Martedì, 24 Gennaio 2023 Chieti

La Procura della Repubblica chiede il rinvio a giudizio di 11 dipendenti

Ad una svolta l'indagine sulle mazzette negli uffici della Motorizzazione

Il sostituto procuratore Giuseppe Falasca ha chiesto il processo per Domenico Di Primio, teatino di 69 anni, per tutti “Bruno”, funzionario della Motorizzazione civile di Chieti,   ora  in pensione, e altre dieci persone. Lo rende noto in quotidiano il Centro.

Le mazzette, secondo l’accusa, sono consistite – oltre che in denaro – in regali, come quindici taniche di olio d’oliva, e favori, anche per parenti e amici. Il giudice  ha fissato l’udienza preliminare per il  4 aprile.

Di Primio, ritenuto dai carabinieri il personaggio principale di un sistema illecito andato avanti fino al febbraio del 2021, è accusato di «corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio» e di «falsità materiale e ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici».

I presunti corruttori,  con accuse ancora tutte da provare, sarebbero Rosita Chiavaroli, 47 anni di Loreto Aprutino, titolare dell’omonima ditta che si occupa di pratiche automobilistiche, «con la quale Di Primio aveva stretto una relazione sentimentale»; Alessandro Zappacosta, 52 anni di Chieti, titolare di una ditta di autoricambi; Aimone Paolucci, 32 anni di Santa Maria Imbaro, amministratore di un’officina; Giovanni Anello, 61 anni, originario di Palermo e residente a Chieti; e Giammarco Carlone, 27 anni di Pescara

. Maurizio Talanca, 57 anni di Pescara, è invece accusato di ricettazione di auto insieme a Primo Di Mastrogirolamo, 64 anni di Moscufo, al senegalese Modou Fall, 59 anni, e al messinese Antonino Galletta, 64 anni, entrambi residenti a Montesilvano. Nicola Delle Donne, 57 anni di Casalbordino, gestore di un’autofficina, è indagato per concorso in «falsità materiale e ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici». La Motorizzazione di Chieti è stata individuata come «persona offesa» e potrà costituirsi parte civile.

Di Primio, che secondo la ricostruzione degli investigatori aveva una relazione con Chiavaroli, «si accordava» con la donna «conseguendo la promessa e la successiva ricezione di una stabile retribuzione per le consulenze e per l’agevolazione delle pratiche di immatricolazione e revisione di mezzi, stabilendo un canale privilegiato quanto ai tempi della loro prenotazione ed evasione». Spuntano anche altre tangenti. Di Primio, per esempio, avrebbe ricevuto 250 euro in contanti da Carlone e Anello per «avere compiuto atti contrari ai propri doveri di ufficio in relazione alla nazionalizzazione di un autocarro isotermico per il trasporto e la conservazione degli alimenti».

Il principale imputato è finito nei guai anche perché ha attestato, «contrariamente al vero», di avere riscontrato la regolarità della revisione di due autocarri e un furgone, svolta nell’autofficina gestita da Delle Donne, «nonostante non avesse preso parte alle prove relative al loro regolare funzionamento ed efficienza». Lo stesso trucco sarebbe stato usato per altri 14 automezzi, «dietro istigazione e accordo con una persona non individuata», malgrado Di Primio non avesse assistito «alle prove relative all’emissione dei fumi di scarico e alle prove di frenata eseguite sulla “pista di controllo”».

Il funzionario della Motorizzazione civile (Mctc) Domenico Di Primio è stato incastrato anche dalle scene catturate dalla telecamera nascosta nel suo ufficio dai carabinieri. Gli investigatori ritengono emblematico l’episodio del 26 ottobre del 2020. Sono le 13.26 quando Di Primio rientra nella stanza, prende la busta lasciata sul tavolo da Giammarco Carlone (uno degli imputati), «preleva alcune banconote da 50 euro», ricostruiscono gli investigatori, «che provvede a contare e a mettere nella tasca posteriore sinistra dei propri pantaloni, mentre ripone la busta vuota nella sua cartellina».