Domenica, 6 Settembre 2009 NazionaliInformazione, Franceschini: «Il Pd sarà in piazza con tutta la forza»D'Alema: libertà stampa a rischio. Azione cattolica: no alle intimidazioni. Avvenire: su Boffo menzogne amplificate da tvE' ancora alta la polemica sul caso Boffo. Mentre Dario Franceschini conferma la partecipazione alla manifestazione del 19, dicendo che il Pd scenderà in piazza con tutta la sua forza, Massimo D'Alema parla di "informazione a rischio.
Franceschini: Pd in piazza con tutta la sua forza. «Ci è sembrato che convocare la manifestazione sarebbe stato un modo per appropriarci di una battaglia che invece deve essere di tutti. Noi saremo lì con tutta la nostra forza e vedremo chi aderirà per salvare la qualità della democrazia nel nostro Paese». Così il segretario del Pd Dario Franceschini, ha assicurato il massimo impegno dei democratici per la manifestazione in difesa della libertà di informazione convocata per il 19 settembre a Roma. Franceschini giudica «un po' stucchevole il dibattito sull'antiberlusconismo ma l'opposizione si chiama così in tutto il mondo perché si deve opporre. Il dovere del Pd è fare più opposizione, farla meglio ma più opposizione». Chiudendo la festa di Genova, il segretario del Pd ha scelto di evitare il tradizionale comizio di chiusura, per «non approfittare del mio ruolo», nel momento in cui si è iniziato a votare per il congresso. D'Alema: libertà d'informazione a rischio. «Un Paese in cui un giornalista che scrive cose scomode o fastidiose per il presidente del Consiglio viene aggredito sul piano personale, come è avvenuto al direttore di Avvenire, è un Paese in cui la libertà di informazione è a rischio», ha affermato l'ex presidente del Consiglio Massimo D'Alema oggi a Cernobbio. E rispondendo a una domanda sull'opportunità di abbassare i toni, D'Alema ha detto: «Dovreste dirlo al direttore del Giornale, al direttore di Libero e soprattutto al mandante dell'uno e dell'altro». «Al fondo di questa barbarie c'è l'anomalia italiana», aveva affermato D'Alema in una intervista al Corriere riferendosi «al potere che il governo ha sull'informazione». Un potere grazie a cui «si indeboliscono il controllo e lo stimolo e peggiora anche la qualità stessa dell'azione di governo». «Il dialogo dovrebbe promuoverlo il capo del governo, che ogni giorno promuove l'opposto: la rissa», ha quindi sottolineato ancora D'Alema. «Le domande sul dialogo mi fanno venire l'orticaria - ha sottolineato poi D'Alema - anche perché dovrebbe promuoverlo il capo del governo. Non è che si può dialogare da soli, l'unica cosa che si può fare è di cercare di evitare la rissa e dire la propria opinione che è quello che cerchiamo di fare noi». Secondo D'Alema «è molto preoccupante il divario fra i problemi reali che il Paese ha e la qualità del dibattito pubblico». «Siamo di fronte - ha aggiunto - a una caduta della ricchezza, a una crescita fragile, grandi problemi sociali. Questo richiederebbe coesione, riforme, scelte molto coraggiose, un discorso di verità sul futuro del Paese e tutto questo manca». Per l'esponente del Pd, infatti, «prevale la propaganda, l'auto esaltazione retorica e la violenza verso le voci critiche». «Siamo sconcertati di fronte a quanto accaduto e rigettiamo con forza l'intimidazione che l'attacco del Giornale ha comportato non solo nei riguardi di una persona ma anche della stessa libertà di espressione». Lo ha detto il presidente nazionale dell'Azione Cattolica Franco Miano, nel corso del convegno dei presidenti e assistenti diocesani di AC. Miano ha voluto «riconfermare con grande forza» la solidarietà al direttore di Avvenire già espressa nei giorni scorsi. Le Acli alla manifestazione Fnsi. Il presidente delle Acli, Andrea Olivero, ha annunciato oggi la partecipazione della sua organizzazione alla manifestazione nazionale promossa per il 19 settembre prossimo dalla Fnsi per la libertà dell'informazione. «In una democrazia compiuta - ha detto - non è il presidente del Consiglio, o i giornali di proprietà della sua famiglia, a fare l'esame ai giornalisti, ma sono i giornalisti a fare l'esame al presidente del Consiglio, come a tutti gli altri politici. Per questo motivo abbiamo voluto aderire alla manifestazione del 19 settembre promossa dalla Federazione nazionale della stampa italiana. Il premier non si preoccupi della 'povera Italia' per le presunte bugie dei giornali, ma si preoccupi dell'Italia povera, che ancora attende risposte ai suoi problemi». Le "cannonate" di menzogne contro Boffo sono state amplificate, con uno spazio «irrimediabilmente insultante» dall'informazione televisiva pubblica e privata: è l'accusa che lancia oggi, in un editoriale di Avvenire, il nuovo direttore ad interim del quotidiano cattolico, Marco Tarquinio. Il successore di Boffo usa parole forti contro gli «spacciatori di spazzatura»: «di Avvenire e della sua linea politica è stata fatta anche in tv una interessata caricatura. E questo perché Feltri & Co. sono stati fatti dilagare sul piccolo schermo con le loro tesi e (man mano che la verità veniva a galla) con i loro aggiustamenti di tesi», scrive Tarquinio. «E quando non sono stati loro - gli sbandieratori di una ignobile lettera anonima - a occupare lo schermo, le notizie d chiarimento venute dalla magistratura di Terni sono state ignorate o sminuzzate», sottolinea. «Un'autentica video-indecenza», conclude Tarquinio. Il giallo del fascicolo. La Questura di Milano ha definito «destituita di ogni fondamento» la notizia, riportata oggi dal quotidiano Libero, riguardante la presunta sparizione di un «dossier segreto» sull'ex direttore di Avvenire. Il quotidiano scrive oggi che «la Questura aveva un fascicolo riservato sulla storia di Boffo». «Prima che scoppiasse la buriana - riporta Libero - il carteggio era custodito in archivio. Ora non c'è piu». Il direttore del quotidiano, Maurizio Belpietro, ha confermato: «La Digos della Questura di Milano aveva un fascicolo riguardante Dino Boffo». «Non so che cosa vi fosse contenuto - ha detto Belpietro -, ma questo fascicolo non è più nell'archivio, ma è stato prelevato successivamente alla diffusione della notizia della condanna per molestie dell'ex direttore di Avvenire». Non ha voluto commentare, il segretario generale della Cei, Monsignor Mariano Crociata, la vicenda che ha portato alle dimissioni del direttore di Avvenire. Ma ha partecipato all'applauso con cui la platea dell'Azione Cattolica ha accolto le parole di solidarietà espresse dal suo presidente Franco Miano. Monsignor Crociata ha svolto una lunga relazione nella quale ha rivolto un invito alla «resistenza» dei cattolici italiani contro la mondanizzazione. E ha concluso il suo intervento con un duplice invito, non solo alla «educazione alla fede, che sembra in grande affanno nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità», ma anche alla «educazione all'umano e al senso dell'umano nella sua irriducibile pecularietà, che sembra oggi variamente minacciato nei vari ambiti dell'etica e della bioetica, dell'economia e della giustizia sociale, della crescita delle nuove generazioni e del senso della dignità delle persone, del significato e del valore dei rapporti tra le persone e con l'ambiente». «In questa direzione - ha concluso il segretario della Cei - sono convinto che il futuro di una chiesa di popolo in Italia è strettamente legato alla nostra capacità e volontà di curare noi stessi e le persone che ci sono affidate, ad una alta intensità spirituale ed a una elevata qualità culturale e teologica». La comunità cristiana e ogni credente, nell'Italia di oggi deve tenere «una distanza», compiere uno «sforzo di resistenza che proclama e soprattutto mantiene una irriducibilità sostanziale al mondano e alle sue logiche, a tutto ciò, insomma, che contraddice il Vangelo e la fede», ha detto il segretario generale della Conferenza episcopale italiana. Monsignor Crociata ha voluto indicare «l'esigenza di un atteggiamento spirituale», espresso dal binomio «simpatia e resistenza». «Procedendo tra la opposta tentazione della fuga e della evasione o, al contrario, dell'adattamento e dell'appiattimento, la comunità cristiana e ogni credente - ha sottolineato il segretario della Cei - si relaziona a tutti con giudizio di partenza positivo, pieno di speranza». Ma, senza «fuggire dal mondo» non bisogna «lasciarsi fagocitare da esso e dalla sua logica antievangelica e disumanizzante». Monsignor Crociata auspica dunque «una Chiesa fatta di credenti che resistono, ma che pensano e operano come se portassero tutti il peso della fede di tutti», tenendo insieme «tutti coloro che del patrimonio cristiano conservano ancora qualcosa». Crociata ha fatto poi un invito a ricordare «che la Chiesa non è il luogo appropriato per solisti ed eroi solitari». Il segretario della Cei ha rivolto un appello ai credenti a «farsi carico» dell'impegno nella società. E per quanto questo sia un «compito personale», bisogna ricordare che si opera «in quanto membri di una comunità credente». «Perciò i personalismi non vanno mai bene, ma piuttosto le persone nella comunità ecclesiale e nella comunità dei credenti vivi e operosi». |