Martedì, 11 Novembre 2025 Vastese

L’Usb denuncia: "L’indotto Stellantis al collasso, servono risposte subito"

L’allarme lanciato dall’Unione sindacale di base dopo il rigetto, da parte dell’Inps, della richiesta di proroga del trattamento di solidarietà per 91 dipendenti di Iscot Italia -- Atessa, l’Usb denuncia: "L’indotto Stellantis al collasso, servono risposte subito" https://www.chietitoday.it/economia/atessa-usb-denuncia-indotto-stellantis-collasso.html © ChietiToday

«La crisi dell’indotto Stellantis nella Val di Sangro è ormai fuori controllo. Dopo anni di tagli, pandemia e promesse mancate, i lavoratori continuano a pagare un prezzo altissimo». È l’allarme lanciato dall’Unione sindacale di base dopo il rigetto, da parte dell’Inps, della richiesta di proroga del trattamento di solidarietà per 91 dipendenti di Iscot Italia, azienda in appalto nello stabilimento di Atessa.

Il 23 settembre si era tenuto un esame congiunto con sindacati e Confindustria medio Adriatico per estendere gli ammortizzatori dal 1 ottobre al 31 dicembre 2025. Ma l’Inps avrebbe stoppato tutto: «Sono esaurite le mensilità disponibili», motivano dall’ente. Iscot ha ora richiesto un nuovo tavolo con il Mimit per tentare il recupero.

«È la conferma di quello che diciamo da tempo – aggiungono da Usb –: Stellantis ha abbandonato l’indotto e ora i lavoratori sono soli. Non bastano più le rassicurazioni sulla centralità dello stabilimento di Atessa».

Il sindacato chiede interventi immediati: «Serve un blocco dei licenziamenti, un fondo straordinario per il settore automotive, un salario di transizione per chi ha già perso tutto». E rilancia lo sciopero generale proclamato per il 28 novembre: «Contro la manovra finanziaria di guerra voluta dal governo Meloni».

Usb critica anche le recenti scelte politiche in tema di investimenti industriali. Nel mirino, il caso della Sabino Esplodenti di Casalbordino – teatro di due esplosioni mortali negli ultimi anni – che sarà rilanciata dalla turca Arca Defense con un investimento da 100 milioni di euro per produrre armamenti. «Quanti milioni pubblici finiranno in un’azienda che alimenta la macchina bellica?», si chiedono i sindacati. «Non sarebbe stato meglio investire nei poli industriali di Val di Sangro, San Salvo e Termoli, dove si potrebbero creare molti più posti di lavoro e ricollocare i lavoratori espulsi dal sistema produttivo?».

«Non è più accettabile – conclude l’Usb – che a pagare siano sempre i lavoratori con contratti part time e salari bassi. Basta parole, basta pacche sulle spalle. Servono fatti. E servono ora».«La crisi dell’indotto Stellantis nella Val di Sangro è ormai fuori controllo. Dopo anni di tagli, pandemia e promesse mancate, i lavoratori continuano a pagare un prezzo altissimo». È l’allarme lanciato dall’Unione sindacale di base dopo il rigetto, da parte dell’Inps, della richiesta di proroga del trattamento di solidarietà per 91 dipendenti di Iscot Italia, azienda in appalto nello stabilimento di Atessa.

Il 23 settembre si era tenuto un esame congiunto con sindacati e Confindustria medio Adriatico per estendere gli ammortizzatori dal 1 ottobre al 31 dicembre 2025. Ma l’Inps ha stoppato tutto: «Sono esaurite le mensilità disponibili», motivano dall’ente. Iscot ha ora richiesto un nuovo tavolo con il Mimit per tentare il recupero.

«È la conferma di quello che diciamo da tempo – aggiungono da Usb –: Stellantis ha abbandonato l’indotto e ora i lavoratori sono soli. Non bastano più le rassicurazioni sulla centralità dello stabilimento di Atessa».

Il sindacato chiede interventi immediati: «Serve un blocco dei licenziamenti, un fondo straordinario per il settore automotive, un salario di transizione per chi ha già perso tutto». E rilancia lo sciopero generale proclamato per il 28 novembre: «Contro la manovra finanziaria di guerra voluta dal governo Meloni».

Usb critica anche le recenti scelte politiche in tema di investimenti industriali. Nel mirino, il caso della Sabino Esplodenti di Casalbordino – teatro di due esplosioni mortali negli ultimi anni – che sarà rilanciata dalla turca Arca Defense con un investimento da 100 milioni di euro per produrre armamenti. «Quanti milioni pubblici finiranno in un’azienda che alimenta la macchina bellica?», si chiedono i sindacati. «Non sarebbe stato meglio investire nei poli industriali di Val di Sangro, San Salvo e Termoli, dove si potrebbero creare molti più posti di lavoro e ricollocare i lavoratori espulsi dal sistema produttivo?».

«Non è più accettabile – conclude l’Usb – che a pagare siano sempre i lavoratori con contratti part time e salari bassi. Basta parole, basta pacche sulle spalle. Servono fatti. E servono ora».