Venerdì, 30 Ottobre 2020 Nazionali

Il virus è il nemico, irresponsabile chi fa polemiche dentro e fuori la maggioranza

Inaccettabile che legittime manifestazioni siano diventate poi teatro di violenza organizzata e gratuita

di Marina Sereni

 

Come era prevedibile e previsto, l’autunno ha portato con sé la seconda ondata della pandemia. La velocità con cui aumenta il numero dei contagiati e dei ricoverati - in Italia e anche guardando agli altri Paesi europei - è molto allarmante.

Questo è il punto da cui partire: una classe dirigente seria deve saper guardare la realtà e parlare il linguaggio della verità di fronte ai cittadini. Il quadro sanitario è critico, le strutture e il personale sanitario sono già quasi al limite e non si può reggere a lungo un aumento esponenziale dei contagi.

Possiamo discutere se i mesi che abbiamo alle spalle sono stati utilizzati al meglio, se non si potesse/dovesse accelerare l’assunzione di personale da dedicare all’emergenza sanitaria, se si potesse/dovesse realizzare i posti letto aggiuntivi in terapia intensiva già finanziati dal governo, se si potesse/dovesse fare di più per riorganizzare gli orari delle città e il trasporto pubblico locale, se si potesse/dovesse preparare le scuole a stare aperte ma anche a tornare ad utilizzare la didattica a distanza... Possiamo discutere tutto questo e con onestà intellettuale riconoscere che ci sono molti attori coinvolti - nazionali, regionali e locali - e che non ha alcun senso oggi cercare di scaricare su questo o quel livello istituzionale le presunte o reali inadeguatezze delle misure realizzate sin qui. Sta di fatto che in Italia - così come in Francia, in Spagna, in Germania per citare i maggiori Paesi europei - la situazione è davvero molto critica e il tema del contenimento, del rallentamento della curva dei nuovi contagi va affrontato ora e urgentemente.

Le decisioni assunte dal Governo e in particolare l’ultimo Dpcm nascono da questa consapevolezza. Chiudere ristoranti, bar, teatri, cinema, palestre e tornare alla didattica a distanza per la maggioranza degli studenti più grandi significa cercare di ridurre la mobilità delle persone e conseguentemente la possibilità di diffusione del virus, cercando al contempo di evitare di interrompere la totalità delle attività lavorative e tornare al lockdown generalizzato di alcuni mesi fa.

Non sono state scelte indolori e infatti alcune categorie - più direttamente colpite da queste misure - hanno fatto sentire il loro malessere e la loro protesta. Inaccettabile che queste legittime manifestazioni siano diventate poi teatro di violenza organizzata e gratuita. Oggi, a fronte del Decreto Ristori con il quale il Governo ha tempestivamente stanziato oltre 6 miliardi per aiutare le persone e le aziende più direttamente penalizzate dalle chiusure previste dal Dpcm, è molto importante che non si rinunci a dialogare con le imprese, con i lavoratori, con chi rappresenta gli interessi di tutti coloro che vedono messe in pericolo le loro possibilità di lavoro e di futuro. 

Chi è chiamato in causa da questa difficilissima, drammatica situazione? Tutti, nessuno escluso. Le istituzioni a tutti i livelli: le Regioni, i Comuni, il Governo nazionale devono (ripeto devono) cooperare. I distinguo producono danno e non risolvono alcun problema.

Le forze economiche e sociali sono chiamate anch’esse a fare la loro parte. A chiedere, proporre, suggerire per poi contribuire però ad una sintesi, ad un compromesso. Avendo presente che con il Covid19 ci sono fasce sociali che si stanno indebolendo e che le diseguaglianze stanno aumentando. E che quindi la priorità è aiutare tutti a ripartire, cominciando dalle aree più in difficoltà.

Servirebbe anche una riflessione sul ruolo dell’informazione, caratterizzata da una indigestione di dati, commenti, pareri non raramente tutt’altro che precisi. 

Infine - ma non per importanza - la politica nazionale:  il Governo, la maggioranza, l’opposizione.

 Cosa deve pensare un pensionato al minimo, un commerciante in difficoltà, una partita Iva senza lavoro, un giovane precario di una politica che litiga a suon di slogan e frasi fatte di fronte ad una pandemia di questa natura? Le forze che sostengono il Governo è giusto che discutano nelle sedi proprie ma poi sono tenute a decidere e ad assumersi le responsabilità che essere maggioranza comporta, anche quando questo non porta applausi e popolarità. La distanza tra il Paese reale - impaurito, preoccupato, incerto eppure con tante dimostrazioni di resilienza e tanta capacità di reagire - e quegli esponenti politici della maggioranza che parlano di verifica o di rimpasto è siderale. Per non parlare di quei leader della destra come Salvini e Meloni che, anziché presentare proposte credibili, non perdono occasione per polemizzare, chiedere le dimissioni di questo o quel ministro ed evocare le elezioni. 

 La fiducia nelle istituzioni e in chi le rappresenta è un fattore essenziale per poter chiedere ai cittadini di combattere insieme il virus, accettando delle limitazioni, facendo dei sacrifici ma anche impegnandosi per progettare un futuro migliore.

Lo stesso coinvolgimento delle opposizioni - che pure hanno ruoli di governo non piccoli se guardiamo alle Regioni in particolare - è necessario e possibile ma pretende un’unità sostanziale nel campo della maggioranza di governo.

 Il Pd in questi lunghi mesi ha sempre dimostrato di saper anteporre l’interesse generale del Paese - la battaglia contro il Covid19 e i piani per la ripresa - alle beghe interne e alla vecchia politica. Gli elettori hanno apprezzato questo nostro essere forza tranquilla e responsabile. Abbiamo ancora davanti mesi difficili e non possiamo consentire a nessuno di giocare con il futuro dell’Italia.