Martedì, 9 Aprile 2013 Editoriali

Equivoco a 5 stelle

Senza il 51 non è una realistica utopia. Non è neppure utopia

di Davide D'Alessandro
Se gli otto milioni e settecentomila elettori ed elettrici che hanno premiato, il 25 febbraio scorso, il MoVimento di Grillo e Casaleggio, avessero letto, prima di votare, i libri pubblicati dall’eccentrica coppia, o avrebbero votato diversamente o non avrebbero oggi alcun rimpianto. Perché in quelle pagine c’è un progetto molto chiaro: l’affermazione di un nuovo sistema politico, meglio direi di un nuovo modo di fare politica (e persino di vivere!), previa distruzione, ovviamente, del precedente. Non vi sono affatto richiami alla responsabilità, buoni propositi di collaborazione con chi, a loro avviso, ha ridotto il paese in queste tragiche condizioni. Vi è la certezza, supportata dalla straordinaria capacità invasiva della rete, di porre fine a un mondo per costruirne un altro. Utopia? Grillo parla di realistica utopia che, evidentemente, non può che avere successo se non conquistando la stragrande maggioranza dei consensi, che non significa il 25, il 31 o il 37 per cento. Vuol dire almeno la metà più uno degli aventi diritto al voto. Per cui, suona impropria non solo la loro richiesta di ottenere l’incarico per formare il nuovo governo, giacché Pdl e Pdmenoelle (come lo chiamano) non possono accettare di appoggiare un governo del MoVimento che predica la loro estinzione, ma suona …infausta anche la geniale sparata dell’ex Presidente della Camera (sì, avete letto bene) Fausto Bertinotti, di affidare al M5S l’incarico, unica soluzione, a suo dire, per uscire dallo stallo. Un grande equivoco. C’è chi, addirittura, ammonisce i grillini di non potersi esimere dalle responsabilità, dopo essere entrati in Parlamento, ma i grillini o fanno i responsabili e vengono meno al loro grande progetto, alla loro realistica utopia, o non si fanno contaminare e attendono il giorno in cui gli italiani daranno loro la maggioranza assoluta. Verrà mai quel giorno? Nessuno può dirlo. Oggi soltanto una cosa possiamo dire: occorre smetterla di parlare del M5S senza conoscerlo o, peggio, di parlarne come se fossimo di fronte ai partiti e ai movimenti incontrati fin qui. Occorre anche smetterla di votarlo senza sapere che cosa stiamo votando. Occorre, soprattutto, uscire dall’equivoco a 5 stelle, dal grande equivoco. Se il non-Statuto del MoVimento continua a prevedere ciò che ha previsto finora, o prende il 51 per cento o non serve. Né a chi lo vota, né a chi lo guida. Senza il 51 non è una realistica utopia. Non è neppure utopia. È uno scherzo della natura che ci sta procurando, al momento, non pochi guai.