Sabato, 25 Aprile 2009 Abruzzo

L'amarezza dell'ex ministro Remo Gaspari

“L'Abruzzo non conta più niente”

Pubblicato su "Il Messaggero"

di STEFANIA ORTOLANO

Sala piena e tante parole di stima e amicizia ieri per Remo Gaspari, nella sala della provincia di Chieti, durante la presentazione del libro “Remo Gaspari. Una vita al servizio dell'Italia”, di Emanuela Mililli, Sandro Valletta e Massimo Pamio, saggio-intervista che ripercorre la sua storia e quella dei suo Abruzzo.
«Quello che è nato dal '78 al '92 - ha spiegato l'onorevole - le infrastrutture, il miracolo economico, l'Abruzzo che correva a livelli di sviluppo giapponesi, non l'ho fatto certo da solo: era frutto di una politica di partecipazione che ho ereditato, al servizio dei cittadini e con i cittadini. Il gasparismo non è mai esistito, era un'invenzione dei giornalisti, esisteva invece una classe unita che veniva rappresentata al governo». «I politici - ha continuato - prima non erano un corpo estraneo ai cittadini, ma vivevano con loro, conoscevano le loro esigenze e le trasmettevano. Dal '92 a oggi non ho visto niente: nessuna grande opera, il reddito degli abruzzesi è regredito di 3 punti, sono stati persi circa 40000 posti di lavoro».
Parole nostalgiche di fronte a Germano De Cinque, Licio Di Biase, Liberato Aceto, Rocco Salini, Enzo Sciarra, presenti assieme a tanti altri, ieri pomeriggio. E l’amarezza perché oggi l’Abruzzo non conta più: «Noi abruzzesi - ha detto - siamo sempre stati presenti politicamente ovunque, oggi invece non c'è nessuno dei nostri che conta, nè al Governo nè in Parlamento. Franco Marini ci ha provato, ma non ha fatto quello che poteva. Manca oggi un uomo importante e incisivo che rappresenti l'Abruzzo al Governo e in Europa».
E dopo i ricordi, ecco i suggerimenti: «L'Abruzzo potrà ripetere un'operazione simile a quella degli anni '90 se ritroverà il metodo che ha prodotto quei risultati, se i politici eletti recupereranno la volontà di stare in mezzo alla gente, conoscerla e se si inizierà a realizzare continuamente qualcosa, senza fermarsi alla prima e unica opera».