Lunedì, 19 Gennaio 2009 VastoInizio d'anno nel segno della crisiCassa integrazione alla Sidervasto. In difficoltà Girsud, Robotec e TycoPubblicato su "Il Messaggero"
di GIANNI QUAGLIARELLA VASTO - Il vento della recessione non risparmia il settore siderurgico e investe anche la zona industriale di Punta Penna. Da oggi, lunedì 19 gennaio, scatta la cassa integrazione guadagni ordinaria per gli 80 dipendenti della Sidervasto, azienda tra le più antiche del nucleo produttivo vastese, specializzata nella produzione di tubi, profilati e pali metallici. Il fermo prende il via dopo l'intesa siglata il 14 gennaio scorso da azienda e sindacati. In base all'accordo la fabbrica fermerà le macchine due settimane al mese fino al 30 maggio prossimo. Dieci settimane di riposo forzato per consentire all'industria di alleggerire le quantità di prodotto finito ancora stoccato nei magazzini e prepararsi a ricalibrare le strategie sui mercati alla luce della crisi mondiale. La cassa integrazione coinvolgerà oltre agli operai anche gli impiegati della Sidervasto, così come deciso nell'accordo sindacale. Un sacrificio necessario, secondo le sigle di categoria, che vede ancora una volta i lavoratori responsabilmente chiamati a dare il loro contributo per arginare i pesanti contraccolpi della crisi internazionale. Sidervasto a parte, la sensazione è che il quadro si stia facendo più complicato, come ammette Mario Codagnone, responsabile provinciale di Chieti della Fiom Cgil: «A Punta Penna, infatti, è in arrivo la richiesta di cassa integrazione anche dalla Secoflex, mentre nella vicina Valsinello prosegue l'attivazione degli ammortizzatori sociali alla Girsud, 13 settimane di "stop and go" di chiusura e ripartenza, legate al percorso produttivo della Sevel di Atessa. Cinque settimane almeno di fermo - anticipa Codagnone - verranno richieste dalla Robotec sempre a Gissi e altrettante, a San Salvo, attiverà la Tyco a fine mese, sfruttando anche l'utilizzo di parte delle ferie. Per non dire della Denso che, fino ad ora abbastanza duttile nel fronteggiare la crisi, dovrebbe attivare gli ammortizzatori sociali per due settimane a fine febbraio». «Uno scenario in peggioramento, come avevamo previsto - conclude Codagnone - che richiede, lo ricordo, la massima attenzione della politica e dell'opinione pubblica: qualche azienda, infatti, non ce la fa ad anticipare ai lavoratori la cassa integrazione, con tutto quel che di negativo ne consegue. Ecco perché stiamo sollecitando le banche a non chiudere gli occhi e a dare una mano, così come una mano la devono dare i comuni, dove possibile, con sgravi e altre misure. Un'opera di sensibilizzazione che riguarda gli stessi lavoratori, per i quali è preferibile applicare il massimo possibile della rotazione nelle fermate produttive». |