Martedì, 11 Novembre 2025 Abruzzo

Quanto guadagnano gli onorevoli abruzzesi

Antonio Angelucci, deputato della Lega, patron delle cliniche private, editore è il più ricco

E’ un abruzzese, originario di Sante Marie in provincia dell’Aquila, il parlamentare più ricco in assoluto in base alla classifica delle dichiarazioni dei redditi, pubblicati sui sti di camera e Senato: Antonio Angelucci, deputato della Lega, patron delle cliniche private, editore dei quotidiani filogovernativi Libero, il Tempo e il Giornale, con ben 4.773.406 euro, come risulta nella dichiarazione dei redditi del 2024, in attesa di quella aggiornata.

Tra i più alti in classifica dei “Paperon de Paperoni” c’è poi l’avvocata e presidente della commissione Giustizia del Senato, Giulia Bongiorno, anche lei della Lega, con  3.259.340 euro e Giulio Tremonti, economista ed ex ministro delle Finanze, ora in Fratelli d’Italia con 2.171.511 euro,  Matteo Renzi leader di Italia Viva con 2.339.469 euro.

Molto più in basso, ben lontani dal gotha dei milionari, troviamo invece i parlamentari abruzzesi oppure eletti in Abruzzo alle politiche dell’autunno 2022.

Tra loro, il più ricco risulta essere Giulio Cesare Sottanelli di Azione, di cui è segretario regionale, con 212.404 euro, in virtù non solo dell’indennità base netta che è meno di  5mila euro al mese e le altre voci da inserire in dichiarazione dei redditi – qui di seguito l’elenco dei vari rimborsi e benefit – ma grazie alla sua attività di assicuratore, con due agenzie e varie filiali.

Al secondo posto troviamo il deputato del Partito democratico, ex presidente della Regione ed ex sindaco di Pescara, Luciano D’Alfonso, con 181.830 euro.

Terza in classifica c’è poi il presidente del Consiglio Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, eletta nel collegio L’Aquila-Teramo con un reddito di 180.031 euro, molto meno rispetto ai quasi 460.000 euro dichiarati nel 2024, questo perché nel frattempo ha comprato casa, dove ora viva, nel quartiere Eur di Roma.

Al quarto posto troviamo il deputato Nazario Pagano, coordinatore regionale di Forza Italia, presidente della commissione Affari costituzionali, ma la dichiarazione dei redditi pubblicata è quella del 2024, di 178.552 euro, in attesa che pubblichi quella del 2025.

Seguono, rimanendo alla Camera dei deputati, Guerino Testa di Fratelli d’Italia, con 125.718 euro, l’economista toscano, eletto in Abruzzo, Alberto Bagnai della Lega con 119.963 euro,  il romano Fabio Roscani di Fratelli d’Italia, con 99.801 euro, “paracadutato” in Abruzzo, presidente di Gioventù Nazionale, organizzazione giovanile del partito, che prima dell’elezione nel 2021 dichiarava  un reddito di “soli” 46.795 euro.

C’è poi Daniela Torto del Movimento 5 stelle con 98.786 euro, e la marchigiana Rachele Silvestri, anche lei paracadutata di Fdi, con 98.471. euro, ma anche qui la dichiarazione dei redditi è quella del 2024, e la sezione “documentazione patrimoniale” non è stata ancora aggiornata.

Spostiamoci al Senato: la più ricca tra gli onorevoli abruzzesi risulta essere Gabriella Di Girolamo del Movimento 5 Stelle, con 103.665 euro, segue Michele Fina del Partito democratico, ex segretario regionale, con 100.356 euro, Etel Sigismondi, segretario regionale di Fratelli d’Italia, con 99.854 euro, e infine, il più “povero” tra i senatori abruzzesi è Guido Liris, capogruppo alla commissione Bilancio di Fratelli d’Italia con 99.430 euro.

Tra i capi partito che non hanno ancora pubblicato le loro dichiarazioni relative al 2025 oltre al citato Matteo Renzi, troviamo Giuseppe Conte del Movimento 5 stelle, ex presidente del Consiglio, con un reddito nel 2024 di 106.580 euro

Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, leader della Lega, ha dichiarato 103.524 euro l’altro vicepremier, ministro degli Esteri e segretario nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, 187.000 euro, il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi è a quota 250.000 euro. Il leader di Azione Carlo Calenda a 122.285 euro, Angelo Bonelli dei Verdi a 102.802 euro.

Redditi relativamente più modesti per la segretaria del Partito democratico Elly Schlein, con 98.471 euro e di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni con 99.000 euro.

E’ bene infine fare chiarezza, citando quello che è spiegato nel sito della Camera dei deputati ( per i senatori la situazione è tutto sommato analoga), su quanto ammonta il compenso lordo e netto, e quali solo poi gli altri rimborsi, diarie ed esenzioni.

L’indennità parlamentare è prevista dall’articolo 69 della Costituzione, a garanzia del libero svolgimento del mandato elettivo.

In termini netti l’importo dell’indennità parlamentare, corrisposto per 12 mensilità, è pari a 5.290,71 euro, al quale devono poi essere sottratte le addizionali regionali e comunali, la cui misura varia in relazione al domicilio fiscale del deputato. Tenuto conto del valore medio di tali imposte addizionali, l’importo netto mensile dell’indennità parlamentare risulta pari a circa 5.000 euro.

Tale misura netta è determinata sulla base dell’importo lordo di 10.435,00 euro, sul quale sono effettuate le dovute ritenute previdenziali (pensione e assegno di fine mandato), assistenziali (assistenza sanitaria integrativa) e fiscali (IRPEF e addizionali regionali e comunali).
Per i deputati che svolgono un’altra attività lavorativa, l’importo netto dell’indennità ammonta a circa 4.750 euro, corrispondenti a 9.975,00 euro lordi.

Viene poi riconosciuta una diaria, a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma di 3.503  euro. Tale somma viene però decurtata di 206,58 euro per ogni giorno di assenza del deputato dalle sedute dell’Assemblea in cui si svolgono votazioni con il procedimento elettronico.
È considerato presente il deputato che partecipa almeno al 30 per cento delle votazioni effettuate nell’arco della giornata.

Si applica inoltre un’ulteriore decurtazione, fino a 500 euro mensili, in relazione alla percentuale di assenze dalle sedute delle Giunte, delle Commissioni permanenti e speciali, del Comitato per la legislazione, delle Commissioni bicamerali e d’inchiesta, nonché delle delegazioni parlamentari presso le Assemblee internazionali.

C’è poi il rimborso delle spese per l’esercizio del mandato di 3.690 euro, corrisposto direttamente a ciascun deputato, salvo che lo stesso decida di avvalersi di collaboratori.  Si aggiungono dunque le spese di trasporto e spese di viaggio, visto che i parlamentari usufruiscono di tessere per la libera circolazione autostradale, ferroviaria, marittima ed aerea per i trasferimenti sul territorio nazionale.

Per i trasferimenti dal luogo di residenza all’aeroporto utilizzato per i collegamenti con Roma è previsto un rimborso forfetario (rimborso spese accessorie di viaggio) individuato in base a due fasce chilometriche.

Qualora la distanza da percorrere sia pari o inferiore a 100 km, il rimborso ammonta a 3.323,70 euro trimestrali; nel caso sia superiore, l’importo è pari a 3.995,10 euro a trimestre.

C’è poi il rimborso forfetario delle spese telefoniche da 3.098,74 a 1.200 euro annui.

Ciascun deputato versa obbligatoriamente, in un apposito fondo, una quota della propria indennità lorda, pari a 526,66 euro mensili, destinata al sistema di assistenza sanitaria integrativa, che eroga ai propri iscritti, senza oneri aggiuntivi per il bilancio della Camera, rimborsi per prestazioni sanitarie, secondo quanto previsto da un apposito tariffario.

Ciascun deputato versa poi mensilmente, in un apposito fondo, una quota della propria indennità lorda, pari a 784,14 euro. Al termine del mandato parlamentare, il deputato riceve l’assegno di fine mandato, che è pari all’80 per cento dell’importo mensile lordo dell’indennità, per ogni anno di mandato effettivo.

Ci sono infine i vituperati vitalizi. A seguire ecco una dettagliata scheda della Camera dei Deputati.

“Con deliberazioni del 14 dicembre 2011 e 30 gennaio 2012, l’Ufficio di Presidenza della Camera ha operato una profonda trasformazione del regime previdenziale dei deputati con il superamento dell’istituto dell’assegno vitalizio – vigente fin dalla prima legislatura del Parlamento repubblicano – e l’introduzione, con decorrenza dal 1° gennaio 2012, di un trattamento pensionistico basato sul sistema di calcolo contributivo, sostanzialmente analogo a quello vigente per i pubblici dipendenti.

Il nuovo sistema di calcolo contributivo si applica integralmente ai deputati eletti dopo il 1° gennaio 2012, mentre per i deputati in carica, nonché per i parlamentari già cessati dal mandato e successivamente rieletti, si applica un sistema pro rata, determinato dalla somma della quota di assegno vitalizio, definitivamente maturato alla data del 31 dicembre 2011, e di una quota corrispondente all’incremento contributivo riferito agli ulteriori anni di mandato parlamentare esercitato.

I deputati cessati dal mandato, indipendentemente dall’inizio del mandato medesimo, conseguono il diritto alla pensione al compimento dei 65 anni di età e a seguito dell’esercizio del mandato parlamentare per almeno 5 anni effettivi.

Per ogni anno di mandato ulteriore, l’età richiesta per il conseguimento del diritto è diminuita di un anno, con il limite all’età di 60 anni.

A tal fine, i deputati sono assoggettati d’ufficio al versamento di un contributo pari all’8,80 per cento dell’indennità parlamentare lorda.

Lo stesso Regolamento prevede inoltre la sospensione del pagamento della pensione qualora il deputato sia rieletto al Parlamento nazionale, sia eletto al Parlamento europeo o ad un Consiglio regionale, ovvero sia nominato componente del Governo nazionale, assessore regionale o titolare di incarico istituzionale per il quale la Costituzione o altra legge costituzionale prevede l’incompatibilità con il mandato parlamentare.

La sospensione è inoltre prevista in caso di nomina ad incarico per il quale la legge ordinaria prevede l’incompatibilità con il mandato parlamentare, ove l’importo della relativa indennità sia superiore al 50 per cento dell’indennità parlamentare. Tale regime di sospensioni costituisce una deroga rispetto alla normativa generale, nell’ambito della quale le ipotesi di divieto di cumulo della pensione con altri redditi sono state ormai abolite.

L’Ufficio di Presidenza ha altresì deliberato, in data 7 maggio 2015, una nuova disciplina che prevede la cessazione dell’erogazione degli assegni vitalizi e delle pensioni nei confronti dei deputati che abbiano riportato condanne per reati di particolare gravità.

Infine, a decorrere dal 1° gennaio 2019, è entrata in vigore la deliberazione adottata dall’Ufficio di Presidenza nella riunione del 12 luglio 2018, con la quale si è proceduto alla rideterminazione, secondo il metodo di calcolo contributivo, della misura degli assegni vitalizi e delle quote di assegno vitalizio dei trattamenti previdenziali pro rata, nonché dei trattamenti previdenziali di reversibilità, relativi agli anni di mandato svolti fino al 31 dicembre 2011”.