Sabato, 15 Aprile 2017 Nazionali

A Renzi chiedo il partito che le nuove generazioni meritano

"Un partito di centrosinistra che sappia calarsi ancora più a fondo nella società italiana ed europea"

A Renzi chiedo il partito che le nuove generazioni meritano - di Edoardo Pivanti
13 Aprile 2017


Mai da tifosi, è questa la premessa che dovrebbe guidare il nostro agire politico, specie in periodi travagliati come questi. È facile farsi prendere dalle passioni, ed è anche umano, ma alcune scelte di campo non dovrebbero essere il frutto del solo impulso di pancia, ma ragionate, capite e poi raccontate.

Ci sono diversi motivi per i quali ho scelto di sostenere convintamente la candidatura di Matteo Renzi a segretario del Partito Democratico in questo cammino che è il Congresso 2017. Parto da quello che è l’antefatto di questo percorso, l’esito del referendum del 4 dicembre.

1.200 km. Li ho contati tutti, uno per uno, i km che mi hanno condotto a partecipare a dibattiti, a conferenze, a tavole rotonde e a incontri, a fare volantinaggi in luoghi sempre più disparati. Ho creduto profondamente nel disegno di riforma istituzionale presentato in Parlamento e poi sottoposto al vaglio dei cittadini italiani (per la verità credo ancora nella sua bontà complessiva), e ancora oggi, sono convinto più che mai che il percorso delle riforme avviato in anni precedenti dai governi di centrosinistra non vada perso, o invertito, ma continuato in maniera ancora più decisa.

Per fare questo però serve un partito di centrosinistra che sappia calarsi ancora più a fondo nella società italiana ed europea, che sappia farsi interprete dei mondi, delle relazioni, degli stati d’animo che gli gravitano attorno. Serve il PD.

Un partito che è ancora (nonostante ne dicano) fatto di iscritti e di elettori. La prima fase delle convenzioni nei circoli democratici di tutta Italia, appena conclusa, dimostra proprio questo: un primo tempo in cui in campo sono scese le idee, i programmi, il confronto tra posizioni diverse, le scelte e il voto dei tanti militanti del Partito Democratico, iscritti che spesso dimostrano di saperla “più lunga” di quanto si pensi.

Un partito che l’8 dicembre 2013 ha eletto Matteo Renzi come suo segretario, come suo custode mettendolo alla guida di un progetto politico riformista che ha potuto farsi azione concreta di cambiamento nel momento in cui Renzi stesso è divenuto Presidente del Consiglio.

Un partito che, grazie a quel progetto politico e a quell’azione di governo, è andato oltre le barriere del suo steccato senza tuttavia dimenticare la propria eredità e ponendosi come interlocutore con tutta la società.

È questo che serve per poter cambiare il nostro Paese, per poter costruire un’Europa vera. Un compito fondamentale che credo possa essere affrontato e preso responsabilmente, in carico, dal solo Partito Democratico.

Siamo in una fase cruciale della nostra storia, abbiamo ora la chance di continuare a diventare quel partito pensato nel 2007 al Lingotto, e riavviato lì, sempre a Torino, 10 anni dopo.

Certo, limiti ce ne sono stati; inutile raccontarci che “è andato tutto bene” e che di errori non se ne sono commessi. Possiamo però imparare da questi, dai nostri sbagli e ricominciare.

Quando è nato il PD avevo solamente 17 anni, ora quasi 27. Io e quelli della mia generazione abbiamo fame di risposte, di opportunità, di soluzioni, di un avvenire migliore. Chi come me ha fatto una scelta politica di campo vede nel PD il proprio futuro: non abbiamo una storia politica, il nostro vissuto politico si chiama PD.

Noi giovani generazioni abbiamo bisogno di guide, di essere formati, ma vogliamo anche proporre, diventare protagonisti del cambiamento, essere il nodo di una rete più grande fatta di idee, progetti, contatti.

A Renzi chiedo il partito che le nuove generazioni meritano, che sappia costruire futuro a tutti i livelli, dal circolo più piccolo alla città più grande, dal più giovane dei militante al più esperto dirigente di partito.

Perché solo così, con il dialogo e il confronto ricostruiremo il nostro Paese.


Edoardo Pivanti

@edoardopivanti