Giovedì, 13 Marzo 2025 AbruzzoParenti delle vittime, “Scandalo assoluto, la Cassazione mette tutto in discussione"Il nuovo processo di secondo grado si terrà alla Corte d’Appello di Perugia“Uno scandalo assoluto. Ora la Cassazione ha dovuto rimettere tutto in discussione, perché chi doveva fare il proprio lavoro ha fallito completamente”. Così il Comitato vittime di Rigopiano, dopo la lettura delle motivazioni della sentenza con cui la Cassazione, lo scorso 3 dicembre, ha disposto l’appello-bis per dieci imputati per la tragedia dell’hotel travolto e distrutto da una valanga che provocò la morte di 29 persone. Il nuovo processo di secondo grado si terrà alla Corte d’Appello di Perugia. “Vi rendete conto di quello che è realmente accaduto? Si parla di magia. La Cassazione lo dice chiaramente: prescindere dalle nozioni scientifiche in un processo – dicono i parenti delle vittime – equivale a far regredire il diritto alla superstizione, trasformando il giudizio penale in una dimensione ‘magica’. Ma stiamo scherzando? Per due gradi di giudizio si sono concentrati sulle persone sbagliate, mettendo al centro delle condanne il sindaco e il tecnico comunale. Certo, anche loro avevano delle responsabilità, ma sono soltanto l’ultimo anello di una catena ben più lunga, ai cui vertici c’erano i dirigenti della Regione e della Protezione Civile, coloro che avevano il dovere di garantire la sicurezza e la prevenzione del rischio. E invece? Sono stati lasciati in disparte”. “E la Carta pericolo valanghe? – si chiedono al comitato – Uno strumento fondamentale, previsto dalla legge, che avrebbe potuto evitare la tragedia, semplicemente non è mai stata fatta. E nessuno si è chiesto il perché. Abbiamo dovuto aspettare la Cassazione per correggere indagini sbagliate e riportare a nuovo processo i presunti responsabili prosciolti nei precedenti gradi di giudizio”. “E poi – prosegue il comitato – la strada d’accesso: se fosse stata sgombra, la gente si sarebbe potuta salvare. Invece di indagare sulla gestione della viabilità, hanno condannato due funzionari provinciali senza nemmeno considerare il contesto. E ora, anche loro dovranno tornare a processo, secondo le indicazioni della Cassazione”. “I giudici di terzo grado lo scrivono nero su bianco: non hanno indagato sulla prevenzione e sulla gestione dei rischi, evitando di chiamare in causa tutte quelle strutture che non hanno fatto il proprio dovere”. “In primis, come diciamo da sempre – sottolineano – il Pca (Posto di Coordinamento Avanzato). Ed è proprio il Pca che, nelle ore precedenti alla tragedia, ha ricevuto decine di telefonate di aiuto da Gabriele D’Angelo, rimaste inascoltate. E qui entra in gioco il cosiddetto ‘caso D’Angelo’, un aspetto fondamentale della vicenda che ha fatto una fatica enorme a entrare nel processo ed è stato trattato in modo fin troppo “Allora – conclude il comitato – sorge spontanea una domanda che ci facciamo dall’inizio: perché distorcere la realtà dei fatti? Perché omettere tante cose? Perché delimitare il perimetro di investigazione, tralasciando aspetti per noi vitali? Un esempio tra i tanti: il mancato utilizzo degli elicotteri. La Cassazione lo scrive chiaramente: ‘non è stata indagata né in primo né in secondo grado’ la possibilità di usare gli elicotteri militari per intervenire cinque ore e mezza prima della tragedia”. |