Lunedì, 12 Dicembre 2011 L'avvocato informa

Responsabilità Sanitaria

La responsabilità del medico sportivo per rilascio di certificato di idoneità

A cura dell’Avv. Sergio Lapenna (Foro di Vasto)

Oggigiorno, troppo spesso e con estrema leggerezza si fa ricorso all'espressione "malasanità", lo fanno i giudici, i giornalisti e, per riflesso, la gente comune.

Quando si verifica una fatalità in campo medico, tuttavia, occorre pur sempre tener conto che la medicina, a differenza di altri campi scientifici, ha di fronte un dedalo inestricabile di possibilità - determinate dalla colossale complessità del corpo umano e dalle patologie di cui può essere affetto - che talvolta esime il medico da ogni rimprovero di leggerezza o imperizia.

Un fattore davvero insignificante, talvolta, e magari solo in quel caso, può assumere un rilievo fatale mai registrato prima dall'esperienza.

In questi termini, parlare di malasanità e davvero fuori luogo.

Esistono altri casi, invece - come quello in commento -, in cui la leggerezza del medico è talmente grave ed imperdonabile, che parlare di "malasanità" è solo un eufemismo.

Di recente, la suprema Corte di Cassazione ha dovuto affrontare la triste sciagura toccata ad un giovane calciatore per essere stato autorizzato, nonostante le note patologie cardiache di cui era affetto, a praticare lo sport di cui era appassionato, tra l’altro da un medico specialista nel settore.

Secondo quanto precisato già dai giudici di merito, la responsabilità del medico consisteva nell’aver rilasciato il certificato di idoneità sportiva al ragazzo, nonostante lo stesso avesse, già in passato, sofferto alcune patologie di origine cardiaca.

Patologie di cui il medico sportivo era stato ben informato.

Queste informazioni, avrebbero dovuto portare il medico specialista all’effettuazione di ulteriori approfondimenti diagnostici che, invece, non ci sono stati.

Anzi, il giovane è stato giudicato idoneo ed in buona salute!

Di fronte alle patologie già conosciute del paziente, il medico non solo non avrebbe dovuto rilasciare il certificato ma, anzi, avrebbe dovuto disporre accertamenti ancora più rigorosi.

Se il medico avesse negato l’idoneità allo svolgimento di attività sportiva agonistica, invece, quel giorno il giovane non sarebbe morto; senza ulteriormente contare il fatto che una giusta diagnosi avrebbe potuto permettere le cure utili al fine di contenere o, comunque, ritardare la morte improvvisa.

Per approfondimenti e richieste: s.lapenna@digitaldomain.it