Sabato, 26 Luglio 2025 Abruzzo

L’aumento dei prezzi alimentari nel 2025: un peso insostenibile per consumatori e pensionati

Un comunicato stampa di Federconsumatori Abruzzo

Nel 2025 l’inflazione alimentare continua a incidere pesantemente sul bilancio delle famiglie italiane. A Pescara, i dati sui prezzi al consumo restituiscono un quadro allarmante: dal 2022 a oggi, il costo della spesa alimentare è cresciuto in media del 18,3%, con rincari che in alcuni casi superano il 50%. Un trend che colpisce in modo particolare le fasce più fragili della popolazione: lavoratori a basso reddito, nuclei familiari e pensionati.

Il caro-prezzi ha effetti tangibili sulla vita quotidiana. Oggi un pasto completo costa €5,54 al giorno a persona, contro i €4,68 di tre anni fa. Per una famiglia di quattro persone significa una spesa mensile di circa €660 solo per l’alimentazione, con un incremento di €100, rispetto al 2022. A risentirne sono soprattutto le scelte alimentari: sempre più cittadini si vedono costretti a rinunciare a prodotti freschi e salutari, come pesce o frutta di stagione, per orientarsi su alimenti più economici ma meno nutrienti, come pasta, riso o cibi confezionati.

Emblematico è il caso del caffè: bene simbolo della quotidianità italiana, il suo prezzo è salito del 56,7%, passando da €0,19 a €0,30 a tazzina. Chi ne consuma due al giorno, oggi spende €18 in più al mese solo per questa abitudine.

L’aumento dei prezzi alimentari non è stato compensato da un adeguato aumento dei salari. Un lavoratore con uno stipendio netto medio di €1.500 ha visto il proprio potere d’acquisto ridursi di circa €100-150 al mese, considerando solo l’aumento della spesa per l’alimentazione. La situazione è ancora più difficile per i lavoratori precari o part-time, per i quali il costo del cibo può arrivare ad assorbire fino al 30-40% del reddito mensile, riducendo drasticamente la capacità di risparmio e di spesa in altri ambiti essenziali.

Tra le categorie più colpite ci sono senza dubbio i pensionati, il cui assegno medio mensile – fermo tra i €1.200 e i €1.400 – non tiene il passo con l’aumento dei costi. Alcuni prodotti di base hanno subito rincari significativi: il latte è aumentato del 15,2%, il pane del 15%, la pasta dell’1,4%. Di fronte a questi aumenti, molti anziani sono costretti a tagliare altre spese importanti, come quelle sanitarie o ricreative, con un impatto diretto sulla qualità della vita. Sempre più spesso, chi non può contare su aiuti familiari o integrazioni è costretto a rivolgersi a mense sociali o a richiedere bonus spesa.

Per affrontare questa situazione critica, sono necessarie risposte su più livelli:

Scelte quotidiane con acquisti consapevoli e sostenibili, come ad esempio, sostituire le bevande industriali, come i succhi di frutta (aumento +51,9%) con frutta fresca stagionale oppure nel preferire prodotti locali, stagionali e a chilometro zero, valorizzando la rete dei mercati rionali e le filiere corte. Approfittare di promozioni e sconti mirati, evitando sprechi e privilegiando la qualità rispetto alla quantità.

Misure istituzionali urgenti, cioè, istituire forme di attività  per  rafforzare i meccanismi di controllo sui rincari ingiustificati, in particolare su beni di prima necessità come l’olio extravergine d’oliva, che ha registrato un aumento del 67%.

L’aumento dei prezzi alimentari è una tendenza globale, ma in Italia, e in particolare in Abruzzo, si scontra con l’assenza di adeguamenti salariali e pensionistici che rendano sostenibili i costi della vita. I dati fiscali della regione Abruzzo mostrano una distribuzione del reddito che spiega, in parte, le difficoltà delle famiglie di fronte all'aumento dei prezzi alimentari.

I dati IRPEF 2024 dipingono una realtà preoccupante per l’Abruzzo: 

oltre il 55% dei contribuenti guadagna meno di 20.000€ l’anno, ovvero sotto i 1.340€ al mese (calcolato su 13 mensilità):

quasi un abruzzese su quattro (22,6%) sopravvive con meno di 577€ mensili (reddito annuo sotto i 7.500€);

solo una minima parte (2%) supera i 75.000€ annui, mentre la classe media, quella più tartassata (29.000-50.000€) si sta assottigliando.

Il rischio concreto è l’accentuarsi delle disuguaglianze sociali, con una fetta sempre più ampia di popolazione costretta a rinunciare alla qualità della vita per far fronte alla spesa quotidiana. Senza interventi strutturali e tempestivi, la crisi alimentare rischia di diventare una vera e propria emergenza sociale.

Fonti: elaborazioni su rilevazioni Osservatorio.mise/gov - Prezzi medi 2022 vs 2025 Pescara.