Venerdì, 1 Agosto 2025 Abruzzo

Tagli salari e indennità, in Abruzzo medici in rivolta

Oggi summit Sindacati-Verì: pronte le denunce

 Medici, oltre 12mila professionisti, e personale sanitario in rivolta in Abruzzo per i tagli al trattamento economico e nuova, pesante, grana per la maggioranza di centrodestra che governa la Regione, alle prese in questo secondo storico mandato, cominciato alle elezioni del marzo dello scorso anno, con il difficile contrasto ad un deficit sanitario monstre.

Per il quale non sono bastati un saccheggio al bilancio ordinario regionale, finora oltre 400 milioni di euro, e l’aumento a scaglioni di reddito della aliquota Irpef.

Il dissenso è molto forte: c’è la bocciatura totale della gestione della sanità, e non si risparmia nessuno, la politica ma anche i burocrati, tra l’altro in guerra tra di loro, che non hanno saputo controllare l’andamento della spesa “ed hanno causato il deficit ed ora senza competenza specifica tagliano i fondi a chi lavora ed è in prima linea nell’assistere i pazienti e chi soffre”.

C’è dunque mobilitazione con la minaccia, neanche troppo velata, di azioni forti per il blocco degli aumenti del decreto Calabria relativo al salario accessorio deciso dal Dipartimento salute, diretto da Emanuela Grimaldi, proprio nell’ambito del piano di contenimento della spesa concordato con il severo tavolo di monitoraggio nazionale.

Secondo la denuncia degli operatori quell’aumento, prima concesso e poi sospeso, fa emergere una grave violazione delle regole da parte di della Regione, in particolare del presidente della giunta abruzzese, Marco Marsilio, di FdI, e dell’assessore regionale alla sanità Nicoletta Verì, secondo quanto si è appreso non d’accordo con la “cura draconiana” del Dipartimento che invece è per la linea dura perché responsabili della attuazione di quanto stabilito dal tavolo di monitoraggio nazionale in seno al quale non c’è la politica.

Per tentare di limitare i danni, anche se sarà difficile, e trovare una intesa, oggi alle 12 Veri’ riceverà a Pescara i sindacati, in testa Cgil, Cisl, Ugl e per i medici Anaao,  Cimo e Fesmed, Aaroi e Fvm.

In sostanza, si sta illegittimamente tagliando un diritto acquisito. E si tratta di svariati milioni di euro aumentati a dismisura perché negli ultimi anni la Regione ha assunto circa 4.000 operatori.

“Stanno colpendo ingiustamente una categoria che lavora senza risparmiarsi per curare i pazienti in condizioni sempre più precarie – tuonano i medici che parlano anche a nome dei paramedici -. Vogliamo ricordare che non è difficile trovare tra di noi professionisti che fanno accumulato 500 giorni di ferie non godute. E siamo una categoria che paga due volte visto che l’aumento delle tasse ha l’aliquota massima nei nostri redditi”.

Ma c’è di più: un folto gruppo di medici della Asl provinciale dell’Aquila, la più indebitata tra le quattro abruzzesi e da oggi con un vuoto di potere al vista la scadenza del dg facente funzione, Stefano Di Rocco, e la mancata nomina del successore di Ferdinando Romano ha promosso una class action per rivendicare un milionario risarcimento danni contro il mancato rinnovo degli incarichi professionali, pronti da due anni. Sempre alla Asl aquilana c’è malcontento – è stato denunciato – perché non è stata liquidata la indennità di risultato”.

A tale proposito, le organizzazioni rimproverano ai burocrati del Dipartimento di essere stati molto solerti bruttino tagli ma non altrettanto nel controllare i bilanci delle Asl o la mobilità passiva con soldi regalati ad altre Regioni, da parte di alcune aziende sanitarie, pagando persino premi finali di produzione ai 4 direttori generali per poi dire che la colpa del deficit sarebbe stata dei dg”.

“È evidente a questo punto che se ai manager sono stati pagati i premi, o sono stati virtuosi e quindi è stata sbagliata la programmazione regionale, oppure ai dg sono stati dati degli obiettivi inadeguati rispetto alle necessità imposte dalle regole di bilancio”, concludono.