Giovedì, 26 Giugno 2025 AbruzzoBUFERA A PESCARA: TAR ANNULLA VOTO IN 27 SEZIONILE CARTE IN PROCURA, “POTENZIALI MANOMISSIONI”Saranno circa 16mila i pescaresi richiamati alle urne, se il Consiglio di Stato confermerà la clamorosa sentenza del Tar che ha annullato il voto il 27 sezioni su 171 delle elezioni comunali del giugno 2024. E dunque potrebbe essere rimessa in discussione la vittoria di Carlo Masci di Forza Italia, riconfermato per un secondo mandato, alla guida della coalizione di centro-destra, al primo turno per soli 584 voti sopra il 50%, con 31.535 voti totali, vincendo sul candidato del centrosinistra Carlo Costantini, con il 34,2% (21.192 voti), il civico Domenico Pettinari al 13,08% (8.096 voti) e Gianluca Fusilli di Italia viva con il 1,73% (1.070 voti). In caso di ripetizione delle elezioni seppure parzialmente, bisognerà vedere se Masci riuscirà a mantenere i voti necessari per restare sopra la soglia del 50%. Altrimenti sarà ballottaggio. Il Tar Abruzzo ha disposto ‘”annullamento degli atti di proclamazione degli eletti dei candidati a Sindaco e Consiglieri Comunali”, oltre all’obbligo di ripetere il procedimento elettorale “per 27 sezioni. Il voto andrà ripetuto nelle sezioni 2, 28, 31, 43, 44, 46, 55, 57, 71, 74, 89, 117, 140, 157, 166, 25, 42, 45, 47, 51, 73, 78, 90, 95, 137, 145, e 169”. Con conseguente “annullamento delle votazioni e del risultato della procedura elettorale qui gravata, con annullamento degli atti di proclamazione degli eletti dei candidati a Sindaco e Consiglieri Comunali e di nomina”. “Fino alla nuova proclamazione, a seguito del rinnovo parziale delle elezioni, gli attuali organi elettivi comunali continuano a esercitare le loro funzioni, per quanto attiene all’ordinaria amministrazione e agli atti urgenti e indifferibili”, si legge. Nel testo della sentenza si elenca l’ampia casistica di “errori commessi” nelle 27 sezioni, che motivano l’annullamento del voto, ma anche “plichi manomessi” e c’è anche dunque un altro scottante risvolto della vicenda: i giudici amministrativi hanno trasmesso tutto in Procura di Pescara per valutare la sussistenza di ipotesi di reato. Si legge infatti nella sentenza: “anche sulla base di quanto suggerito da tale giurisprudenza, sia con riferimento a tali presunte manomissioni e danneggiamenti sia con riferimento a casi di mancata presentazione o allontanamento dalle funzioni presso il seggio elettorale sia, ancora, per i casi di smarrimento di documentazione e dei verbali, si ritiene opportuno trasmettere tutti gli atti alla locale Procura della Repubblica, per una eventuale verifica, nell’ambito delle proprie competenze, circa la sussistenza di ipotesi di reato”. Il ricorso era stato presentato da Rita Antonietta Troiani e Giorgia Di Federico, cittadina e candidata non eletta alla carica di consigliere comunale, rappresentate e difese dagli avvocati Gianluigi Pellegrino e Luca Presutti, che hanno contestato irregolarità in più dei due terzi delle sezioni. Ovvero: “nei verbali risulta impossibile verificare la corrispondenza tra le schede autenticate, da un lato, e quelle utilizzate per il voto oltre quelle non utilizzate, dall’altro, oppure tale corrispondenza è espressamente esclusa”. sono state “autenticate schede in numero superiore agli elettori iscritti”, “manca la indicazione del numero delle schede non autenticate consegnate e/o avanzate, con conseguente impossibile tracciabilità”, “mancanza dei verbali di consegna delle schede di voto”, “in alcune sezioni l’ufficio centrale elettorale si sarebbe spinto oltre una mera correzione di errori aritmetici contenuti nei verbali di sezione, rielaborando i risultati in modo privo di rigore scientifico e dunque opinabile”, . “non sono stati rinvenute le liste degli elettori delle sezioni e i registri per l’annotazione del numero di tessera elettorale degli elettori che hanno votato”, “il numero delle schede non corrisponde al numero dei votanti” e ancora “errori nel calcolo dei voti disgiunti”. Il Tar ha accolto parte delle motivazioni, a seguito di verifiche affidate alla Prefettura. La Corte d’Appello dell’Aquila nelle scorse settimane ha cancellato dall’albo 14 presidenti di seggio per i troppi errori commessi. Al centro della sentenza c’è il concetto di prova di resistenza: “Il numero di 584 voti in più rispetto a 30.952 – si legge – deve essere individuato come soglia ai fini della prova di resistenza, nel presente giudizio, avendo consentito la elezione al primo turno ed evitato il cosiddetto ballottaggio”. “Una volta che la prova di resistenza è superata – si legge ancora – le operazioni elettorali devono essere ripetute in tutte le sezioni in cui si è riscontrato il vizio ritenuto grave, pur se ha coinvolto poche schede. Superata appunto la prova di resistenza, l’interesse tutelato è la piena autenticità del voto nella interezza del corpo elettorale”. Il numero di schede “sulle quali vi è assoluta incertezza”, scrivono i giudici amministrativi, “supera di per sé il numero necessario ai fini della prova di resistenza, senza alcun bisogno di ipotizzare un effetto moltiplicatore ipotetico dell’uso, di tutte o di alcune di esse, come cd. scheda E ancora: “sommando tutte le schede coinvolte nelle sezioni sopra illustrate, anche con una semplice operazione matematica, il risultato è evidente e supera ampiamente la prova di resistenza (superando nel complesso ampiamente le 1000 unità di schede coinvolte), e ciò senza considerare tutte le ulteriori numerosissime irregolarità che hanno caratterizzato la presente tornata, e che il Collegio e il verificatore hanno ritenuto non sostanziali, al fine di conservare il risultato elettorale”. In una nota il sindaco Masci annuncia il ricorso al Consiglio di Stato e commenta: “Prendo atto della sentenza del Tar di Pescara, che ha annullato le elezioni in 27 sezioni su 170 per errori formali dei Presidenti di seggio. A una prima lettura la sentenza appare travisare fatti e numeri, è distorta nelle motivazioni, errata nelle conclusioni, ma soprattutto non rispettosa della volontà popolare, dato che il riconteggio dei voti ha confermato la vittoria al primo turno del sindaco con 494 voti in più del 50% (derivante da una vittoria piena in 163 sezioni su 170, oltre il 95% delle sezioni)”. “Il Tar – aggiunge – ha amplificato a dismisura meri errori di verbalizzazione dei Presidenti, che non dovrebbero mai poter incidere sul voto, considerandoli invece elementi sostanziali e dirimenti per l’annullamento del voto stesso. Tutto ciò crea un vulnus pericoloso perché non si parla mai dei voti dei cittadini regolarmente risultanti dal riconteggio. Se dovesse passare il ragionamento fatto dal Tar tutte le elezioni italiane dovrebbero essere annullate, perché non contano i voti (in questo caso mai messi in discussione da nessuno), ma gli errori effettuati (sempre) dai Presidenti di seggio successivamente al voto”. “Per questi motivi annuncio da subito ricorso al Consiglio di Stato avverso la sentenza affinché venga riconosciuto il voto sostanziale dei cittadini rispetto agli errori formali dei Presidenti, che ci sono stati e ci sono sempre in ogni elezione, Nel frattempo, come stabilito dal Tar, continuerò serenamente a svolgere il mio ruolo di sindaco, seppur per l’ordinaria amministrazione e per gli atti urgenti e indifferibili”, conclude Masci. Per Carlo Costantini, candidato sindaco di Pescara per il centrosinistra alle elezioni: “Il Tar di Pescara ha accertato che il risultato elettorale che ha consentito a Masci di vincere al primo turno non è attendibile, non è genuino e non è veritiero. Alla Procura della Repubblica di Pescara, alla quale il Tar ha trasmesso la sentenza e l’intero fascicolo processuale, spetterà il compito di accertare se si è trattato di brogli o solo di irregolarità, per quanto gravissime”. “I giudici amministrativi, pur applicando nella massima estensione il principio di conservazione dei risultati – scrive Costantini – hanno ravvisato in accoglimento del ricorso gravissime irregolarità in nessun modo sanabili, disponendo quindi un nuovo voto in 27 sezioni. Un ringraziamento sincero va alle ricorrenti e agli avvocati Gianluigi Pellegrino, di Roma, e Luca Presutti, di Pescara”. Scrive il deputato Pd Luciano D’Alfonso: “Oltre 16mila cittadini di Pescara aventi diritto al voto dovranno tornare alle urne per decidere il nome del sindaco del capoluogo adriatico. È quanto ha stabilito la lungamente attesa sentenza del Tribunale amministrativo regionale che si è definitivamente pronunciata sul ricorso presentato da due cittadini e dall’ex consigliera Stefania Catalano circa l’esito della competizione elettorale che ha consentito all’avvocato Carlo Masci di evitare il ballottaggio per soli 584 voti, una sentenza che riapre la partita in 27 sezioni, ovvero per il 16 per cento degli elettori di Pescara”. “Una sentenza – osserva – che oggi offre diversi spunti di riflessione. Innanzitutto sullo spazio temporale impiegato per giungere alla sentenza, arrivata a oltre un anno di distanza dal voto. Almeno 365 giorni di distanza lasciano presupporre che ci sia stato un dibattimento intenso, giuridicamente e amministrativamente combattuto in seno al Tar, che si è tradotto in quasi 100 pagine di motivazioni, che andremo a leggere in maniera approfondita a mente fredda e penne pronte a prendere appunti da tradurre in atti tipici”. “Altra riflessione, più meditata e amara, sul rinvenimento di plichi elettorali manomessi in ben 21 sezioni sulle 27 in cui il voto è stato annullato, con relativa trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica per le attività di competenza, replicando quanto accaduto nelle scorse ore a proposito della gara inerente alla gestione delle mense ospedaliere in Abruzzo. Ovvero, il Tar ha evidentemente ravvisato atti talmente gravi da avere la necessità di coinvolgere la Magistratura penale e anche su questo ci riserviamo di leggere in maniera dettagliata ogni singolo rigo di quella parte della sentenza, perché ora è il momento di capire in maniera chiara dove si è creato il vuoto amministrativo. Occorre capire quale sia il livello di coinvolgimento di tutti gli attori, dove sia cominciata la eventuale libera iniziativa di presidenti e scrutatori di seggio, che sono pubblici ufficiali a tutti gli effetti, e quali siano le ragioni a monte. Quelle oggi oggetto di revisione sembrano operazioni elettorali di natura bulgara caratterizzate da una incredibile e sconcertante fragilità organizzativa”. “Interessante – aggiunge D’Alfonso – è il disposto dell’ordinaria amministrazione e degli atti indifferibili e urgenti che viene consentita agli amministratori in carica fino al ritorno alle urne. Questo a riprova del contenuto impegnativo della sentenza e di quanto questa debba invitare a una riflessione profonda la classe dirigente in carica con un atto di coraggio che tenga conto di tutta la consapevolezza necessaria”. “Credo che tale sentenza, meritevole di aver ripristinato in parte la verità di una partita elettorale che in potenza avrebbe potuto avere altra sorte determinata da quello spauracchio, tutto del centrodestra, chiamato ‘ballottaggio’, scriva una brutta pagina per la città di Pescara che, a un anno e mezzo dalla nascita della Nuova Pescara, comunque richiamerà alle urne oltre 16mila elettori, che dovranno essere formati e informati su quanto accaduto e sulle ragioni che hanno determinato la loro nuova espressione. Alla lettura completa della sentenza, si faranno tutte le considerazioni, che probabilmente richiederebbero ben altro atto di coraggio da parte dell’amministrazione in carica”, conclude. In una nota Daniele Licheri, segretario regionale di Sinistra Italiana Abruzzo, commenta: “Ringraziamo il Tar per l’enorme e minuzioso lavoro svolto, che ha fatto emergere irregolarità molto gravi nelle operazioni di voto a Pescara. Abbiamo atteso con serenità e fiducia l’operato della magistratura, senza entrare nel merito è chiaro che a oggi c’è l’urgenza di restituire immediatamente la parola ai cittadini tornando a votare, in una cornice di legalità e correttezza istituzionale”. “La sentenza con cui il Tar ha annullato l’esito elettorale in 27 sezioni del Comune di Pescara è una decisione incongrua, sproporzionata e del tutto avulsa dal contesto storico in cui quelle elezioni si sono svolte. A distanza di tredici mesi dal voto, viene messa in discussione una vittoria netta e pienamente certificata: il sindaco Carlo Masci, cui va la nostra piena solidarietà, è stato rieletto al primo turno con oltre 500 voti oltre la soglia del 50% più uno, e il riconteggio ha confermato il risultato. La volontà popolare è stata chiaramente espressa e rispettata, e ogni tentativo di ribaltarla appare inaccettabile”. È quanto dichiarano, in una nota congiunta, il deputato Nazario Pagano, segretario regionale Forza Italia, il presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri, segretario provinciale di Pescara di Forza Italia, il senatore Etel Sigismondi, segretario regionale di FdI, il deputato Guerino Testa (FdI), Stefano Cardelli, segretario provinciale di Fdi, il capogruppo in Consiglio regionale e coordinatore regionale della Lega Vincenzo D’Incecco, ed Emanuele Evangelista, segretario provinciale della Lega. “È paradossale che, pur in presenza di un riconteggio che ha confermato la piena vittoria di Masci, – prosegue la nota – ci si appelli in modo pretestuoso a meri vizi formali per minare il risultato di un’intera tornata elettorale. Le presunte irregolarità in poche sezioni, peraltro tutte da verificare, non hanno in alcun modo alterato l’esito del voto, né intaccato la volontà chiaramente espressa dagli elettori”. “La verità è semplice: i cittadini di Pescara hanno scelto con chiarezza Carlo Masci e la coalizione di centrodestra. Nessun cavillo potrà ribaltare quella decisione. Saremo uniti, in tutte le sedi politiche e giudiziarie, per difendere un risultato limpido e legittimo, fiduciosi che, in sede di appello la sentenza del Tar verrà annullata. La volontà popolare non si annulla per via amministrativa”, conclude la nota. “La sentenza del TAR che annulla l’esito delle elezioni comunali di Pescara dell’8 e 9 giugno 2024 fotografa una situazione di inaudita gravità. Il provvedimento pubblicato oggi certifica anomalie e violazioni sistematiche in decine di sezioni, manomissioni dei plichi, assenza di verbali e irregolarità nella tracciabilità che, nella sostanza, azzerano la credibilità democratica dell’intero voto e dei suoi risultati. Non siamo di fronte a semplici errori: si tratta di un colpo durissimo alla trasparenza delle istituzioni, senza precedenti nella storia della città su cui è indispensabile andare fino in fondo perché venga fatta completa chiarezza e si delineino tutte le responsabilità”. Così il segretario regionale del PD Daniele Marinelli, con i parlamentari Luciano D’Alfonso e Michele Fina e la segretaria provinciale di Pescara Carmen Ranalli. “Indispensabile, per rispetto della comunità e della democrazia che si faccia completa e definitiva chiarezza – ribadiscono gli esponenti del PD – . Ai cittadini e cittadine, molti dei quali sfiduciati e delusi, diciamo che oggi hanno una ragione in più per tornare a partecipare al voto per voltare questa pagina. Tocca a noi, tutti insieme, scriverne una nuova: una città non può essere amministrata sull’ombra di tali irregolarità e discredito. Pescara merita legalità, merita futuro, merita fiducia. E la politica ha il dovere di restituirglieli e dare certezze anche a quanti, eletti e non, si sono messi a servizio della città”. |