Giovedì, 29 Giugno 2023 Abruzzo

Amministratori sotto tiro tra incendi e minacce

8 casi in Abruzzo, denunce in calo

 Auto o case incendiate, scritte offensive e minatorie, invio di lettere, biglietti dello stesso tenore a cui si affianca negli ultimi anni l’utilizzo dei social network: in Abruzzo sono stati 6 i Comuni colpiti, in 4 province, per un totale di 8 atti intimidatori.

La fotografia scattata nel 2022 dal “Rapporto Amministratori sotto tiro” di Avviso Pubblico, la rete antimafia di Enti locali e Regioni, offre un’immagine in chiaroscuro per una regione che, seppur alle prese con episodi allarmanti, rappresenta una delle realtà attualmente meno preoccupanti.

Sebbene il trend dell’ultimo triennio descriva un fenomeno in diminuzione in termini numerici, ricoprire il ruolo di sindaco o di consigliere comunale era, e resta, un impegno particolarmente difficile e complesso in determinati contesti territoriali.

Più in particolare, dei casi denunciati, tre riguardano la provincia di Teramo, nel capoluogo e a Giulianova; tre quella di Chieti, a Lanciano e Vasto; e poi uno ciascuno a L’Aquila e Pescara.

Restando in Abruzzo, per citare qualche esempio negli ultimi mesi, ha destato apprensione il caso del sindaco di Vasto, nonché presidente della Provincia di Chieti, Francesco Menna, la cui auto è andata a fuoco lo scorso dicembre. Un atto di origine dolosa, come avrebbero confermato le indagini, dalle quali sarebbe emerso come per l’innesco sia stato utilizzato un birillo stradale con liquido infiammabile: “Perdono chi mi ha incendiato la macchina, perché immagino sia un incendio dovuto a una delle attività che abbiamo posto in essere: sgomberi, lotta all’evasione, lotta all’illegalità. Voglio dire a queste persone che sono sempre a disposizione, che la violenza è la forza dei deboli, che la battaglia è nel dialogo, nel parlare e nel far prevalere le proprie ragioni nella democrazia e nella pacifica convivenza”, le parole del primo cittadino.

E poi ancora, per citare un altro esempio, minacce di morte attraverso lettere anonime ai componenti dell’Amministrazione comunale di Giulianova per aver eliminato i parcheggi dal lungomare per far posto alla ciclopedonale.

In generale secondo il report di Avviso Pubblico, presentato lunedì 26 giugno a Roma, presso la sede della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, calano le minacce, ma l’Italia resta tra le prime in Europa per numero di atti intimidatori nei confronti di sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali e dipendenti della pubblica amministrazione.

Sono stati almeno 326 gli episodi di questo tipo in Italia, con una diminuzione del 25% rispetto al 2021, quando furono 438.

“Su questi numeri bisogna fare una riflessione, chiederci se ci sia una cifra oscura, capire quanto di quello che non non vediamo più nei dati sia realmente una riduzione o quanto nasconda la voglia di non denunciare”, avverte il presidente di Avviso Pubblico, Roberto Monta.

I gesti violenti si sono registrati in 227 Comuni e 77 Province e in tutte le regioni ad eccezione della Valle d’Aosta.

Come sempre, profonde le differenze geografiche.

Un Mezzogiorno in cui il fenomeno è concentrato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, in cui la criminalità organizzata utilizza metodi molto violenti per intimidire tanto gli amministratori locali quanto il personale della Pubblica Amministrazione. Un Centro-Nord in cui il fenomeno assume manifestazioni diverse, meno violente ma non meno insidiose, con una quota importante di atti intimidatori legata ad estremismi di varia natura, che cela tensioni sociali da non sottovalutare.

Nella graduatoria delle regioni più colpite è al primo posto la Sicilia, con 50 casi censiti, seguita da Campania (49), Puglia (48) e Calabria (42).

Napoli conferma lo status di territorio provinciale maggiormente colpito in Italia, con 26 casi, seppure in netto calo (-42%) rispetto all’anno precedente.

Il 21% del totale dei 326 casi sono avvenuti in Comuni che in un passato più o meno recente sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose. Il 45% degli episodi si è verificato in Comuni al di sotto dei 20mila abitanti. Il 34% in Comuni con oltre 50mila abitanti. Il restante 21% in Comuni tra i 20mila e i 50mila abitanti.

In generale, i casi di minacce dirette e indirette che hanno visto nel mirino le donne che amministrano sono stati il 18% del totale: social e lettere, messaggi o telefonate minatorie rappresentano quasi la metà dei casi che hanno visto coinvolte amministratrici e dipendenti.

“Anche se nel 2022 sono calati questo tipo di atti intimidatori, non bisogna abbassare la guardia. Fare l’amministratore locale è un atto di coraggio. Dobbiamo essere motivati a fare di più e lavorare sul loro senso di solitudine. C’è bisogno di una rinnovata stagione di vicinanza ai sindaci anche con risorse”, ha commentato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.

L’Italia veste da tempo una sorta di maglia nera in questa preoccupante classifica, almeno secondo i dati parziali confrontati anche con Armed Conflict Location & Event Data Project (Acled), organizzazione no-profit.

Su sedici Stati europei presi in esame, il 75% di intimidazioni o aggressioni registrate sono avvenuti nel nostro Paese. Ma mentre qui i casi diminuiscono, aumentano in Francia e in Grecia.

Ad emergere sono stati inoltre gli atti di violenza consumati attorno alla gestione covid. Le restrizioni sanitarie dovute alla diffusione del virus hanno scatenato violenze verbali, ma anche attacchi incendiari, come quelle contro sedi comunali in Germania e Paesi Bassi. Nel primo trimestre del 2023 Acled registra che per la prima volta la Francia ha prodotto un numero di eventi quasi pari a quello dell’Italia, rappresentando rispettivamente il 34% (10 eventi) e il 41% (12) di tutti gli eventi nell’Ue.