Giovedì, 22 Settembre 2022 Abruzzo

Condannato Cantagallo per tentata estorsione in danno del sen. DAlfonso

Il geom. di Penne aveva chiesto al politico 130mila euro

Il Tribunale monocratico di Pescara, presieduto dal giudice Francesco Marino, ha condannato a due anni di reclusione Giuseppe Cantagallo, geometra pennese, accusatore di Luciano D’Alfonso nel processo Mare-Monti,  finito a processo con l’accusa di tentata estorsione ai danni dell’ex presidente della Regione Abruzzo e ora senatore del Partito democratico, ricandidato capolista al proporzionale alla Camera.

La vicenda risale al novembre del 2017, quando Cantagallo avrebbe dovuto deporre, in qualità di testimone chiave dell’accusa, nel processo sulla mancata realizzazione della strada statale 81, che vedeva D’Alfonso ai tempi presidente della Provincia imputato per presunte irregolarità dell’appalto, e poi assolto perché il fatto non sussiste.

Cantagallo inviò una e-mail a D’Alfonso, chiedendo 130mila euro in cambio della sua rinuncia a testimoniare. Ma D’Alfonso ha segnalato tutto alla Procura, che ha aperto una inchiesta, con il senatore che si è costituito parte civile,  assistito dall’avvocato Roberto Milia.

La Procura ha condannato Cantagallo anche a 500 euro di multa e a 5.000 euro di risarcimento del danno, e D’Alfonso ha fatto sapere tramite il suo legale che si costituirà anche in sede civile.

Commenta ad Abruzzoweb D’Alfonso: “Anche su questa inconcepibile vicenda è arrivata prima la verità che ha sentenziato la mia posizione di esclusivo merito e adesso anche il diritto al primo risarcimento danni dal giudice penale. Preciso che le risorse del citato risarcimento saranno devolute per le realtà scolastiche di Penne. Procederò naturalmente anche in sede di giudice civile. 21 anni senza l’opera pubblica necessaria e con una montagna di ricostruzioni viziate, che solo la giustizia ha potuto razionalizzare, per scartare il verosimile e fare emergere tutti i fatti, con il loro carico di verità”.

Questa mail del 2017 di Cantagallo,  “credo sia arrivato il momento di mettere da parte i vecchi rancori, ragion per cui avendo ricevuto l’avviso di comparizione in tribunale per il giorno 21 novembre, se tu vuoi che non venga penso sia arrivato il momento che tu mi liquidi la somma di euro 130.000 sul conto che ti dico nel rigo successivo”, riferendosi a vecchie spettanze per lavori eseguiti.

Assolti invece, “perché il fatto non sussiste”, gli altri tre imputati: la moglie di Giuseppe Cantagallo, Filomena Pilone, la figlia Dana Cantagallo e il medico aquilano Carmine Marini, per i quali la Procura aveva chiesto la condanna perché le due donne secondo il pm Annarita Mantini, avrebbero istigato il marito a presentare falsi certificati medici, firmati da Marini, e con cui Cantagallo, dopo avere ricevuto l’avviso di garanzia per tentata estorsione, si era sottratto all’interrogatorio.

LA NOTA DI D’ALFONSO

Anche su questa inconcepibile vicenda è arrivata prima la verità che ha sentenziato la mia posizione di esclusivo merito e adesso anche il diritto al primo risarcimento danni dal giudice penale.  Preciso che le risorse del citato risarcimento saranno devolute per le realtà scolastiche di Penne.  Procederò naturalmente anche in sede di giudice civile. Ventuno anni senza l’opera pubblica necessaria e con una montagna di ricostruzioni viziate, che solo la giustizia ha potuto razionalizzare, per scartare il verosimile e fare emergere tutti i fatti, con il loro carico di verità!

Ricordiamo brevemente i termini della vicenda che l’On.D’Alfonso aveva stigmatizzato in una denuncia nel 2017 nei confronti di Giuseppe Cantagallo, geometra a seguito di una richiesta di pagamento, con evidente finalità estorsiva, pervenuta a mezzo mail all’indirizzo dell’allora Presidente della Regione Abruzzo.

Si arriva alla definizione della vicenda in sede penale, con una condanna a carico del Cantagallo a due anni, 500,00 euro di multa e 5000,00 euro di risarcimento in favore dell’On. Luciano D’Alfonso, ma comunque dopo anni di attesa che hanno di fatto privato la comunità vestina di infrastrutture necessarie allo sviluppo e al miglioramento delle condizioni produttive e dell’abitare.

Questa vicenda porta in queste giornate di campagna elettorale il tema della giustizia, Quella della giustizia è, potrei dire, la mia “my way”, il leit motiv della mia esistenza umana e politica; una giustizia dalla quale sono stato attraversato e che mi ha riconsegnato alla collettività epurato da tutte le accuse che mi sono state negli anni sollevate.

Una giustizia che ho vissuto, che ho sfidato e che ho voluto comprendere fino allo sfinimento dello studio delle parole del diritto e delle norme, una giustizia che ho penetrato come Diogene, il cui valore di presidio democratico mi impegno a consegnare alla collettività con il grande lavoro della 358.