Arte come strumento di cura, racconto e autodeterminazione

Mercoledì, 5 Novembre 2025 Vasto

Nelle dale della Mattioli due esposizioni: "La Donna in Arte” e “Ferite”

Nell’ambito delle iniziative promosse per la promozione della salute di genere  e del mese appena concluso di Ottobre in rosa, l’Assessorato alle Politiche Sociali, guidato da Anna Bosco, presenta due esposizioni che condividono un unico filo conduttore: l’arte come strumento di cura, racconto e autodeterminazione.

Nella cornice della Sala Mattioli dal 7 (inaugurazione alle ore 18:00) al 15 novembre prenderà il via la mostra collettiva di pittura “La Donna in Arte”, a cura dell’Associazione di Competenze Disciplinari (ACM) e l’esposizione “Ferite” di Maria Chiara Cecconi, a cura di Alessandro Giansanti, con la partecipazione di Agarte Fucina delle Arti, e la collaborazione del Gruppo AIGU Abruzzo – Associazione Italiana Giovani per l’UNESCO, che sostiene l’iniziativa riconoscendone la piena coerenza con i valori UNESCO: la cultura come veicolo di benessere, inclusione e crescita personale e collettiva.

La mostra collettiva “La Donna in Arte” coordinata da Carlo Viggiano, presidente dell’ACM Vasto riunisce le opere delle artiste Annarita Angiolelli, Lorella Ragnatelli, Valeria Massari, Lisa Marfisi, Marinella Debbia, Elisa Lavazza, Grazia Barbieri, Lucyna Ewa Czub, Renata Massai, Giovanna Mattucci, Anna Molisani, Sara Quida e Alessandra D’Ortona, che attraverso tecniche e sensibilità diverse esplorano la figura femminile come simbolo di resilienza, creatività e libertà espressiva. Le opere, nella loro varietà, compongono un mosaico di esperienze che celebra la donna come soggetto attivo della propria storia, riaffermando il potere dell’arte di raccontare, curare e trasformare.

L’esposizione “Ferite” al contempo di Maria Chiara Cecconi, propone un percorso artistico intenso e introspettivo. Attraverso opere che dialogano con il corpo e l’anima, Cecconi invita a riflettere sulla capacità dell’arte di farsi cura e  da un bisogno di trasformare un’esperienza di intima sofferenza in un linguaggio che possa trovare occhi che vi si riconoscano. Dove il segno e la forma hanno la forza di curare l’indelebile cicatrice mostrando che anche da un doloroso frantumarsi della vita si può riparare la ferita arricchendola della capacità del racconto. Un racconto che nasce dal vissuto dell’artista, segnato dalla malattia, e che si apre a una dimensione condivisa, capace di restituire senso e speranza attraverso la bellezza.