IL 63% DELLE COSTE ABRUZZESI E' SOTTO EROSIONE
Lunedì, 1 Agosto 2022 Abruzzo
PRIMATO ITALIANO LIMITI E COSTI DEL RIPASCIMENTO
Tra il 1970 ed il 2020 i chilometri di costa in erosione sono triplicati in Italia, In medi sono stati persi 23 metri di profondità di spiaggia per tutti i 1.750 chilometri di litorale e oggi il fenomeno dell’erosione interessa il 46% delle coste sabbiose, che presuppongono poi costosissimi interventi di ripascimento e realizzazione di barriere, spesso non efficaci e davvero risolutivi.
Il questo scenario si scopre che l’Abruzzo è quello che sta messo peggio in Italia, con 82,4 chilometri interessati dal fenomeno, su un totale di 114 chilometri di spiagge, una percentuale pari al 63%, di gran lunga superiore rispetto alla media italiana.
Seguita dalla Calabria pari a 60,9% pari a 278 chilometri, Puglia con il 55,1% pari a 375 chilometri, Campania 54,1% (85 km), dal Molise con il 52,8% (19 km), Marche 48% (81 km).
Ad attestarlo è il rapporto “Spiagge 2022” di Legambiente presentato sabato.
La ragione principale dell’erosione è indicata nell’antropizzazione della fascia costiera prossimale al mare, con la scomparsa del 90% dei sistemi naturali di dune costiere che rappresentavano il lato terrestre del sistema costiero in equilibrio, oltre che una parte determinante del paesaggio costiero italiano e della biodiversità delle nostre coste.
Secondo le stime di CoReMaspiagge il nostro Paese spende circa 100 milioni di euro all’anno per opere di difesa costiera, con interventi finanziati dallo Stato e, in parte, da Regioni e Comuni. Di questi interventi almeno l’80% è destinato alla realizzazione di opere rigide come pennelli e barriere frangiflutti. Anni di intervento sulle coste hanno già profondamente trasformato la linea costiera italiana, che è oggi caratterizzata da opere rigide lungo almeno 1.300 km di costa.
Tra il 1998 ed il 2015, il 90% dei 4,5 miliardi di euro che l’Italia ha speso per la protezione delle coste e il dissesto idrogeologico sono riconducibili a spese per interventi emergenziali.
In Abruzzo le aree costiere più a rischio sono quelle di Alba Adriatica e Martinsicuro (Teramo) a nord, quelle di Montesilvano, in provincia di Pescara, di Casalbordino e Fossacesia , in provincia di Chieti.
Costi, natura e tempestività degli interventi accendono la polemica politica anche in Abruzzo.
A valere sul Pnrr, la Regione Abruzzo ha chiesto al governo la somma di 120 milioni di euro proprio per intervenire su tutta la costa abruzzese, ma 11 milioni di euro sono stati già pianificati per vari interventi.
Il tema resta però ad oggi incandescente: a inizio luglio si è verificato uno scontro tra il consigliere regionale del Pd Dino Pepe, ex assessore regionale, e il sottosegretario di Giunta Umberto D’Annuntis, di Fratelli d’Italia.
Pepe ha chiesto chiesto la convocazione “di un tavolo di crisi”, sottolineando come pochi sono stati gli interventi di questa Giunta per arginare il fenomeno e ho denunciato la scarsa attenzione al problema. Da Villa Rosa di Martinsicuro a Pineto, da Silvi a Alba Adriatica a Casalbordino, gli operatori risentono pesantemente sia della mancanza di interventi sia di interventi disastrosi e fallimentari” prosegue Pepe.
Citando il ripascimento effettuato ad Alba Adriatica dove il mare ha inghiottito la sabbia dopo pochi mesi, e che avrebbe dovuto resistere ben 5 anni e assicurare oltre 100 metri di arenile in più.
Dura la replica di D’Annuntiis che ha dato della “faccia tosta” a Pepe, perché “quando è stato assessore, con cinque anni di governo, con a disposizione i 750 milioni di fondi FSC, non ha attuato un intervento per porre rimedio al problema dell’erosione, preferendo finanziare con oltre 100 milioni i porti di Pescara e Ortona”.
Ha poi ricordato gli 11 milioni stanziati per intervenire sulle spiagge teramane di Martinsicuro, Alba Adriatica, Roseto, Pineto e Silvi “Interventi che daranno risposte al territorio e che saranno realizzati nonostante le difficoltà incontrate”, ha chiosato D’Annuntiis.
Legambiente pone però la questione sull’efficacia degli interventi realizzati in Italia come in Abruzzo.
“La profonda artificializzazione del litorale – tra porti, stabilimenti e edifici fronte mare che hanno trasformato la linea di costa – ha aggravato il problema, innescando fenomeni di erosione dovuti in sostanza all’alterazione della naturale dinamica litoranea. La catena di opere rigide in mare realizzata negli ultimi decenni ha risolto ben poco dei problemi locali (e comunque temporaneamente) e spostato via via l’erosione nel senso di scorrimento della corrente longitudinale litoranea di fondo”, si legge nel rapporto.
“Il problema è che questi interventi sono puntuali, realizzati spesso a seguito di mareggiate eccezionali, senza alcun coordinamento o studio degli effetti sui territori costieri, senza alcuna verifica successiva dei risultati prodotti”.
La seconda questione “che meriterebbe quanto meno una riflessione riguarda la spesa da parte dello Stato per difendere le spiagge, a fronte di canoni per le concessioni balneari che arrivano a una cifra sostanzialmente analoga. Sono, infatti, pari a 105 i milioni di euro che lo Stato incassa dai canoni delle concessioni balneari, di cui solo 92,5 davvero riscossi. Per cui al tema della trasparenza ed equità dei canoni su aree demaniali e beni limitati, si aggiunge quello assai rilevante del fatto che a difendere quelle spiagge è la fiscalità generale a doversi far carico delle spese”.
Inoltre viene lanciato l’allarme più generale “sull’intensificazione di fenomeni meteorologici estremi, quali mareggiate e trombe d’aria, queste ultime passate da 11 nel 2012 a 46 nel 2021, tra quelle con impatti rilevanti, con una punta di 80 nel 2020. A preoccupare è ovviamente lo scenario che ci aspetta nel corso del XXI secolo. Perchè il fenomeno naturale dell’erosione, aggravato dall’intervento antropico lungo la costa, cambierà e si accelererà in un processo di aumento della temperatura del mare e dell’atmosfera, di innalzamento del livello del mare e dei fenomeni meteorologici estremi”
I dati pubblicati a fine maggio 2022 da Ispra sullo stato delle coste italiane, tramite la banca dati “Linea di Costa Italiana”, confermano infatti una tendenza drammatica sul consumo di suolo costiero. Negli ultimi 20 anni, infatti, sono andati persi 5 chilometri di costa naturale all’anno a causa della costruzione di nuove strutture artificiali, per un totale quindi di 100 chilometri.
FOCUS EROSIONE ABRUZZO
La regione Abruzzo ha uno sviluppo costiero complessivo pari a 125 km, di cui 99 km di coste basse sabbiose e 26 km di coste alte.
I primi dati sullo stato di erosione dei litorali risalgono allo Studio del 1970 della Commissione Interministeriale “De Marchi” dalla quale si evinceva un basso grado di erosione delle spiagge.
Si trattava di pochi km ubicati nell’intorno della foce del fiume Pescara, che, con la presenza del porto già dalla fine del 1800, registrava un alto grado di artificializzazione della costa.
L’erosione attorno agli anni ‘60 del secolo scorso incideva per il 5% del totale del litorale.
Dai dati pubblicati dal servizio APAT del Ministero dell’Ambiente nel 1990, risulta che i km di erosione della costa sono diventati 35, interessando quindi il 28% del totale del litorale. Nel corso dei circa 20 anni intercorsi tra i due periodi sopra richiamati, sono state realizzate molte opere rigide per la protezione della costa, in sostanza barriere radenti, barriere sommerse e soffolte e pennelli perpendicolari alla costa.
La pubblicazione sullo “Stato dei litorali italiani” edita dal Gruppo Nazionale di Ricerca sull’Ambito Costiero (GNRAC) nel 2006, ha evidenziato per le coste abruzzesi una erosione accentuata per circa 60 km di litorale, pari a circa il 50% del totale ed al 60% delle coste basse sabbiose.
Ma i processi erosivi si registrano anche sulle coste alte con arretramenti delle falesie valutati fra 30 e 100 metri fino al 1985.
Gli interventi con opere rigide sono proseguiti costantemente e questo approccio progettuale, evidentemente non risolutivo, ha continuato nel tempo, con le opere rigide, prevalentemente barriere, che interessano oramai circa il 70% della costa abruzzese.
Si stima che negli ultimi 15 anni per questo tipo di opere siano stati spesi 100-150 milioni di euro.
Nel 2018 sono state pubblicate le “Linee Guida per la Difesa della Costa dai fenomeni di Erosione e dagli effetti dei Cambiamenti climatici” da cui si evince che i km in erosione nella regione Abruzzo sono diventati 82, pari a circa il 63% del totale del litorale. Secondo i dati ISPRA tratti dal “Rapporto sul dissesto idrogeologico 2021” in Abruzzo, tra il 2007 ed il 2019, il 21,7% della costa bassa ha subito fenomeni di erosione.
Da ultimo è stato realizzato un progetto che riguarda la costa nord di Alba Adriatica. L’intervento consiste in una grande spiaggia a rilascio controllato di oltre 90mila metri cubi di sabbia con opere di contenimento sepolte, per un costo complessivo di circa 2 milioni di euro.