Sabato, 19 Luglio 2025 Chieti

AUMENTANO REATI AMBIENTALI IN ABRUZZO

RAPPORTO ECOMAFIE: CHIETI NELLA TOP 30

 In Italia cresce senza sosta l’attacco delle ecomafie all’ambiente e la piaga della corruzione. Nel 2024 viene superato il muro dei 40mila reati ambientali, sono ben 40.590, +14,4% rispetto al 2023.

È quanto emerge in sintesi dal nuovo rapporto di Legambiente “Ecomafia 2025. I numeri e le storie delle illegalità ambientali in Italia” , presentato a Roma insieme ad un pacchetto di proposte per contrastare le illegalità ambientali e rafforzare norme e controlli, a partire dal recepimento della direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente, dal potenziamento dei controlli ambientali e la definizione di un Piano nazionale contro l’abusivismo.

Nella classifica delle regioni l’Abruzzo si attesta al 14° posto, con un incremento dei reati contro l’ambiente, in linea con la crescita nazionale. Tra le province maglia nera a Chieti, seguita da Pescara, L’Aquila e Teramo.

L’Abruzzo, pur rappresentando “solo” il 3,5% dei reati ambientali totali, mostra segnali di crescente vulnerabilità, con fenomeni illeciti ormai diffusi su tutto il territorio regionale. A testimoniarlo sono i controlli effettuati che hanno portato ad oltre 1.341 denunce con 1.359 reati

Tra le quattro province, Chieti si conferma la più colpita: 388 reati ambientali in più rispetto al 2023. La provincia entra così nella top 30 nazionale per reati ambientali, piazzandosi al 27° posto. Segue Pescara,  (354 reati, 369 denunce, 30 sequestri). In provincia dell’Aquila, la situazione si aggrava con un’impennata nei sequestri: +235 in un solo anno, su un totale di 271 reati e 167 denunce, mentre Teramo mantiene stabile il numero di reati (119), ma con 91 denunce e 25 sequestri in più.

Da giugno 2015, con l’entrata in vigore della legge 68, a dicembre 2024 ne sono stati accertati 6.979, con 12.510 persone denunciate, 556 arresti e 1.996 sequestri, per un valore di 1,155 miliardi di euro.

La Campania guida anche nel 2024 la classifica regionale, con 6.104 reati, seguita da Puglia (4.146), Sicilia (3.816) e Calabria (3.215), territori di tradizionale insediamento mafioso, in cui si è concentrato quasi il 43% dei reati. Il ciclo del cemento è quello con il maggior numeri di illeciti penali (13.621, il 33,6% del totale), seguito dal ciclo dei rifiuti, in crescita del 19,9%, poi i crimini contro gli animali, gli incendi boschivi e i reati in danno del patrimonio culturale e archeologico del nostro Paese.

Anche le filiere agroalimentari registrano numeri da record, con 46.358 illeciti penali e amministrativi. La corruzione ambientale (88 le inchieste monitorate, in aumento rispetto al 2023) fa da collante tra queste attività e gli interessi delle mafie. Salgono a 389 i clan dell’ecomafia censiti da Legambiente.

Il maggior numero di reati si riscontra, a livello nazionale, nella filiera del cemento (dall’abusivismo edilizio alla cave illegali fino ai reati connessi agli appalti per opere pubbliche) con 13.621 illeciti accertati nel 2024, +4,7% rispetto al 2023, pari al 33,6% del totale. Seguiti dai reati nel ciclo dei rifiuti ben 11.166, +19,9%, e quelli contro gli animali con 7.222 illeciti penali (+9,7%).

Da segnalare l’impennata dei reati contro il patrimonio culturale (dalla ricettazione ai reati in danno del paesaggio, dagli scavi clandestini alle contraffazioni di opere): sono 2.956, + 23,4% rispetto al 2023.

Per quanto riguarda le filiere illecite nel settore agroalimentare, a fronte di una leggera diminuzione dei controlli (-2,7%) si registra un aumento del numero di reati e illeciti amministrativi (+2,9%), nonché degli arresti (+11,3%).A completare il quadro dell’illegalità ambientale del 2024 è la crescita degli illeciti amministrativi, 69.949 (+9,4%), equivalenti a circa 191,6 illeciti al giorno, 7,9 ogni ora. Per quanto riguarda i clan, dal 1995 al 2024 salgano a 389 quelli censiti da Legambiente.

“Nella lotta alla criminalità ambientale – commenta Gianluca Casciato, presidente di Legambiente Abruzzo – l’Italia deve accelerare il passo e può farlo con l’approvazione di una riforma fondamentale molto attesa, ossia il recepimento della direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente entro il 21 maggio 2026. In questa legislatura si parla tanto di semplificazioni, poco di contrappesi in grado di fermare i furbi o i criminali che fanno concorrenza sleale alle imprese serie. Non a caso abbiamo inserito la presentazione di questo Rapporto nella nostra nuova campagna nazionale per costruire dal basso un “Clean Industrial Deal made in Italy” che garantisca decarbonizzazione, competitività e lotta all’illegalità. Solo con il completamento di quella riforma di civiltà che abbiamo inaugurato nel 2015 con l’approvazione della legge sugli ecoreati si otterrà quel livello di sicurezza nazionale che invochiamo da più di 30 anni. Nessuna legge e nessun decreto ha fino ad oggi voluto raggiungere in modo concreto questo obiettivo”.

“I dati di Ecomafia e gli straordinari contributi di analisi elaborati da tutte le forze dell’ordine, dalla Direzione investigativa antimafia, dalle Capitanerie di porto, dall’Agenzia delle Dogane e dei monopoli e dall’Ispra –commenta Donatella Pavone, Direttrice Legambiente Abruzzo – testimoniano, insieme alla forte pressione sulle regioni del Mezzogiorno, una distribuzione capillare dell’illegalità ambientale lungo tutto lo Stivale. A ciò bisogna aggiungere la crescente pervasività delle mafie e quella della corruzione negli appalti pubblici, che rappresentano sempre più una minaccia significativa non solo per l’economia, ma anche per il tessuto sociale e democratico del Paese, oltre a minare l’integrità e l’efficienza della spesa pubblica. Per contrastare gli ecocriminali e la loro vera e propria arroganza, servono interventi decisi: ai risultati positivi prodotti fino ad ora dalla legge 68 n. 2015 sugli ecoreati, bisogna far seguire nuovi strumenti per contrastare anche le agromafie, a cominciare dal mercato in crescita dei pesticidi illegali, e l’abusivismo edilizio, altra piaga del paese, rafforzando il sistema dei controlli ambientali, in modo omogeno su tutto il territorio nazionale”.

“Nonostante i passi avanti legislativi – conclude Legambiente -, bisogna alzare la soglia di prevenzione e approvare quelle riforme ancora mancanti. 12 le proposte che presentiamo a partire dal recepimento della direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente, dall’approvazione dei delitti contro il patrimonio agroalimentare, dal rafforzamento dei controlli ambientali e da un piano nazionale contro l’abusivismo”.