Lunedì, 30 Marzo 2020 Nazionali

La guerra al Covid-19 e quella vissuta dai nostri padri e nonni

Una interessantissima ricostruzione storica fatta dal Prof. Achille Lucio Gaspari

Dal Prof. Achille Lucio Gaspari riceviamo e pubblichiamo la seguente interessantissima nota:

 

I bollettini di guerra

Nelle case dei nostri nonni non mancava mai una carta geografica delle zone di operazioni appesa al muro con delle bandierine montate su uno spillo che venivano spostate secondo i bollettini di guerra editi ogni giorno e che venivano ascoltati alla radio con grande apprensione. Tranne dove venivamo aiutati dai tedeschi c’era sempre un movimento di ritirata in Albania come in Nord-Africa fino allo sbarco degli alleati in Sicilia. Anche noi abbiamo i nostri bollettini; sono quelli della Protezione Civile che ci fanno vedere come avanza il Cov-19 e ci danno il conto dei morti e feriti (i contagiati e i deceduti a causa della polmonite interstiziale). Quando le cose si misero male per l’esercito italiano le famiglie erano costrette in casa dal coprifuoco. Anche noi da quando le cose si sono messe male abbiamo il nostro coprifuoco ancora più duro perché è integrale e vige giorno e notte.

Gli inizi della guerra

Quando il 10 giugno 1940 ci fu la dichiarazione di guerra mio nonno Ettore che era di Francavilla al Mare ma viveva a Roma dall’età di tre anni si precipitò come tanti altri a riempire la cantina di generi alimentari. Allo stesso modo abbiamo fatto noi all’inizio delle restrizioni del movimento, assaltando quasi negozi e supermercati. Quando il 18 giugno 1940 ci fu l’armistizio con la Francia tutti pensavano che la guerra lampo fosse finita. Ci fu una grande euforia, le persone si riversarono nelle strade e nei locali da ballo; per evitare che i viveri accumulati andassero a male (allora nessuno aveva frigoriferi e surgelatori) si organizzarono pranzi e cene con amici e parenti che finivano in mangiate pantagrueliche. Sappiamo bene come poi andò a finire. Sarà bene pertanto, quando le restrizioni verranno mitigate, agire con molta prudenza, non credere che il nemico sia stato sconfitto in modo definitivo e comportarsi di conseguenza.

 

L’entrata in guerra nel 1940

Nel giugno 1940 Mussolini decise di entrare in guerra; la guerra odierna non siamo stati noi a dichiararla ma qui iniziano le similitudini.  L’esercito italiano era assolutamente impreparato: le artiglierie erano quelle austriache preda di guerra del 15-18, le forze corazzate inadeguate e l’aviazione dotata di aeroplani che non potevano reggere il confronto con quelli nemici. Questo stato di cose Mussolini lo sapeva benissimo ma ad una politica guerrafondaia non corrispondeva una adeguata preparazione. Nonostante queste condizioni, il Governo Fascista giocò la carta del confronto militare convinto che sarebbe stato breve ed in pratica già vinto dall’alleato tedesco. La pace di Versailles aveva creato condizioni favorenti un nuovo conflitto e questo Mussolini lo sapeva benissimo ma non si era preparato a sufficienza. Che una grave pandemia virale avrebbe potuto colpire il mondo in modo simile a quanto accadde con l’epidemia di Spagnola i micro biologi lo segnalavano da molto tempo. Negli ultimi venti anni però c’è stata una corsa a tagliare letti, a chiudere ospedali e a bloccare le nuove assunzioni di medici ed infermieri. Per completare questo improvvido comportamento ci hanno pensato gli ultimi due governi ad utilizzare risorse economiche per la pensione a quota cento e al reddito di cittadinanza invece di assumere medici e infermieri, riaprire ospedali, aumentare il numero di letti di rianimazione e renderci autonomi per quanto riguarda la produzione di respiratori automatici e di mezzi di protezione individuale

 

L’andamento della guerra

Mussolini ordinò a Graziani che comandava le forze in nord africa di passare all’offensiva senza che quelle armate avessero i mezzi per sostenere una battaglia contro forze motorizzate e corazzate.  Evidentemente si sopra valutava e si sentiva sicuro. In modo non dissimile il nostro governo ha all’inizio di gennaio pensato, visto le notizie provenienti dalla Cina, che la cosa non ci riguardasse, ed in seguito, almeno nella fase iniziale riteneva che ogni preparativo fosse stato fatto, e che comunque il problema non era serio. Al riguardo ci sono state infatti numerose le dichiarazioni di membri del governo e di esponenti politici che tendevano a rassicurare la popolazione e questo fallace sentimento di sicurezza è stato probabilmente fonte di un ampliamento dei casi di contagio. Quando la percezione del pericolo è stata chiara, i medici e gli infermieri, veri eroi come quelli che scrissero durante la prima guerra mondiale sui muri di una casa diroccata “tutti eroi! O il Piave o tutti accoppati “sono andati alla battaglia contro il Covid 19 senza le necessarie protezioni e ci sono stati almeno una sessantina di caduti e un gran numero di feriti (contagiati).  Quando si verificò la rotta di Caporetto il comandante in capo dell’Esercito Italiano generale Cadorna dette la colpa ai soldati accusandoli di vigliaccheria. Quando durante questa epidemia le cose sono andate aggravandosi, qualcuno ha pensato bene di dare la colpa ai medici di Codogno tanto da far allertare la Procura della Repubblica competente per territorio. Nel momento dell’estremo pericolo sulle trincee del Piave accorsero i ragazzi del 99 e tanti volontari di tutte le età. Con lo stesso coraggio, con la stessa generosità, con lo stesso sprezzo del pericolo tantissimi medici e infermieri sono accorsi per portare aiuto dove ce ne era più bisogno

 

Il tradimento degli alleati

La prima guerra mondiale fu vinta con il contributo non trascurabile degli italiani che pagarono il prezzo di 650 mila morti e un milione di feriti e mutilati. Al momento delle trattative di pace gli alleati disattesero le condizioni stabilite nel patto di Londra; favorirono con il loro comportamento il sorgere del mito della vittoria mutilata ed il nascere del Fascismo .Ora di fronte alla grave crisi economica che si è determinata non per nostra responsabilità ma per un evento esterno alcune nazioni del nord Europa sostenute dalla Germania, ci voltano le spalle e ci dicono che sono fatti nostri e se proprio vogliamo un aiuto economico si apprestano a porci condizioni capestro. Si può a ragione temere che questo comportamento amplifichi a dismisura i sovranismi e metta a grande rischio la sopravvivenza stessa delle istituzioni europee.

 

Che tipo di pace ci aspetta?

La prima guerra mondiale terminò con una grande vittoria, la seconda invece con una resa senza condizioni. Come andrà questa volta? Nel conflitto del 15-18 venne cambiato il comandante supremo e al posto di Cadorna subentrò Diaz famoso anche per il bollettino della vittoria da lui firmato. Oggi alcuni ritengono che sia opportuno sostituire Conti con Draghi ma mi sento di escludere che questo possa accadere. Poiché non ci sarà una resa incondizionata non ci saranno neanche processi sommari perché alla fine questa guerra la vinceremo. Solo allora tutti i nodi verranno al pettine, forse con una Commissione Parlamentare di Inchiesta come si fece per l’episodio di Caporetto. Ora non è il momento di pensare a questo. Ora è il momento che tutti si assumano le proprie responsabilità e lo facciano con convinzione e con ottimismo. Questo tsunami non sarà una cosa passeggera, lascerà nei nostri cuori un sentimento forte. Sia singolarmente che a livello di famiglia e di sociatà dovremo rivalutare i nostri comportamenti, scartare quelli erronei, implementare quelli corretti e forse alla fine ci troveremo in un mondo migliore.