Lunedì, 25 Maggio 2015 Vasto

Raffaele Mattioli, il grande banchiera umanista, ricordato dal Lions Club

L'occasione offerta dal 120° anniversario della data della nascita

In occasione del 120.mo anniversario della nascita avvenuta a Vasto il 20 marzo del 1895, il Lions Club Vasto Host ha voluto ricordare la figura del banchiere e umanista Raffaele Mattioli con un evento di altissimo profilo tenuto proprio nell’aula magna dell’istituto vastese che reca il suo nome. Al tavolo relatori di grande spessore, quali il vice presidente del Consiglio superiore della magistratura on. Giovanni Legnini, il presidente della Corte d’Appello de L’Aquila Stefano Schirò, il presidente del tribunale di Vasto Bruno Giangiacomo, il presidente del club Lions Giuseppina Di Risio, il prof. Francesco Vella, ordinario di Diritto commerciale all’Università di Bologna, il prof. Massimo Amato, associato di Storia economica all’Università Bocconi di Milano.

Sono stati i saluti del dirigente scolastico Silvana Marcucci ad aprire l’evento continuato secondo il rituale degli eventi Lions gestito dalla cerimoniera del club Silvana Di Santo. La doverosa esecuzione degli inni nazionali è stata affidata all’orchestra del Liceo musicale Mattioli, prima dei saluti del presidente della Zona A della VI Circoscrizione del Distretto Lions Italy 108A Antonio Cocozzella, che ha fatto anche le veci del governatore Nicola Nacchia, assente perché febbricitante.

E’ stato il sindaco di Vasto Luciano Lapenna a ringraziare il Lions Club vasto Host per aver voluto onorare “un uomo che ha fatto grande il Paese, un uomo che rende orgogliosi noi tutti, la nostra città”.

Breve anche il saluto dell’on. Maria Amato che ha ricordato la figura di Mattioli come quella di “economista eretico” capace di scegliere come luogo di sepoltura il cimiterino di fronte la cappella nella quale era stata sepolta Guglielmina di Boemia, colei che nel Trecento ebbe il coraggio di affermare “Chi l’ha detto che Dio era maschio?”.

“Un uomo che non si è piegato al Vaticano, ma ci ha parlato…che non si è piegato a Mussolini, ma ci ha parlato”, ha detto la Amato che ha ricordato anche il mecenatismo dell’economista vastese che seppe sostenere autori del calibro di Saba, Montale e Gadda.

Il presidente della Corte d’Appello de L’Aquila, Stefano Schirò, ha ricordato come Mattioli abbia “interpretato la dimensione di uomo a tutto campo che spaziava dal mondo della cultura a quello dell’istruzione e dell’economia”. “Un banchiere – ha aggiunto – ma anche uno studioso, un uomo pubblico e delle istituzioni”.

E’ stato l’on. Giovanni Legnini a riportare alcune celebri citazioni di Raffaele Mattioli, che è stato una “grande personalità del Novecento italiano…un banchiere liberale aperto e interessato al confronto con tutto il sistema italiano”. “In lui c’è poco Abruzzo (in riferimento alle cose che ha fatto), ma molta abruzzesità e vastesità”, ha aggiunto il vice-presidente del CSM, prima di ricordare come amasse definirsi “un terrone” per significare la propria testardaggine, e ritenere la “Banca è la sacrestia del capitalismo”.

Legnini, parlando di Mattioli, ha ricordato alcune sue opere fondate su un impegno propositivo e la capacità di dialogo, quali la guida della Banca Commerciale italiana per 47 anni, la fondazione dell’IRI, di Mediobanca, dell’ENI (sostenendo Mattei), la legge bancaria del 1936, ma seppe anche essere critico verso le banche ritenendo che “la liquidità non è liquido che stagna ma che scorre”, un tema di grande attualità. Inoltre già nel 1966 Mattioli criticava l’anacronistico e vetusto sistema infrastrutturale italiano, quello scolastico, quello economico e anche politico. Lungimirante, nel 1971 aveva intuito la necessità di una collaborazione tra i due schieramenti politici: solo 6 anni dopo avvenne il compromesso storico.

Il presidente del Lions Club Vasto Host, Giuseppina Di Risio, ha voluto ricordare come i caratteri di Mattioli appartenevano anche a un gruppo di persone generose che proprio in quegli anni “hanno avuto l’ambizione e la capacità di costituire un club che è sempre presente in città e vuole continuare a farlo all’insegna della solidarietà”.

Bruno Giangiacomo ha delineato il contesto di quegli anni in cui Raffaele Mattioli portò avanti le sue opere (ben 47 alla guida della ComIt), dalla spinta alla istituzione dell’IRI nel periodo pre-bellico, per cui riuscì ad ottenere l’approvazione di Mussolini, alla creazione di Mediobanca nel periodo post-bellico che avrebbe dovuto raccogliere il risparmio dei privati per investire nelle imprese. Il presidente del tribunale vastese ha ricordato come lo statista vastese volesse che le banche avessero un carattere nazionale, ma fossero altresì regolamentate e controllate dallo Stato (un po’ come la sfida lanciata da Schulz sulla BCE per la quale ipotizzo il ritorno del controllo da parte dei Governi dell’UE, ndr).

Un confronto tra il periodo di crisi vissuto nel periodo prebellico (New deal) e quello attuale è stato al centro dell’intervento di Francesco Vella, il quale ha subito evidenziato come Mattioli già allora avesse ammonito sulla necessità che “lo Stato doveva diventare protagonista delle scelte economiche e interessarsi di politica economica”. Tra i principi ritenuti indispensabili da Mattioli, una grande attenzione all’organizzazione delle filiali e tornare al modello di credito creditizio, “elementi oggi suggeriti da tutti gli organi di vigilanza”.

Voleva un credito che non guardasse solo alle poste di Bilancio, ma anche all’innovazione e all’idea dell’impresa e riteneva che la “democratizzazione del credito” potesse essere anche “un mezzo per l’inclusione sociale”; Mattioli era, però, contrario al credito agevolato perché le imprese, con un’altra delle sue immagini divenute famose, sarebbero rimaste “senescenti minorenni”. Per il banchiere vastese era indispensabile “ispirare la crescita finanziaria e la capitalizzazione delle imprese così da ridurre anche il credito”. Vella ribadisce come Mattioli avesse per molti versi una visione rivoluzionaria che spesso suscitava malumori in un sistema di privilegi economici e politici ormai consolidato.

L’intervento conclusivo è stato demandato a Massimo Amato, il quale ha disegnato i perché dell’attuale crisi, dovuta tra gli altri al cosiddetto credit crunch, ovvero la chiusura da parte delle banche dei rubinetti del credito pur in una situazione di abbondanza monetaria, che viene utilizzata per la salvaguardia dei bilanci bancari, un fenomeno paradigmatico a quanto accadeva fino al 2007 quando si era avuto un abbassamento della valutazione del rischio di credito. Non solo, ma le banche sono cresciute al punto tale da non poterne più permettere il fallimento. Per il keynesiano Mattioli invece, le banche dovevano essere pubbliche, ma sotto la vigilanza e il controllo di uno Stato che fosse capace di un politica finanziaria rigorosa. “Guido Carli – ha detto Amato – diceva che “Mattioli è l’unico banchiere a non aver ceduto al fascino luciferino della finanza”. Come allora anche adesso, di fronte a un sistema bancario altamente specialistico e fortemente orientato al trading sarebbe necessario tornare a un riannodamento tra finanza, credito ed economia reale, ovvero locale, punti che già erano nella intuizione del banchiere vastese, che, secondo Amato, avrebbe guardato con attenzione e molto interesse anche forme moderne di credito quali la compensazione tra imprese e il crowdfunding.

Insomma, un personaggio davvero di grande spessore che, come è stato ricordato, aveva la capacità di non operare mai contro qualcuno ma di dialogare con tutti, dalle visioni moderne e dalle intuizioni avanguardiste molte delle quali rimaste chimere, un personaggio che da lustro alla città di Vasto.

Luigi Spadaccini
(spadaccini.luigi@alice.it)

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