutati, di crolli "assolutamente inspiegabili", oppure "annunciati". Addirittura un comitato di circa 80 giovani ospiti della struttura, "Casa dello studente parte civile", si è costituito presentando un esposto alla procura: "Ho deciso di aderire per avere giustizia - spiega Marilena Faragasso, studentessa originaria di Agri (Cosenza) - c'erano tante cose in quella struttura che non andavano e sono state prese alla leggera. Quanto da noi denunciato doveva costituire un campanello allarme, ma nessuno ci ha ascoltati". Quella notte Marilena dormiva nella casa dello studente e si è salvata scendendo in strada con un gruppo di giovani che si sono aiutati a vicenda. In un altro degli esposti presentato agli inquirenti si legge:"Ho comprato una casa tre mesi fa, i soldi di una vita. Mi avevano detto, assicurato, che era antisismica, invece è crollata". Numerosi denunce, secondo quanto si è appreso, riguardano case costruite in cemento armato che sono crollate mentre altre, lì vicino, non hanno fatto una piega, o anche edifici regolarmente collaudati eppure lesionati in modo tale da renderli del tutto inagibili. Molto spesso, questi esposti sono corredati da foto e filmati di come era l'immobile prima del terremoto e, in alcuni casi, anche delle fasi di costruzione. Accanto a questi, ci sono poi quei cittadini che hanno perso dei parenti nei crolli e che, durante il lungo sciame sismico che ha preceduto il terremoto del 6, avevano ricevuto più di una segnalazione di allarme da parte dei loro cari. Segnalazioni alle quali erano seguite altrettante rassicurazioni da parte di soggetti che vengano puntualmente indicati. Sono esposti, questi ultimi, carichi di rabbia per "una tragedia che si poteva evitare". Tra chi ha denunciato la "sottovalutazione dei ripetuti allarmi" lanciati c'é la giovane che piange il fratello morto nella Casa dello studente ed anche alcuni che hanno perso dei figli nello stabile crollato in via XX Settembre 79 (7 morti). Gli investigatori hanno già sentito sommariamente alcune di queste persone, probabilmente la stessa ragazza. Altre si apprestano invece a sentirne nelle prossime ore. Sono i costruttori che hanno realizzato gli immobili crollati. Questo atto istruttorio è delegato in primis alla Gdf che ha già acquisito buona parte dei documenti che ricostruiscono la "vita" dei vari stabili: sulla base di queste carte e dei primi esiti delle perizie sui reperti raccolti verrà chiesto conto a chi ha costruito case e palazzi della rispondenza alla normativa antisismica e dei materiali adottati. Il sostituto procuratore Fabio Picuti ha fatto il punto in serata con tecnici e investigatori: il punto centrale, al momento, è quello di ricostruire il modo in cui gli immobili hanno reagito al sisma. Per questo gli inquirenti hanno già acquisito i video girati dalle tv locali subito dopo la scossa e le immagini riprese dalle telecamere a circuito chiuso. L'obiettivo è vedere come hanno reagito i palazzi, come hanno oscillato, come sono crollati. "Sarà molto utile ai nostri tecnici", si limita a dire il pm. Uno degli altri aspetti della "madre di tutte le inchieste" e poi quello che riguarda il rischio di infiltrazioni mafiose. Il presidente della Regione, Gianni Chiodi, ha ribadito oggi che "non esiste l'equazione Abruzzo uguale mafia", ma gli investigatori stanno comunque prendendo ogni contromisura affinché i tentacoli della piovra stiano lontani dall'affare miliardario della ricostruzione. Il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, ha annunciato la creazione di una apposita task force di supporto al procuratore dell'Aquila e proposto una lista di grandi aziende "pulite" che dovranno avere il ruolo di organizzatori di quello che c'é da fare. Un monitoraggio in questo senso è già stato avviato dalla Guardia di Finanza, mentre un occhio particolare è riservato ai detenuti al 41 bis, il carcere duro, nei penitenziari abruzzesi: il sospetto, affermano gli investigatori, è che possano costituire un "punto di riferimento" sul territorio per le organizzazioni mafiose e che possano veicolare informazioni e 'direttive' anche attraverso i colloqui con i familiari. |