Sabato, 14 Giugno 2025 Chieti

“L'ex Sindaco di Chieti Di Primio condannato dalla Corte dei Conti"

Paolucci sollecita la presentazione delle dimissioni dalla carica di difensore civicoa do

"Come può non rappresentare un problema, perlomeno di opportunità l’avere in Abruzzo un difensore civico condannato dalla Corte dei Conti per aver causato il dissesto dei conti nel Comune dove era stato sindaco?”.

A chiederselo è Silvio Paolucci, il capogruppo del Partito democratico in Consiglio regionale, uomo forte dei dem in provincia di Chieti, lanciando un siluro a Umberto Di Primio, avvocato​, ed ex sindaco di Chieti, eletto Difensore civico dell’Abruzzo​ a gennaio 2024 con il voto della maggioranza del centrodestra di Marco Marsilio, di Fdi, e in quota ai meloniani​, per coprire il posto che era stato dell’ex assessore regionale Giandonato Morra, morto a 64 anni ad agosto 2023.

È arrivata ora però la sentenza della Corte dei conti, che ha condannato Di Primio per il suo ruolo da sindaco di Chieti, dal 201o al 2020, assieme all’ex assessore alle finanze Valentina Luise, per le responsabilità del dissesto finanziario, con una pena pecuniaria di 22mila euro e applicando le sanzioni interdittive, tra cui l’incandidabilità per un periodo di dieci anni. Scagionati invece sia l’attuale sindaco Diego Ferrara, del Pd, e l’attuale assessore alle finanze Tiziana Della Penna e i nove ex revisori dei conti finiti nell’inchiesta della Corte.

L’avevamo denunciato da tempo: la voragine che si è aperta nei conti del Comune sono stato prodotto del malgoverno di dieci e oltre anni del centrodestra ed ora la Corte dei Conti ci ha dato ragione. Come ci ha dato ragione sul fatto che invece il centrosinistra di Ferrara, che ho convintamene sostenuto alle elezioni dell’ottobre 2020, ha avuto in eredità una situazione disastrosa, e ha fatto di tutto per risanare i conti”.

Venendo dunque all’attuale carica di Di Primio: “suppongo che ci sarà un ricorso alla sentenza della Corte dei Conti, ma ad oggi ci troviamo davanti ad una condanna, con rilievi molto gravi, e credo che sia davvero inopportuno che l’ex sindaco di Primio che svolga la carica di difensore civico regionale, a prescindere che la legge gli consente di mantenere la carica”.

Ma resta il fatto che l’attuale difensore civico ha creato un dissesto che si avvicina ai cento milioni, mostrando ‘una grave negligenza’. Come possono ora i cittadini affidarsi alla sua tutela e difesa dei diritti. Per ora è un invito al buon senso, per ora mi riserverò di studiare tutte le azioni necessarie, e porteremo con forza il caso in consiglio regionale”.

Nella sentenza della Corte dei Conti si legge che “il Comune di Chieti versava in una situazione di strutturale criticità finanziaria, non sanabile con gli strumenti ordinari a tal fine previsti dall’ordinamento. Tale situazione si era palesata negli anni principalmente attraverso la mancanza di liquidità e il conseguente ricorso sistematico all’anticipazione di tesoreria, la consistente massa di debiti fuori bilancio e di passività potenziali legate al contenzioso, la cronica difficoltà di riscossione delle entrate proprie e di gestione dei residui attivi, in correlazione con le criticità nell’attività di riscossione svolta della partecipata Teateservizi. Di rilievo era altresì il disavanzo di notevole entità (pari a euro 74.162.237 nel rendiconto di gestione 2020). Deve rammentarsi che la giurisprudenza contabile ha più volte chiarito che l’emersione di gravi tensioni di cassa rappresenta un chiaro indice rilevatore di una situazione di squilibrio dell’Ente”.

In un quadro così delineato, “la condotta esigibile dagli amministratori avrebbe richiesto l’adozione di iniziative tempestive e adeguate a rimuovere le cause delle rilevate criticità e impedirne l’aggravamento, nonché di iniziative idonee ad assicurare il risanamento dell’Ente quando ancora poteva essere evitato il dissesto, ancor più considerando che l’esigenza di un fattivo intervento era stata ripetutamente sollecitata dai Collegi dei revisori e dalla Sezione di controllo della Corte dei conti”.

Ma in simili circostanze “risulta che gli amministratori in carica hanno scelto di non adottare tempestivamente le azioni di indirizzo, di impulso e di controllo politico-amministrativo volte ad attuare le iniziative correttive di cui i diversi organi di controllo avevano prospettato la necessità, proseguendo nella gestione, ignorando o sottovalutando i fattori di squilibrio e i fenomeni patologici di cui erano a conoscenza”.