Domenica, 24 Maggio 2009 AbruzzoLa Val di Sangro come un desertoLa trattativa in corso con la Opel fa temere tagli alla SevelPubblicato su "Il Messaggero"
di MARIO GIANCRISTOFARO LANCIANO - Adesso il rischio è che la crisi di una grande azienda si trasformi nella crisi, finanche irreversibile, di un vasto territorio. E i sintomi, purtroppo, ci son già tutti. L'azienda, come si sarà già capito, è la Sevel, prima industria d'Abruzzo, con 6 mila dipendenti. Il territorio è la Val di Sangro, ma non solo, visto che quasi non c'è Comune della provincia di Chieti che non abbia lavoratori occupati nello stabilimento del gruppo Fiat. Tre gli aspetti più preoccupanti del "caso" Sevel dove, per ora, c'è cassa integrazione fino al 15 giugno: la crisi delle aziende dell'indotto; il crollo delle attività commerciali collaterali; la possibilità di un ridimensionamento futuro della stessa Sevel. Vediamo. Indotto. Finora la situazione di queste aziende, circa 2 mila occupati, è stata un po' ignorata perché a tenere banco è il "colosso" Sevel. «I sindacati, nella loro unitarietà, - commenta Domenico Bologna, segretario provinciale della Fim-Cisl - non hanno dimenticato l'indotto, solo che a livello mediatico il risalto maggiore è per la Sevel. Ma va detto che nelle aziende dell'indotto la crisi si vive in modo ancora più drammatico che nelle grandi fabbriche. Queste aziende, infatti, hanno una doppia difficoltà: non possono programmare direttamente perché sono legate alle decisioni della casa-madre; trovano, inoltre, più difficoltà a reperire credito presso le banche. Per questo chiediamo un "tavolo" istituzionale per monitorare anche quello che avviene nelle piccole e medie aziende». Attività commerciali collaterali. In Val di Sangro, attorno alla Sevel e alle altre aziende, sono sorte tante attività commerciali: bar, ristoranti, pizzerie, self-service, officine, negozi di ogni tipo. «Tutte queste attività - sottolinea Nicola Manzi, segretario provinciale della Uilm-Uil -,con i lunghi periodi di cassa integrazione delle aziende industriali, sono in grave sofferenza. E chi ha contratto mutui per metterle su o per ampliarle, adesso non sa come davvero come superare la difficoltà». Come dire che c'è un impoverimento generale. Il futuro della Sevel. «Noi - dice Marco Di Rocco della Fiom-Cgil -, anche in base a certi riscontri, abbiamo il fondato timore che si vada verso un ridimensionamento della Sevel. Un indizio? La Fiat, invece di cercare un accordo con la consociata Psa-Citroen, con cui produce il "Ducato" in Val di Sangro, in questi giorni sta puntando sulla Opel che produce anche furgoni. E, quindi, quei "tagli" che, come dice lo stesso Marchionne, ci saranno in tutta Europa, potrebbero riguardare anche la Sevel. Occorre che le Istituzioni, a cominciare dalla Regione Abruzzo, si facciano sentire per avere dalla Fiat parole chiare sul futuro della Sevel». Insomma, ce ne sarebbe abbastanza per far alzare le "antenne" al mondo della politica e delle istituzioni d'Abruzzo, ma finora i lavoratori e i loro sindacati sono stati lasciati pressoché soli. |